Poco da dire, poco da raccontare: la Macedonia è indigesta all’Italia. Tanti gli alibi, dal campo di patate su cui era impossibile giocare con il pallone per terra (ma lo era anche per gli avversari) alla maledizione di settembre per gli azzurri. Pochi ct hanno vinto all’esordio ma è inspiegabile come un’Italia rivista e corretta da Spalletti non sia in grado di battere la Macedonia del Nord.
Uscire dal prossimo Mondiale e non giocare il prossimo Europeo in Germania è qualcosa di catastrofico, altro che la Corea. Il primo tempo la nazionale di Spalletti ha illuso per 25’ di gioco facendo vedere in embrione lo spartito napoletano del ct con i due terzini che spingevano sugli esterni e centralmente in fase offensiva.
Ci sono state occasioni , tutte sfumate nella rifinitura finale e perché la squadra azzurra non sa segnare. Immobile fresco capitano non fa più con Sarri la prima punta ma il falso nove creando spazio per gli inserimenti da dietro. Il centrocampo, licenziati (giustamente) Jorginho e Verratti, non ha più il regista e senza non si fanno film. Il catalizzatore del gioco era Mancini, stopper della Roma. Fuori giri Zaccagni e il pupillo Politano, peggio ancora Zaniolo quando è subentrato.
Se il primo tempo si poteva definire accettabile, compreso un palo e dominio del possesso pallone, non si può dimenticare il contropiede su cui la Macedonia è andata vicino al gol. Nel secondo tempo in gol dopo 2′ con una rete quasi casuale vista l’azione: tutto faceva pensare che la gara potesse andare in discesa, invece quasi subito si è messa in salita.
La Macedonia del Nord si apriva e gli Azzurri rinculavano perdendo quasi tutte le seconde palle. Non correvano pericoli gli italiani, ma subivano il gioco avversario tanto da commettere falli ingenui al limite dei 16 metri. Uno è stato fatale, anche con la complicità di Donnarumma: è giunta l’ora di metterlo in discussione?
Dopo il gol da mettere in discussione le sostituzioni di Spalletti: dentro Gnonto e Raspadori, sempre dentro ma assente Immobile, in panchina l’unico centravanti Retegui. Non perché è genoano, ma perché bisognava vincere e senza il killer instinct di quelli in campo è stato difficile fare gol. Neanche un intervento del portiere avversario in quasi mezz’ora di gioco a cui vanno aggiunti 8 minuti di recupero.
Adesso martedì a San Siro ci sarà Italia-Ucraina, partita già da dentro o fuori per Spalletti. Gli ucraini hanno hanno messo paura all’Inghilterra al di là del risultato di 1 a 1. L’azzurro napoletano era diverso per Spalletti: gli manca Osimhen, è vero, ma le prime punte hanno scaldato la panchina in una gara da vincere a tutti costi.