Josè Mourinho, tecnico della Roma, ha commentato la sfida del Ferraris contro il Genoa terminata sul punteggio di 4-1 in favore dei rossoblu (clicca QUI per approfondire) in conferenza stampa: “Come si spiega una disfatta del genere? Abbiamo fatto un’entrata negativa, perdendo il pallone in zona di costruzione, con una costruzione strana perché non era quella che avevamo preparato ieri, e abbiamo subito goal. Poi abbiamo avuto una reazione positiva e abbiamo trovato il goal di Cristante e che è finita con l’infortunio di Llorente, che ci ha obbligato a cambiare non di sistema ma ad arretrare un calciatore importante. Il secondo goal, di nuovo, altra palla persa in fase di costruzione senza nessuna pressione, un bel tiro e un bel goal. Dopo per un giallo di Mancini, il profilo di arbitro e della partita e per come è finito il primo tempo, con una tremenda pressione per far espellere Mancini, allora abbiamo cambiato struttura. E non è facile per noi farlo. Loro con un blocco basso, noi in controllo, ma a volte sbagliavamo una palla e l’avversario ripartiva bene. Quando ha segnato Lukaku in fuorigioco, pensavo potesse arrivare il pareggio, non è arrivato ed è arrivato il 3-1: con questo non c’è stata più storia dal punto di vista emozionale. E’ stato difficile per la squadra dal punto di vista dell’organizzazione, e la partita è finita”.
Sulla condizione fisica della Roma: “La questione fisica si può anche misurare con gli infortuni muscolari di Badelj e Strootman, come noi di Diego Llorente, come ieri altri quattro o cinque infortuni nelle partite che si sono giocate. Quando arriva con l’azione, a volte si traduce con infortuni e a volte con l’abbassamento dell’intensità. Tu puoi avere questa sensazione, e non ti dico che è sbagliata. Però penso anche a Dybala, che negli ultimi anni ha fatto poche volte due partite di fila e oggi ha giocato a quarantott’ore di distanza dall’ultima volta. Penso che questa della cosa della situazione fisica è più multifattoriale. Non è una questione fisica, ma multifattoriale. Quando sei in una situazione difficile, questo pesa ancora di più. Il preparatore atletico è fantastico, la gente che lavora è la stessa che ha portato la Roma a Budapest e a Tirana. Non è una questione fisica, ovviamente qualche giocatore ha bisogno di lavorare, come Azmoun e Aouar“.
Sulla squadra che è andata sotto il settore ospiti: “Il fatto che i giocatori e io siamo andati sotto il settore della Roma è una questione di rispetto. Loro non hanno bisogno che io parli tanto, perché sanno cosa penso e cosa sento. Sanno che il mio dolore non è solo professionale, ma anche per tutti loro che sono fantastici. Dai giocatori mi aspetto che quella di domenica sarà una partita da tre punti e mi aspetto che mettano tutto quello che hanno. Sentiranno pressione, perché l’inizio di stagione è stato pessimo, ma sanno che tifosi abbiamo noi. Giochiamo contro una squadra che ha iniziato benissimo il campionato, che è in fiducia e che anche oggi ha fatto un buon risultato. Giochiamo in casa e ovvio che il supporto dei tifosi è meglio per noi, ma se loro decidono di avere una reazione negativa con noi, dobbiamo avere il coraggio di giocare con questa pressione extra per il rispetto che noi abbiamo per loro. Il rispetto è intoccabile. I giocatori sono andati lì non perché gliel’ho chiesto io, ma è stata una loro iniziativa e sono io che sono andato dopo insieme a loro. I calciatori sanno cosa vuol dire essere romanisti. Non bisogna chiedere scusa e dire niente, perché il nostro dolore è doppio perché, oltre ad essere tifosi, siamo anche professionisti e questa è la nostra vita“.
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