Realtà romanzesca al Ferraris. Il Genoa perde per 4 a 1 contro l’Atalanta, tuttavia “esiste una logica del paradosso non soltanto nel fraseggiare degli umoristi” avrebbe scritto Gianni Brera sulla partita. E giustamente, perché è stato il lato paradossale della gara tra Grifone e Dea: il Genoa ha fatto quasi costantemente gioco e l’Atalanta ha vinto.
Il filo della logica racconta che il Vecchio Balordo per antiquata impostazione tecnica dei suoi centrocampisti (e per mancanza della mezzala di raccordo tra le due fasi di gioco) scatenava offensive praticando il non mai abbastanza deprecato gioco orizzontale, stop del pallone, pochi tentativi di dribbling e passaggi brevi o lunghi sbagliati, passaggi all’indietro, compresi colpi di tacco, inutili. Quello verticale veniva fatto con i lanci lunghi di Martinez poche volte a segno anche a causa della fisicità dei difensori avversari.
Al contrario la squadra di Gasperini, non sopraffatta, andava in difficoltà per la coesione di squadra e articolazione dei reparti genoani e si conteneva non prudente ma sciabolando all’attacco, con più precisione dei rossoblù a quarti, ogni qual volta il Vecchio Balordo con i passaggi sbagliati le offriva l’occasione. Sono i dati della gara a testimoniare quello successo per possesso pallone, tiri in porta, passaggi, e la differenza è stata fatta da quelli degli orobici, dati inferiori ma più precisi.
Mentre il Genoa con laboriosa preparazione provava a concludere i suoi attacchi in un’area frequentata e duramente difesa dai fisici bergamaschi, la Dea ad ogni lancio o respinta lunga della sua difesa in poche battute essenziali cercava di giungere alla meta del gol.
I primi due gol della Dea raccontano di una squadra bergamasca pronta a sfruttare l’errore di marcatura blanda e nel secondo tempo un palleggio errato nel cuore del gioco, al contrario gli errori di disimpegno dell’Atalanta non sono stati sfruttati dal Vecchio Balordo.
Bella la Dea di Gasperini, forte fisicamente, sempre pronta a fare pressing in qualsiasi parte del campo, a lottare sulle seconde palle con la qualità di De Ketelaere e un gol da favola come la punizione diretta di Koopmeiners. Farà paura alla zona Champions.
Nel primo tempo fantastici i primi 20’ minuti di gioco di Gila e compagnia, nel secondo inizio e primi minuti di fuochi d’artificio calcistici fino al gol di Malinovskyi, ma anche in pareggio gli errori hanno fatto la differenza nelle due reti, non il gioco della Dea. Gli ultimi due gol Gilardino ha ammesso di aver voluto forzare la partita con i cambi mettendo in preventivo di concedere spazi alla Dea, ma non si aspettava neanche in occasione del terzo e quarto gol errori che si potevano evitare lasciando autostrade libere davanti a Martinez.
Il gioco di Gilardino cresce gara dopo gara, il tecnico studierà altre alternative con il materiale che ha adesso a disposizione. In particolare la collocazione di Albert ormai marcato ad uomo anche dentro lo spogliatoio.
La critica potrebbe essere sulla posizione di Frendrup nel primo tempo, senza però dimenticarsi che l’asse Frendrup-Vasquez non ha fatto giocare il giocatore più di qualità della Dea: Koopmeiners
Il centrocampo genoano con l’esperienza, il variare di posizione ha messo in crisi De Roon e Pasalic con il palleggio. Difficilmente è riuscito a ottenere il massimo rendimento nelle occasioni di ripartenze rapide essendo tutti con lo stesso passo. Gilardino con lo staff studierà la situazione: a questo punto Messias quando avrà ritrovato il ritmo gara con la sua gamba e corsa potrà essere più sfruttato nel cuore del gioco?
Tutto quello scritto per raccontare che il Genoa ha giocato e l’Atalanta ha fatto gol. Tutto certificato dall’urlo “Genoa, Genoa” degli oltre 31mila presenti al terzo gol della Dea come se lo avesse realizzato il Vecchio Balordo. E al saluto finale la squadra sotto la Nord e la Zena al grido “vi vogliamo così” pur avendo subito un poker.