A commentare la seconda giornata di campionato abbiamo raggiunto telefonicamente Sebastiano Vernazza, firma de La Gazzetta dello Sport.
Ci commenti la seconda giornata di campionato? Non c’è stata la stessa forbice vista nella prima giornata, ma alcuni risultati a sorpresa…
“C’è stato soprattutto quello del Genoa. Per il resto forse il Bologna, ma il Bologna che ha fermato la Juve è una squadra che gioca a calcio. Thiago Motta pratica un’idea forte di gioco e ha messo in difficoltà la Juventus. Il Cagliari con l’Inter non è mai stato in partita, salvo le rare e discrete volte in cui si acceso il ragazzo angolano Luvumbo, un ragazzo davvero interessante”.
Il Napoli continua a non avere avversari?
“Sì, però aspetterei perché finora ha giocato con Frosinone e Sassuolo, quindi parliamo di due avversarie non certamente all’altezza del Napoli Campione d’Italia. Il Napoli andrà valutato al primo ostacolo vero, per esempio già domenica contro la Lazio. Una Lazio presumo “incattivita” dalle due sconfitte con Lecce e Genoa: penso che a quel punto si possa avere una cartina al tornasole più credibile sul Napoli. Aspetto a vederlo in Champions e con avversari di pari grado”.
Tu hai seguito la Nazionale e Mancini sembra aver fatto un “patatrac”, ma il calcio ci ha ormai abituato che dove ci sono dollari, euro, petrodollari non si fanno differenze tra una squadra e l’altra, perché c’è questo scandalo?
“Non è questione di scandalo, però il comportamento di Mancini è stato poco trasparente. Dopo quello che ha detto a caldo due settimane fa smentendo l’Arabia e parlando di motivi personali, poi in realtà va in Arabia e questa trattativa con gli arabi era in pieno da tempo. Non è credibile quando dice di essere stato contattato a Ferragosto, ma è evidente che vada avanti da tempo. Ed è altrettanto evidente che lui vada lì per soldi, per una vagonata di soldi. Ma non si lascia in mutande una Nazionale, men che meno una Nazionale quattro volte campione del mondo. È stato un comportamento dal mio punto di vista assolutamente disdicevole, che getta un’ombra sul quinquennio di Mancini commissario tecnico, che ha avuto l’apice con la vittoria all’Europeo, ma ha avuto un punto basso di caduta con la mancata qualificazione al Mondiale. Non se ne doveva andare a Ferragosto, ma prima, a metà giugno dopo la Nations League, dando modo alla Federcalcio di organizzarsi con la scelta del nuovo ct. Se n’è andato a poco più di tre settimane da due partite importantissime per la qualificazione europea. Non è uno scandalo, ma qualcosa di disdicevole e, dal mio punto di vista, scorretto”.
Tra qualche giorno finirà il calciomercato, ma non c’è una squadra che vada a caccia di rinforzi. Tutte rimangono però alla ricerca di qualcosa per rimpolpare la rosa…
“È il solito mercato, quest’anno condizionato dai soldi degli arabi. Il mercato arabo rimarrà aperto ancora quindici giorni? Quello è un altro problema e giustamente qualcuno l’ha fatto presente. La FIFA dovrebbe allineare le date di apertura e chiusura mercato. Mi sembra che tutti cerchino di arrabattarsi. Vedo molti affari col pagherò, prestiti con obbligo di riscatto e diritto di riscatto all’anno prossimo. È il mercato delle cambiali. Molti pagheranno l’anno prossimo”.
L’ultima giornata ha mandato già in crisi gli arbitri?
“Quanto successo a Torino, se è a questo che ti riferisci, è clamoroso. Non è possibile non si sia andati almeno ad una revisione video. Nell’era del VAR quella cosa lì devi andare a vederla. In campo l’arbitro di primo acchito può avere anche un’interpretazione o impressione sbagliati, te lo concedo, ma poi deve scattare Lissone e deve partire la chiamata di andare a rivederlo. Nell’era VAR quanto successo lì è incomprensibile. Non dubito della buona fede, perché altrimenti chiudiamo la baracca e andiamo tutti a casa”.
E del Genoa che dici, passato dalla polvere all’altare?
“Dico che c’è da stare calmi. Non era tutto da buttare, nel senso che la squadra non poteva essere quella vista con la Fiorentina, ma attenzione ad esaltarsi per questa partita a Roma. L’ho recuperata, l’ho vista con calma in differita, e sono state due partite differenti. Gilardino si è convinto a passare più che ad un altro assetto tattico, ossia al 4-3-1-2, proprio ad un’altra strategia. Ho visto un Genoa diverso per strategia. Più alto, più aggressivo, più pressante, più sul pezzo. Nel secondo tempo, il rovescio della medaglia: il Genoa è rinculato di 30/40 metri, Gilardino ha fatto cambi difensivi e conservativi tornando alla difesa a cinque, poi diventata a sei. Se andiamo a guardare al primo tempo con ottimismo, penso che si debba lavorare affinché il primo tempo di Roma diventi la normalità. Perché se vai a giocare in questo momento a San Siro col Milan come nel secondo tempo contro la Lazio ne prendi quattro, se ti va bene”.