Punto importante per il Genoa e la sua colorata classifica allo Stadium marcato Juventus. Allegri allergico al “pesto” all’ora di pranzo. Pesto confezionato nel mortaio genoano da Gilardino e il suo staff.
Allegri quasi in confusione ad inizio gara quando, avendo saputo la formazione che avrebbe schierato Gilardino alla presentazione delle distinte al direttore di gara e non avendo nessun quotidiano nazionale messo quella giusta. Ad Allegri, che non legge evidentemente i quotidiani locali, nella conferenza stampa prima della partita (e anche dopo) nessuno ha fatto domande sul Genoa, come se tutto fosse scontato in anticipo.
E invece la sorpresa non erano solamente le tre punte, ma la semplice alchimia tattica di Gilardino con il tatticismo giusto, fermare l‘unico gioco che aveva fatto la differenza nella Juventus nelle ultime otto gare giocate con una sola vittoria: il triangolo, la diagonale corta sulla corsia di destra con Cambiaso esterno che si accentrava e Mckennie che si allargava o viceversa. Gilardino questo meccanismo lo ha bloccato con la semplice mossa di Messias sull’ex genoano e ciò nel primo tempo ha fatto fare un figurone al Vecchio Balordo.
Il Genoa contro la Juventus ha messo subito la gara sulla corsa e ha preso di sorpresa una “zebra” non sorniona, ma stupita. Nel primo tempo Genoa tutto corsa e ritmo, bravo a chiudere i varchi alla manovra bianconera.
La Vecchia Signora non è riuscita a giocare, perché il Grifone con le mosse tattiche di Gilardino ha tagliato tutti i rifornimenti agli avanti bianconeri. Facendo densità a centrocampo e giocando organizzato ed equilibrato in 30 metri di campo con l’apporto di Albert a centrocampo e di un difensore che usciva per ottenere lo scopo.
Quando sono giunte le distinte in Tribuna stampa, il modulo tattico per gli amanti dei numeri lasciava dubbi agli addetti ai lavori per mancanza di equilibrio, considerati i tre attaccanti: ma i dubbi si sono sciolti subito. In fase di non possesso era il 5-3-2, in fase di possesso 3-5-2 quando Spence e Messias assumevano le funzioni di centrocampisti esterni a tutti gli effetti, proponendosi sia in fase di appoggio che di inserimento e Albert avanzava trequartista.
Allegri pensava di aver ritrovato la sua Juventus del girone di andata pur non giocando a “muso corto”. Ha portato i bianconeri in ritiro, i giocatori hanno fatto propositi prima di iniziare chiudendosi in cerchio, ma hanno dimostrato di essere logori mentalmente: basta vedere i battibecchi tra Chiesa e Vlahovic pur non giocando in Europa. Vlahovic tanto nervoso da essere poi cacciato per aver mandato a quel paese il direttore di gara, non solo una volta.
Allegri in conferenza stampa ha detto di non aver visto un tiro in porta dei genoani eppure dalla panchina la visuale era perfetta, i colleghi della stampa nazionale torinese hanno voluto ribadire che ai punti avrebbe dovuto vincere la Signora per i due pali presi: il primo con un’azione personale di Iling non un gioco, il secondo con un rimpallo ma con Vlahovic in fuorigioco, il tutto senza chiedersi quante parate avesse fatto Martinez.
Nel secondo tempo Allegri con i cambi ha rivitalizzato la Signora in particolare con il rientro dall’infortunio di Rabiot, calciatore che ha costretto il Genoa ad abbassare il baricentro. Usciti Chiesa, Cambiaso, Mckennie la musica è cambiata solamente nel portare la pressione sui giocatori genoani.
Il Genoa ha risposto con una linea difensiva ben organizzata e posizionata per non farsi sorprendere, il mattatore è stato Vasquez. Altro uomo partita è stato Spence, poi lo stesso Vitinha, il giocatore che probabilmente ha corso più di tutti, senza dimenticare il lavoro a tutto campo da Albert e Fredrup per 70’ di gioco, con i cambi programmati in anticipo per farli rifiatare per rompere il ritmo alle zebre che Allegri schierava con una a specie di 4-2-4 mettendo in campo quattro attaccanti: Yildiz, Kean, Iling e Weah più Vlahovic, anche se gli ultimi due avevano il compito di presidiare le corsie laterali.
Peccato che di questo pareggio non ne abbia goduto il popolo genoano non presente per motivi non giusti imposti dalla società bianconera: solo una bandiera molto vissuta ha sventolato per tutta la gara.
Avrebbero goduto vedendo i Balilla genoani in campo che non hanno tirato sassi per fermare la Signora, ma il pallone in ogni centimetro di campo con una buona condizione fisica, un efficace marcamento degli avversari, una voglia di controllare il gioco dal primo minuto cercando anche il vantaggio territoriale (anche senza il possesso pallone) permettendo ai tenori di cantare e suonare bene assieme a tutto un coro di quantità e qualità.
Adesso sosta per le nazionali per rigenerare le forze prima dell’atteso sprint finale e per verificare con accertamenti l’uscita anticipata di Bani. Il giorno prima di Pasqua arriva al Ferraris il Frosinone: tutti insieme Gilardino, lo staff , i giocatori e il popolo genoano cercheranno la sorpresa dentro l’Uovo Pasquale, la salvezza sicura che nessuno si aspettava ad inizio stagione per il 31 di marzo, con una prestazione dentro e fuori del prato verde pronta a far volare il Grifone prima della Colomba Pasquale.