Che pranzo per i 32mila e passa dentro il Tempio, anche se avevano mangiato solamente un panino. La partita tra Genoa e Lecce la riviviamo come fosse un appuntamento con la forchetta.
L’antipasto è stato insipido, perché il centrocampo che è motore della squadra non riusciva a carburare in fase di possesso e Retegui e Albert hanno dovuto subire le marcature ad uomo. Il solito Lecce di tutti i primi tempi giocati, come contro la Juventus sabato scorso: un Lecce all’attacco, tanto possesso, tanto fumo e poco arrosto premiato solo da un gol deviato da Vasquez e punito da un rigore sbagliato.
Chi ci ha messo tanto zucchero è stato Martinez non solo parando il primo rigore, ma anche salvando un due a zero che poteva essere soporifero, aiutato anche dai difensori con un errore di scalatura e una sola volta presi in contropiede da Almqvist. Anche con le assenze, Gilardino ha preferito ad inizio gara non stravolgere strategie e piano tattico per non provocare disorientamento collettivo, ma si è rivelato pronto in corso di gara a cambiare schema e modulo..
Poi si è arrivati al pranzo. Digerito l’antipasto, nel quarto d’ora di intervallo Gilardino ha capito e fatto capire che contro il Lecce bisognava cavare sangue con la rosa a disposizione. Cambiava così strategia e schema: entravano Sabelli per Spence (che non ha demeritato) ed Ekuban per Thorsby, solo per motivi tattici, e la musica è cambiata anche per il 4-4-2 a cui D’Aversa non è riuscito a prendere le contromisure in particolare sulle corsie laterali, con Strootman sempre a bocca aperta non per mancanza di fiato, ma per dare consigli, e Malinovskyi più a proprio agio nel dominare il cuore del gioco.
Per l’ennesima volta Gilardino e il suo staff hanno manipolato una realtà che nel passato per molti non era da Serie A e con il lavoro l’hanno fatta diventare anche spettacolosa. Il Ferraris lo ha ringraziato prima con un concerto da Rockstar e alla fine con un coro che è rimbombato fino al Righi. Giustamente Gilardino è stato il Masterchef del pranzo goduto alla fine.
Il secondo piatto sono state le idee del Grifone. Queste ultime sono al passo coi tempi e grazie al lavoro di Gilardino e alla crescita dei giovani diventeranno europee. Con la rosa al completo, ma anche senza, si è visto che si può fare. La bravura di Gilardino e dello staff in osmosi con tutta la rosa è stata mettere i giocatori sulla giusta strada e non reprimere la qualità quando gioca.
Il dessert sono la qualità di Albert, per il quale sono terminati gli aggettivi per raccontarlo (ora è anche specialista sui calci di punizione diretti) e quelle di Retegui, vera prima punta micidiale dentro l’area di rigore. Nel primo tempo si sono battuti da soli contro le marcature quasi ad uomo. Malinovskyi ormai è più una mezzala/mediano che un trequartista, Strootman quando non c’è te ne accorgi. Bani un baluardo, direttore dei difensori, De Winter stopper che gioca a testa alta, Vogliacco che matura gara dopo gara, Vasquez presente nelle due fasi di gioco (commette il calcio di rigore, ma non è solo colpa sua).
La fase difesa ha un solo obiettivo: intasare gli spazi, bloccare tutti i passaggi e ripartire. Per i difensori non è più tempo che se salti lo stopper il terzino o il libero puoi andare in porta. Bene anche Spence da rifornire di più in profondità, anche Thorsby ha fatto il suo.
Il tiramisù è stato servito da Sabelli ed Ekuban, le chiavi della svolta tattica non capita da D’Aversa, neanche con i cambi.
Adesso a Gilardino e lo staff toccherà insegnare al nuovo portiere Stolz, con maestro Scarpi, e al nigeriano Ankeye. Al nuovo giovane difensore occorre avere innanzitutto un buon senso della posizione sul terreno di gioco, essere un buon colpitore di piede e anche di testa. I centimetri non gli mancano, tutto condito ad essere primo ad operare il “raddoppio” della marcatura.
Genoani, si alzi il calice per brindare al Genoa e a Gilardino: 28 punti in classifica dopo 22 giornate ai margini del decimo posto. Sette risultati utili di fila dal 15 dicembre, pur giocando con Juventus e Inter e solo una volta con la rosa al completo, fatti di 4 pareggi e 3 vittorie di cui due in trasferta.
Con quel che resta del calciomercato difficilmente arriverà qualcuno, solamente l’occasione potrà rendere il Genoa appetitoso. Importante non dimenticarsi e non perdere il Jolly che c’è già a Pegli, mister Gilardino, proponendogli il rinnovo del contratto subito: sarebbe il vero colpo di questo calciomercato rossoblù a quarti.
Per finire non può mancare a questo buonissimo pranzo un digestivo dolce e gioioso, quello del Presidente Zangrillo a Radio Nostalgia ascoltato in tutto il mondo.
Non avrà detto il famoso Only One Year, ma come a tutti piacerebbe ripetere dopo solo “only six months” nella parte destra della classifica.