Altra partita che il Genoa e Gilardino non meritavano di perdere. Gara persa con il comune denominatore di altre gare: cinque occasioni da gol mancate, puniti ai primi ai primi due errori ai quali bisogna aggiungere che coloro che subentrano negli ultimi minuti di partita difficilmente portano fortuna al risultato.
Anche in Ciociaria i tre cambi sul gong finale – si pensa per recuperare fiato si pensa – e il cambio modulo hanno prodotto un gol dei frusinati che vincono con tre tiri e due gol, l’ultimo dei quali rocambolesco, in contropiede, con un centrale difensivo che corre per 90 metri di campo e si trova a tu per tu con Martinez per battere a rete.
In precedenza il gol era stato incassato incassato dopo l’errore di Martinez sul tiro di Soulè: dopo essersi messo la mano in fronte almeno altre quattro volte per difendersi dal sole, bisogna chiedersi se forse ai portieri non sia più consentito di utilizzare il cappellino contro il bagliore solare. Martinez con la visiera quel gol non l’avrebbe preso…
Difficile giudicare i cambi perché solamente Gilardino potrebbe chiarirli, in particolare quello di Badelj per Galdames spostando Frendrup a fare il playmaker anziché recuperare palloni. Morten era probabilmente l’unico che avrebbe potuto intercettare nella sua cavalcata Monterisi, il centrale difensivo che arriva dalla Fidelis Andria.
Gilardino lo aveva detto in conferenza stampa prima della partita che senza tanti giocatori, ben cinque, sarebbe dovuto essere il gioco a fare la differenza.
Uno scenario che si è verificato dai primi minuti di gioco con nerbo atletico e abilità di giocoliere di Malinovskyi, che quando non gioca con le spalle alla porta, può diventare autore di un gol che tutti aspettavano da tempo, con una botta da lunga distanza.
Il pallone ha viaggiato negli spazi dei frusinati in fase di possesso eseguendo anche delle geometrie non temporanee, ma con un disegno preciso nel quale tanti calciatori del Grifone si trovano negli spazi larghi degli uomini di Di Francesco, pronti a giocare anche senza pallone. Schemi genoani che non hanno permesso al Frosinone di sviluppare il proprio gioco e quando ripartivano avevano di fronte tutti gli spazi occupati.
Bravi i tre difensori Vogliacco, De Winter (una sorpresa bene augurante da centrale) e Dragusin che non hanno lasciato quel dribbling pregustato dai tifosi ciociari prima della partita dai terribili “millennials” frusinati in attacco.
Uomo partita è stato Sabelli, preciso e puntuale nelle sue discese. Non male anche Haps che ha giocato il primo tempo libero sulla corsia di sinistra con le braccia alzate in attesa del cambio campo del pallone.
Bene anche Gilardino che invece dei numeri tattici ha fatto vedere tecnica e movimenti di tattica applicata, cercando l’unico criterio della superiorità numerica prendendosi anche dei rischi e lasciando i tre difensori nell’uno contro uno, mai saltati, per avere superiorità nel cuore del gioco.
Proprio sulla base di quanto detto, il Vecchio Balordo non può non trovare un gol con tutte le occasioni avute nelle ultime gare. Creare tante occasioni è un grande merito, ma per chi deve battere a rete serve più ferocia. Qualcosa di più arriverà quando la qualità uscirà dall’infermeria prendendo in mano qualche situazione che non è tattica, ma anche frutto di una giocata. Il Genoa fa vedere di essere forte, ma per diventare più forte gli servono i gol. Gilardino e lo staff provano con il lavoro a portare gli attaccanti ad essere decisi dentro le aree avversarie. Gli attaccanti, però, non possono essere fermati dalle critiche.
Per gli attaccanti se ci sono problemi psicologici non possono diventare un qualcosa di irrecuperabile. Gilardino fa bene ad insistere su di loro, non avendo per di più nessun altro a disposizione per poterli sostituire. Anche lui da grande bomber del passato avrà difficoltà a capire perché il pallone non riesca a varcare la linea bianca della porta avversaria.
Capitolo Puscas. Ha sbagliato gol importanti, ma bisogna calcolare che si è sempre trovato nel posto e nel momento giusto per provare a fare gol. Contro il Frosinone ha lavorato molto per la squadra. Con un gol la musica potrebbe cambiare?
Viste le assenze importanti il Genoa, come qualcuno si aspettava, non ha lasciato l’impressione di essere sceso in campo allo Stirpe come Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno alle crociate. Anche la sconfitta ha mostrato e lasciato segnali positivi, malgrado la ricerca di una identità diventi difficile da definire se nell’infermeria del Genoa oltre ai medici ai fisioterapisti non si cercherà aiuto in Santa Giulia, protettrice degli arti e delle articolazioni delle gambe.
Per finire e tradurre in parole povere quanto scritto in chiave calcistica: il Genoa deve fare la partita offensiva e non subirla, anche se a Frosinone non è mai successo. Sfruttando la grande voglia di mister Gilardino.