“Destinazione Paradiso” di Grignani, cantata anche della Pausini, adesso possono cantarla anche i tifosi rossoblu. Sotto l’Albero di Natale non è arrivata la vittoria con la Juventus, ma un’ottima prestazione e un pareggio importante.
La Juventus sperava per la sesta volta in campionato di passare un’altra notte in testa alla classifica, il Grifone e il Ferraris non glielo hanno permesso, con una coreografia iniziale e un tifo da Champions. Potrebbe non essere una sorpresa la prestazione genoana dopo quanto visto con le altre cosiddette “grandi” assieme all’effetto/affetto del Tempio. La settimana che ha portato alla gara con la seconda in classifica è stata caratterizzata da “mugugni” per il risultato conseguito in trasferta a Monza, un epilogo che lasciava poco spazio ai sorrisi e alle speranze prima del fischio di inizio.
Il Genoa ha vinto contro la nuova Signora con il G&G, Gilardino & gioco, un marchio e un timbro su questo campionato da ripetersi con quelle della parte destra della classifica e in trasferta: pallone a terra, pressing, intensità, tutti a correre, tutti a difendere, tutti ad attaccare, cercando di non perdere neanche in fisicità. Non ha mollato mai il Vecchio Balordo, sempre in partita anche dopo l’errore dell’ucraino Malinovskyi e del capitano Badelj, mettendo in mostra tenuta atletica e organizzazione tattica collegate alle sue individualità.
Dopo le sberle non meritate in trasferta, il gioco incominciava a farsi duro e i punti valevano quasi doppio e per ottenerli i rossoblu a quarti non hanno mollato una zolla di campo, sempre sui palloni sporchi, non facendosi schiacciare dalla pressione psicologica più che da quella tecnico-tattica dei bianconeri.
Gilardino e lo staff bravi subito ad inizio gara spostando Dragusin a destra e De Winter a sinistra, due martelli, coordinati da Bani: la sua presenza a dirigere al centro della difesa si è sentita.
Cambi perfetti con Messias ad inizio secondo tempo spostato sulla corsia di sinistra a fare il quinto in fase di possesso ma anche in quella di non possesso. Premiata subito l’entrata di Ekuban con un palleggio nei confronti di Bremer, uno dei più forti centrali nelle 16 giornate di campionato, e un assist di testa a Gudmundsson, sesto gol in campionato, un folletto contro la difesa bianconera.
Il vantaggio della Juventus non era meritato nel primo tempo, il pareggio a reti inviolate era quello più giusto considerato che non vi era stata nessuna parata importante dei due portieri e del gioco sviluppato dal Genoa.
Nel secondo tempo a sbattere la porta in faccia alla Signora, oltre il gol, è stata la ricerca della velocità di esecuzione dei passaggi e i tagli affilati della qualità genoana.
I 777, basta ascoltare le parole di Blazquez ad ogni intervista, hanno capito che con il Genoa si può aprire un ciclo visto l’entusiasmo che genera ogni volta che gioca. Sono entusiasti di questo Vecchio Balordo e dovranno fare qualcosa in più rispetto alle altre squadre che posseggono in giro per il mondo.
Tenersi stretto Gilardino seduto sulla panca genoana , sacrificando qualche giocatore: i calciatori passano e con gli introiti e le plusvalenze sarà importante trovare i sostituti per tempo, i bravi allenatori rimangono e possono far crescere calciatori e gioco.
La Juventus al Ferraris, anche se Allegri come aveva promesso ha fatto vedere di non giocare a “corto muso”, sul piano del gioco non ha entusiasmato e dopo il pareggio genoano ha tentato di attaccare con un palleggio non appropriato per trovare spazi anche per merito del Genoa compatto e aggressivo con due linee serrate.
I bianconeri, questi simpaticoni – non tanto società Allegri e calciatori, ma i media – hanno gratificato il Genoa della loro più totale indifferenza in attesa di Genoa-Juventus: basta leggere solo i titoli, per non sprecare tempo prima della gara. Il loro atteggiamento a fine gara era tanto più comico in quanto, vista giocare la Juventus (non è che se ne potessero dire incantati), si sono attaccati ad un presunto rigore di Bani che oggi riempie le moviole cartacee stravolgendo il Regolamento e il protocollo VAR: non era rigore. Infatti il pallone prima batte sulla coscia e dopo sul braccio.
Pareggiare con questi dubbi bianconeri, anche se inesatti, dá più gusto. Loro hanno addirittura scritto un piccolo libro nel passato chiamandolo “l’elogio del furto” che ammette non solo il fatto, ma pure se ne vanta.
Dopo i risultati con Lazio, Napoli, Roma, Milan e Juventus sul piano del gioco, dell’organizzazione, dell’equilibrio e mai con la squadra in campo auspicata dal tecnico e dai tifosi, la speranza che qualche buontempone non pensi che sia solamente un caso.
Vero, mancano solo i punti in trasferta e i motivi sono conosciuti da tutti non per colpa della prestazione e del gioco. La tranquillità, l’autostima ma soprattutto il gioco nel calcio confezionano risultati. Con fiducia fra sei giorni contro il Sassuolo. Altra partita che può e deve confermare il titolo del pezzo scritto per godersi un Santo Natale.
La formulazione del giudizio complessivo sull’operato dell’Arbitro Massa di Imperia è positivo per gli aspetti tecnici, disciplinari e comportamentali considerato il grado di difficoltà della gara e l’influenza che l’imperiese ha avuto sulla stessa.