Però i 15 punti non sono veri. Vedendo le partite con il Genoa tra andata e ritorno, avrebbe quattro punti in meno. Ci sono state errori arbitrali evidenti e confermati da tutti gli addetti ai lavori…
“Errori arbitrali ci sono stati sia all’andata con il gol di Arnautovic irregolare per la spinta di Bisseck su Strootman e sia ieri con il rigore chiaramente inesistente. Però non si può dire che l’Inter avrebbe dei punti in meno, perché non si può sapere come sarebbe andata se questi episodi non ci fossero stati. Mettiamo che avessero annullato il gol di Arnautovic, magari avrebbero fatto ugualmente un altro gol o avrebbero giocato diversamente. È sempre pericoloso fare le classifiche sugli errori. L’Inter è nettamente la squadra più forte del campionato per come è stata costruita, pensata e come gioca. Non ha bisogno di questi errori che ci sono stati a suo favore. Ci sono stati, ne prendiamo atto. Però non è che la cosa infici lo Scudetto dell’Inter“.
Passiamo alla lotta Champions: ci sono Juventus e Milan con qualche punto in più rispetto a Bologna, Roma e Atalanta. Si può aggiungere anche il Napoli?
“Il Napoli con la nuova versione di Calzona – che ha riannodato i fili del gioco di Spalletti e di Sarri, perché lui è cresciuto con loro ed è diventato allenatore tramite le sue esperienze con questi due maestri – ha svoltato. È tornata una squadra che gioca un calcio propositivo, proattivo come dicono quelli bravi oggi. Quindi sì, credo che possa rientrare nella corsa per la Champions. Tanto più se i posti dovessero essere cinque e non quattro. Dipenderà dal ranking UEFA per nazioni. Al momento l’Italia è prima, però la strada è ancora lunga. Si deve ancora giocare il ritorno degli ottavi e delle coppe, per cui bisogna aspettare. Se saranno cinque, credo che il Napoli possa avere serie possibilità di farcela. Se saranno quattro sarà più complicato, perché i punti di distacco al momento da quarto posto sono otto. Però mancano undici giornate, tutto è ancora possibile“
Come funziona il processo ranking?
“Il punteggio va in base al risultato delle singole partite, senza distinzione tra Conference League e Champions. Vincere una partita di Champions è come vincerne una di Conference. Per questo è importante che stasera la Lazio vada avanti. Se va avanti guadagna altre due partite e quindi la possibilità di fare altri punti e mettere altro fieno in cascina. Più squadre hai e più possibilità hai di fare punti, meno squadre hai e meno punti fai. Questo vale per tutte le competizioni: Champions, Europa League e Conference League“.
Arriviamo in fondo alla classifica, dove saranno gli scontri diretti ad essere decisivi. Dando per spacciata la Salernitana, per trovare le altre due è una bella lotta considerando anche le partite in calendario domenica tra le squadre che si giocano la retrocessione. Chi vedi come candidate?
“Intanto diciamo che il Genoa e Gilardino sono stati bravi a tirarsi fuori da questo mischione. Due o tre mesi fa non era scontato che accadesse. Questa è la grande vittoria stagionale del Genoa, essere praticamente salvo con larghissimo anticipo. Come dicevi tu, credo che la Salernitana sia andata. Manca l’aritmetica ma la tendenza mi pare irreversibile. Poi fondamentalmente ci sono Cagliari, Verona, Lecce, Frosinone, Empoli, Sassuolo e l’Udinese. Un bel mischione. Credo che il Sassuolo rischi perché si è infortunato Berardi, che era appena rientrato. Poteva essere l’uomo in più, il giocatore che trovava i gol necessari per salvarsi. Non sono più abituati a giocare per la salvezza. Quindi ho paura che il Sassuolo sia una seria candidata. Anche l’Udinese non la vedo benissimo per lo stesso motivo”.
Parlavi di Gilardino. Ha forgiato il DNA del Genoa come vuole il suo popolo. Ha fermato le grandi e l’ha fatto con il gioco. Anche con l’Inter è riuscito a fare una signora partita dal punto di vista tattico. È qualcosa che ha un futuro dentro come allenatore di grande squadra…
“Questo non lo so, però è cresciuto tantissimo. Quello che impressiona di più è la crescita che ha avuto da quando prese la squadra a novembre 2022, neanche un anno e mezzo fa. Lui è partito dopo il Cittadella ed è arrivato a San Siro con l’Inter, finalista di Champions. Se tu guardi si vede una crescita passando anche dagli errori. Ogni crescita porta con sé fisiologicamente errori e dolori. Lui li ha fatti, ne ha fatto tesoro e ha saputo correggersi e ha saputo migliorarsi. Il Genoa di Gilardino di un anno fa è molto diverso dal Genoa che abbiamo visto a San Siro perché è cresciuto lui. Ha acquisito sicurezza, la prima botta di autostima gliel’ha data la promozione. Poi ha faticato un po’ ad entrare nel clima e nel perimetro della Serie A che è un’altra cosa rispetto alla B. Ha sbagliato qualcosa, ma ha tenuto duro e ha saputo essere persistente e mirato. E negli ultimi due mesi si vede un Genoa diverso, liberato e che gioca un calcio definito e preciso. Distante ovviamente da quello dell’Inter, ma va fatto tutto su scala, rapportato. Però l’idea non dico che sia simile, ma qualche affinità c’è“.
Retegui è l’unico centravanti per la Nazionale?
“Retegui a me piace tantissimo. È un centravanti alla vecchia maniera. Uno che lotta, prende botte e le restituisce, vede la porta. Deve migliorarsi dal punto di vista strettamente tecnico, ma lo farà. Secondo me con l’Inter ha avuto una palla nel primo tempo dove ha leggermente sbagliato lo stop. Gli è scivolata e gli è scappata via un po’ davanti. Parliamo di dettagli che non sono irrilevanti: la tecnica è alla base del calcio. Se lui migliora questo aspetto qui, diventa un centravanti top non solo in Italia e in Serie A, ma proprio a livello europeo. In questo momento è sicuramente tra gli azzurrabili il miglior numero nove possibile. Scamacca, che ha grandi mezzi tecnici, non ha la sua stessa grinta e voglia di lottare, la capacità di stare sul pezzo sempre dal primo all’ultimo minuto. A me Retegui piace per questo: per la ‘garra’ che ha e che mette. Si vede che è cresciuto in quel campionato. È cattivo, ma con una cattiveria sana, agonistica. Ricorda per certi aspetti un po’ Vieri, uno cattivo, magari tecnicamente non bellissimo, ma un centravanti vero“.
La questione arbitrale è lunga da affrontare. Però c’è la novità della convocazione urgente di Rocchi giovedì a Roma. Per me dovrebbe utilizzare i 10/15 arbitri migliori a disposizione che potrebbero terminare questo campionato…
“Il problema è serio. Sono tutti in confusione, c’è troppa pressione intorno agli arbitri e quelli più giovani non la reggono. Anche quelli più esperti, come Di Bello l’arbitro di Lazio-Milan di venerdì, non riescono a reggere queste pressioni che ci sono, interne ed esterne. Grandi arbitri non se ne vedono. Siamo ancora qui a dire che Orsato resta il più grande arbitro italiano, che pure lui qualche limite lo ha. Vuol dire che purtroppo siamo in una fase in cui gli arbitri non ce la fanno. Io ti dico, uno scenario un po’ distopico che probabilmente non accadrà mai: penso si dovrà immaginare un arbitraggio in futuro da più arbitri, immagino una cosa come il basket. Uno da solo non ce la fa a reggere. Tu mi dirai che sono già tanti gli arbitri tra quarto uomo e VAR, però uno solo sul campo contro ventidue giocatori, due allenatori e le panchine non ce la fa. Quindi per me in un futuro sarà inevitabile andare sull’arbitraggio doppio se non triplo. Anche per reggere l’urto numerico“.
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