Il Presidente del Genoa, Alberto Zangrillo, è intervenuto durante la trasmissione pomeridiana “Assist” trasmesso dal Radio TV Serie A, canale radiofonico ufficiale del campionato italiano di calcio. Si riparte dal pareggio col Napoli dello scorso sabato, un punto molto pesante per i rossoblu.
“Bellissimo pareggio quello col Napoli? Ha ragione – risponde subito Zangrillo – perché in questo momento, al di là dei risultati che contano davvero relativamente, prima della partita avevo semplicemente manifestato un desiderio, quello di giocare bene e dimostrare qualcosa, al di là del risultato. Ci siamo posti sempre con l’indole di capire e comprendere visto che stiamo entrando in un mondo nuovo come la Serie A, che è veramente un nuovo mondo rispetto alla B. Lo facciamo con le doti di umiltà, abnegazione e applicazione e anche sabato abbiamo imparato qualcosa”.
Si parla anche dell’entusiasmo del Ferraris, che si percepisce anche per chi non è presente. E si parla anche della simbiosi tra squadra e mister Gilardino, oltre che della coesione con l’mbiente. “È assolutamente vero. Voi sapete che state parlando al primo dei tifosi, anche se per il momento mi sono temporaneamente “dimesso” da quel ruolo. È un valore unico, che conosco, qualche volta anche difficile da sostenere perché esercita nei giovani e inesperti una pressione. Penso, ad esempio, a De winter, che per la prima volta, alla sue età, ha giocato in quel ruolo facendo una partita maestosa contro i Campioni d’Italia. Gilardino è una persona speciale perché riesce a fare gruppo, e infatti avevo coniato il mantra “stare bene insieme” che dovrebbe prendere il posto dell’ohly One Year. La cosa bella è che all’interno di questa società e di questa squadra ci sono anche individualità consumate dal punto di vista dell’esperienza, come Strootman o Badelj, ma non costituiscono delle eccezioni. Sono veramente al servizio dei più giovani. Si è creato un amalgama straordinario, che non deve essere scalfito da eventuali risultati negativi in futuro. Non ci sono individualismi, non ci sono protagonismi, e siamo una società davvero unita”.
Si parla anche del progetto del centro sportivo del Genoa, per il quale oggi chiuderanno le fasi di pre-registrazione al Genoa CFC Bond. “Sarebbe il centro sportivo delle giovanili. Noi, tra gli obiettivi prioritari, abbiamo quello di cercare di rendere coesi e sotto controllo e tutela i nostri giovani delle varie giovanili, dai quattordici anni sino alla Primavera. Un controllo, una tutela, su ragazzi che sono tutti giovani e in età scolare: è molto bello se riescono a coniugare entrambi gli aspetti, quello sportivo e culturale-formativo. A tutti loro dobbiamo dare la possibilità di dimostrare di essere campioni, perché come sapete tutti i campioni hanno una base culturale che non deve essere sottovalutato o insignificante. È un progetto ambizioso che tiene conto evidentemente delle difficoltà orografiche, logistiche, anche economiche di andare a costruire qualcosa di nuovo in un’area che geologicamente è un’area impervia. Tutto il territorio genovese è fondamentalmente un anfiteatro sul mare, mancano le pianure e gli spazi bisogna un po’ inventarseli: devo dire che siamo riusciti a ricavare – e le ringraziamo – un ottimo rapporto con le autorità regionali e comunali che stanno facendo uno sforzo perché hanno capito che il nostro obiettivo avrà ripercussioni socialmente utili non irrilevanti”.
Sui possibili, futuri progetti di andare in Europa: “Questi argomenti appartengono ancora al mondo dei sogni, e ognuno è libero di sognare quel che crede. Anch’io quando cerco di prendere sonno, essendo un insonne, fantastico. Purtroppo poi mi sveglio, guardo la realtà quotidiana e comprendo. Certamente, quando c’è un coinvolgimento della tifoseria, del sociale, della regione e della città è importante perché si cercano di coinvolgere soggetti privati in modo credibile affinché concorrano alla realizzazione di qualcosa di importante, sapendo che potrebbe anche esserci un ritorno economico – prosegue Zangrillo ricollegandosi nuovamente alla domanda precedente legata al nuovo progetto del centro sportivo agli Erzelli – Un bond è in qualche modo un prestito che fai per la realizzazione di un progetto. Chi sottoscriverà questo bond è un po’ come fosse una banca, che ci presta dei fondi. E se noi riusciremo a utilizzarli sapientemente, ci sarà in qualche modo qualcuno riconoscente”.
“Il ligure è persona abbastanza aderente alla realtà, molto obiettivo. A volte anche troppo – prosegue Zangrillo – Per questo è molto importante misurare le parole. Ho sempre molta paura quando faccio un’intervista, come in questo momento, perché le parole vengono vivisezionate ed estrapolate. È però un rischio che si deve correre per cercare di dire qualcosa di intelligente. L’importante è che non si dicano cose che si sente non possano realizzare. C’è chiaramente un margine di rischio in tutto quello che sta iniziando in questo genere di iniziative, talvolta indipendente dalla propria volontà. Cerchiamo di minimizzarlo e finora ci siamo riusciti. E se la gente ci segue è perché ha valutato e capito che stiamo facendo veramente uno sforzo per dire la verità e cercare di cambiare un po’ un sistema. Non è facile, ma è un’impresa molto bella, gratificante, che ci riempie le giornate e la vita”.
Sulle prossime gare casalinghe contro Roma e Milan e sulla difficoltà del calendario nelle prime partite di stagione: “Indubbiamente siamo partiti guardando la classifica e i valori e non ci siamo fatti mancare nulla – risponde il Presidente rossoblu – Presto o tardi, però, tutti devono incontrare tutti e sarà fondamentale, al di là di dove andiamo a giocare, mantenere sempre la giusta mentalità e determinazione. Perché ho veramente capito che il calcio, dal punto di vista del risultato (non al 100% magari, ma in larga percentuale), è fatto da determinazione, serietà, capacità di applicazione da parte di ognuno di coloro che scendono in campo. Per quanto riguarda la sfida col Monza, squadra del mio amico Silvio Berlusconi? A lui mi legava un’amicizia molto particolare, molto nostra. Era un rapporto molto equilibrato. Era un rapporto di vera amicizia, non di interesse, consolidato nel tempo. Mi sarebbe veramente piaciuto essere al suo fianco in quella circostanza, faremo in modo che possa essere come se ci fosse. È molto difficile anche per me perché con lui tante volte ho parlato di calcio e so cosa significasse investire un po’ del tempo e delle sue risorse in questo sport”.
“Se mi ha dato qualche consiglio quando sono diventato Presidente del Genoa? Lui di solito, almeno con me, non dava consigli di tipo comportamentale. Conosceva il mio equilibrio e il fatto che non andassi oltre la lunghezza del mio passo, mantenendomi sempre molto fermo per non rischiare brutte figure da quel punto di vista. Probabilmente le brutte figure le rischio dal punto di vista sportivo. Era prodigo di consigli tattici, però, e aveva sicuramente visto partite della squadra di cui oggi sono Presidente. Proponeva, almeno nella sua testa, un calcio offensivo. La mia difficoltà forse era cercare di fargli capire che il Genoa non era il Milan e non era così facile proporre sempre un calcio offensivo. Considerava sempre il calcio come un gioco e riusciva ad essere molto distante da intemperanze, cattiverie, rissa sportiva che può derivare dalla competizione e che coinvolge spesso anche presidenti e dirigenti, non solo i tifosi. Non lo ho mai sentito parlare male di nessuno, a maggior ragione nel calcio, il suo sport e il suo gioco preferito”.
Infine, si parla di Mattia Bani, autore del gol dell’uno a zero col Napoli e di una recente intervista proprio alla radio ufficiale della Serie A: “Ha portato fortuna averlo invitato qui alla radio della Serie A visto che poi ha segnato? Vi porto anche il portiere (sorride, ndr). Mattia è una persona deliziosa ed equilibrata. Non è così anziano, ha meno di trent’anni e si sta comportando da vero leader della difesa, come credo abbia dimostrato sabato. Speriamo si possa riconfermare. È soprattutto una persona che non fa voli pindarici. Mi ha molto colpito l’atteggiamento della squadra dopo la gara del Ferraris: erano mogi, tristi, sapevano di aver dato tutto e trovavano il risultato sproporzionato ai loro sforzi. Ho detto loro che avevano imparato, che ero orgoglioso di loro, che avevano aumentato la loro autostima. Ho detto loro che era stato un passaggio fondamentale avendo giocato bene contro una grande squadra”.