Genoa-Torino, pesto alla Gilardino per il Torino e Juric. Gilardino ha sette vite come i gatti con gli schemi studiati a tavolino con lo staff. Nessuno si aspettava al Ferraris dopo la partenza di Dragusin di vedere un Vecchio Balordo votato all’attacco con tre tenori davanti, come Messias, Retegui, Albert pronti a cambiarsi di posizione e altri due nel cuore del gioco, Badelj e Malinovskyi, pronti a scambiarsi il ruolo di play.
Giocare nella metà campo del Torino, ma non lasciare l’altra metà di campo a Zapata e Sanabria, è stata la forza del Vecchio Balordo. Il G&G targato “Genoa e Gilardino” ha palleggiato con tanta fiducia da fare vibrare un Tempio mai in silenzio. Dove osano i Grifoni è qualcosa che può fare intravedere un buon futuro.
Nessuno si aspettava, viste anche le assenze, un Genoa così in palla, tatticamente quasi perfetto, intenso e palleggiatore e sempre con le gambe in movimento per 95’, occupando tutto il campo e con la padronanza di eseguire alcun giocate. Un rock alla Gila suonato dal violino dello schema. Parlare di numero modulo non conta nulla, grazie anche a tutti i 16 calciatori schierati che hanno eseguito lo spartito in maniera irreprensibile, con scintille di creatività.
È mancato solamente il gol grazie alle ottime parate di Milinkovic Savic. Martinez non nE ha fatta una, ma in occasione del fallo di mano di Buongiorno ha fatto vedere di essere reattivo spedendo il pallone sul palo (e i compagni in calcio d’angolo). Tutto fermato dal buon arbitro Giua di Olbia che ha solamente fatto storcere il naso per l’utilizzo non congruo e uniforme dei cartellini gialli. “Matato” il Toro sul piano del gioco, dai giocatori e da tutto il Tempio.
Bene anche la difesa che era attesa con il fucile spianato dopo la partenza di Dragusin, ma ha mostrato difesa della porta, presa di possesso pallone, concentrazione difensiva, scaglionamento difensivo e controllo della posizione. Due soli errori: un peccato di gioventù di De Winter nel primo tempo, che ammonito salterà la trasferta di Salerno, e un altro errore nel secondo tempo per la mancata diagonale nello scalare su Sanabria, libero di colpire di testa quasi solo al centro area.
Oltre ai princìpi generali della tattica, dalla partita bisogna estrapolare che Bani, Badelj e Malinovskvi hanno parlato per 97’ minuti, porgendo consigli accettati dagli altri. Chiamasi spirito di squadra e di gruppo.
Genoa che ha fatto gioco sulle corsie laterali, una specialità della band Juric che si è vista poco. I tre davanti, ma anche quelli nel mezzo, hanno fatto capire che le parole di Brera erano un Vangelo calcistico quando diceva: “tutti sono calciatori, si gioca con i piedi. Diventano giocatori quando applicano il cervello”. Quello che so è visto contro il Torino al Ferraris.
Il Torino di Juric ha patito la strategia di Gilardino che ha fatto saltare l’equilibrio nel cuore del gioco. L’unica mossa riuscita al Pirata la marcatura ad uomo sui tre attaccanti. Nel mezzo i granata hanno perso equilibrio e distanze, con il Grifone pronto a giocare sulle seconde palle, in pressing collettivo e in pressione singola. Neanche un tiro granata su azione, nessuna parata di Martinez e nelle ultime 11 giornate di campionato il cambio modulo di Juric dopo la decima giornata non avuto effetti positivi. Si portano via un punto dal Tempio, saranno contenti.
È sempre tempo di calciomercato ed è meglio ricordare ai 777 alla società di non dimenticarsi che Gilardino ha il contratto in scadenza e bisogna rinnovare alla svelta, essendoci occhi puntati su di lui, non solo in Italia.