Al termine della sconfitta di questa sera contro il Genoa, Marco Baroni, tecnico dell’Hellas Verona, ha parlato dalla sala stampa del Ferraris: “E’ chiaro che se si guarda i numeri di quello che abbiamo fatto nelle ultime dieci partite, so che sono indifendibili. E’ stata una partita spigolosa nel primo tempo, loro hanno fatto gol al primo tiro che hanno fatto. Nel secondo tempo abbiamo cambiato qualcosa e messo velocità davanti. A tratti la squadra ha fatto anche bene, ci manca l’episodio. Li abbiamo avuti, ma io ti posso dire che in questo momento ciò che facciamo non è sufficiente. Vedo la squadra lavorare, la squadra è compatta e crede in quello che fa. Questo ci dà forza ed energia per provare ad uscire da questa situazione, che non ci piace e che ci dispiace, per noi e per i tifosi e per la società. Crediamo fermamente di poter invertire la rotta“.
“Se sento ancora la fiducia della società e si può invertire la rotta? Assolutamente, io come vi ho già detto: la società mi ha messo nelle condizioni più serene per lavorare, non ho nessuno appunto. So che da queste situazioni si esce solo con il lavoro, credendo ancora di più in quello che si fa. La squadra nel secondo tempo ha cercato di trovare il gol, perché non è che il Genoa ci ha attaccato. Il gol viene da una pallonata buttata là dentro e il palo prima è su una situazione di mischia. Da questo punto di vista la squadra ha cercato delle soluzioni. Il problema è trovare delle soluzioni offensive e le stiamo cercando, non è sufficiente quello che stiamo facendo e noi siamo i primi dispiaciuti e colpevoli di non riuscire. Ma io ho la certezza i trovare la soluzione con la squadra“.
“Cruz è entrato bene – ha proseguito Baroni – si è mosso. Ci serve velocità. Anche Ngonge è entrato bene e ha portato profondità, questo è quello che dobbiamo cercare. Ora ci aspettano due settimane di lavoro e idee da portare con grande coraggio. Ci serve questo. La squadra a volte ha paura di rientrare in qualcosa che ha già vissuto, ma non si esce con la preoccupazione e con il timore, ma si esce facendo due passi in avanti. La nostra ricerca nel lavoro è proprio questa“.
Lei è una vittima ingiusta del mondo del calcio, come spesso lo sono gli allenatori?
“Io non sono una vittima, credo nel mio lavoro e credo nei miei ragazzi. Se credessi di non avere la soluzione, lo avrei già detto. Ora è chiaro che dobbiamo staccare qualche giorno, ma io vado avanti nel lavoro ancora più intensamente“.
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