Illustratore specializzato in collage analogici e digitali, ma anche graphic designer e art director, Nazario Graziano è uno di quei Genoani con una storia tutta particolare da raccontare. Uno di quei Genoani che da lontano seguono le sorti del Grifone e, come accaduto in occasione della mostra della Fondazione Genoa alla Biblioteca Civica Berio dal titolo “Genoa, oltre un secolo di carta stampata“, si trovano a riavvicinarsi al mondo rossoblù nella maniera più casuale possibile.

Nazario Graziano, illustratore con un portfolio di tutto rispetto in campo editoriale (ha disegnato molte delle copertine dell’Internazionale e prodotto numerosi contenuti grafici che hanno trovato spazio dal Corriere della Sera al Sole 24 Ore passando per l’Express, Le Monde, Financial Magazine, Gazzetta dello Sport Washington Post, Rolling Stone, National Geographic, Der Spiegel e tanti altri ancora), ha una storia di genoanità che è un continuo crescendo.

“Io sono di Campobasso, ma ormai trapiantato nelle Marche da diversi anni – ci racconta – Ho sempre seguito calcio e ho sempre giocato a calcio nelle giovanili del Campobasso dove ho fatto la trafila Pulcini, Esordienti, raccattapalle quando il Campobasso era storicamente forte, andava in Serie B e talvolta giocava anche col Genoa, negli anni Ottanta. Ero affamato di calcio. Quando sei bambino, poi, e vivi in provincia si fa sempre il tifo per le classiche. Feci questo errore di gioventù e tutti tifavano Juventus, quella di Platini che vinceva tutto. Come tutti i miei compagni di classe, tifavo Juventus. Poi però, vivendo lo stadio con passione, iniziai a seguire il calcio a 360 gradi un po’ come tutti quelli che tifano Genoa pur non essendo proprio genovesi. Quel che mi ha colpito è stata proprio la Gradinata, il tifo, la passione viscerale al di là del risultato. Quindi fai due più due e ti dici che però il calcio non è solo vincere, ma anche viverlo. E io lo ho vissuto con una squadra, il Campobasso, che di fatto non vinceva mai”.

“Così iniziai ad appassionarmi al Genoa. Ricordo che andai con mio padre a vedere Campobasso-Genoa, rimanendo colpito da quanti fossero i tifosi nonostante la distanza e un campionato che entrambe le squadre fecero di metà classifica. Da qui iniziai a seguire il Genoa con simpatia: per i primi anni andavo a vedere che facesse il Genoa e crescendo la cosa mi portò ad essere in fissa. Così mi sono appassionato. Vennero poi i tempi di Aguilera e Skhuravy, le partite col Liverpool: quelli furono gli anni della consacrazione. Da lì in avanti la passione è diventata fissa e sfrenata, sino al giorno d’oggi. Ma questa è solo una delle motivazioni per le quali sono diventato genoano”. 

Eh già, perché nella storia di Nazario Graziano ve n’è un’altra di motivazione che lo ha spinto ad avvicinarsi al Genoa. Come già Dante scrisse nella sua Divina Commedia, i genovesi sono “spersi” in tutto il mondo. E questa seconda motivazione lo dimostra anche al giorno d’oggi. “Nel quartiere dove vivevo c’era una tabaccheria gestita da due signori di Genova. Genoani doc. Avevano questa sciarpa del Genoa appesa sempre in alto, erano tanto simpatici e carini e li ricordo come fosse ieri. Mi parlavano sempre del Genoa, mi dicevano: “Devi venire al Ferraris, fatti portare dai tuoi genitori, non sai che magia che c’è lì”. È stato un altro episodio che mi ha fatto molto legare al Genoa, il loro parlarmi sempre del Grifone con questo accento che per noi era strano. Parlavano genovese. Se ci si pensa, trovare la tabaccheria sotto casa con due tifosi genoani sfegatati, perlopiù di Genova, non può che essere un segno del destino“. 

Nel recentissimo passato, come scritto in apertura, la Fondazione Genoa ha avuto modo di entrare in contatto con Nazario Graziano per il manifesto di lancio della mostra “Genoa, oltre un secolo di carta stampata”. Un altro segno del destino. “Quando chiesi informazioni sulla tipologia di lavoro e scoprii che si trattava della Fondazione Genoa, ero super-contento. Tra l’altro nel rispondere dissi che, coincidenza, ero tifoso del Genoa. È stata una sorpresa da ambo le parti. Ho chiaramente subito accettato con piacere e spero che in futuro si possano fare anche altre cose. Magari nei prossimi anni se ne potrà parlare: a me farebbe piacere”. 

Il Nazario Graziano che frequentava le medie e veniva spinto dai gestori della piccola tabaccheria sotto casa a venire al Ferraris, però, questo suo sogno d’infanzia lo ha mai esaudito? Certo che sì! La prima volta al Ferraris è arrivata alla fine dello scorso campionato, in occasione di Genoa-Bari, quando i Grifoni del Conero organizzarono lo spostamento dalle Marche per raggiungere il Ferraris. “Avevo detto che prima o dopo sarei andato, ma non è proprio dietro l’angolo – ci racconta sorridendo al telefono – e tra l’altro (come dargli torto!) gli orari delle partite spesso non aiutano. Quella era un’occasione importante, ci sarebbe stata la festa ed era l’ultima di campionato. in nove partimmo dalle Marche, ma ci raggiunsero altri membri del club sparsi qui in zona. Il club l’ho conosciuto via social. Appena trasferito nelle Marche conobbi subito un tifoso genoano e genovese doc: seguivamo il Genoa insieme per vedere le gare del Genoa. Appena saputo del club, non mi sembrava vero: non vedevo l’ora di iscrivermi. Mandai subito una mail e da lì abbiamo approfondito la conoscenza. Quando sono solo e non posso seguire il Genoa in compagnia, soffro: quest’anno in realtà la vivo un po’ più serenamente, mentre l’anno scorso era fondamentale la lotta per tornare in A. Quest’anno avevo dimenticato questa sensazione di tranquillità, così guardo più i risultati di squadre come il Torino per vedere se non si riesce a fare quel saltino per l’ottavo, nono o decimo posto. Fin dall’inizio non ho mai avuto paura che il Genoa potesse retrocedere”. 

Se questo è lo spaccato fotografico che Nazario ha nella sua testa del presente rossoblù, ci sono anche quei flashback che rimandano all’inizio degli anni Duemila. Anni passati attaccato alla radio. “Quando eravamo in Serie C, vivevo ancora a Campobasso. A parte che andavo spesso in curva in trasferta col Campobasso con la sciarpa del Genoa – e questa cosa era molto apprezzata -, ma la domenica l’unico modo per ascoltare le gare era Radio Nostalgia. Mi collegavo con la diretta streaming radiofonica e penso che il mio fosse l’unico click di ascolto da Campobasso, dal Molise. Ascoltavo le radiocronache di Lino e Pinuccio. Era l’unico modo per seguire il Genoa: ero lì a casa, con le cuffiette, ad ascoltare le partite”. 

Il calcio e lo sport sono una costante per l’illustratore Graziano, che spesso li ha abbinati al suo lavoro. Una passione che lo ha portato a lavorare per tantissime agenzie e magazine in giro per l’Italia e per il mondo. L’illustrazione, per lui, è partita quasi come un hobby e, nel tempo, è diventato un vero e proprio lavoro, messo anche al servizio di scenari sportivi e calcistici, dai Mondiali ad alcuni speciali del Bayern Monaco. “Non c’erano i social in quegli anni, bensì dei portali dove mandare i proprio lavori sia a livello internazionale che nazionale. Iniziarono a pubblicarmi su questi portali di graphic design e illustrazione e da lì, pian piano, sono iniziate ad arrivare le prime commissioni. Ricordo che iniziai a pensare che sarebbe potuta diventare una professione quando, nel giro di una settimana, iniziarono ad arrivarmi delle mail: una di MTV e l’altra del New York Magazine”.


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