Tre episodi arbitrali molto nitidi nella sfida di ieri tra Fiorentina e Genoa. Andando con ordine, si parte dal rigore concesso al Grifone nel primo tempo. Un rigore sacrosanto per atterramento di Parisi ai danni di Ekuban. Il difensore viola non accenna neppure a protestare tanto evidente è l’intervento e Gudmundsson, dal dischetto, fa 13 in stagione.
L’arbitro Di Marco, in ogni caso, la partita la perde al 70′ quando su un calcio d’angolo a favore del Genoa Retegui viene steso da Kayode in area di rigore. È lì vicino il direttore di gara e può valutare con lucidità la dinamica, al punto che indica senza troppa esitazione il dischetto. La battuta di Gudmundsson spiove proprio all’altezza del dischetto e Retegui, se Kayode (che si disinteressa del pallone) non lo atterrasse, probabilmente colpirebbe il pallone. Basterebbe già questo a confermare che quello è calcio di rigore, ma si “intromette” il VAR Mazzoleni.
In tutte le salse ci hanno spiegato che il VAR interviene in caso di chiaro ed evidente errore. Allora c’è da chiedersi perchè entri in gioco anche sulle interpretazioni soggettive di un arbitro che, all’esordio, aveva giudicato da rigore un contatto in area. E che il contatto fosse lieve o meno lieve, una volta indicato il dischetto, non fa più testo: è una valutazione di campo e deve essere preservata, tanto più che non c’è l’evidenza di un errore. Differente se il contatto proprio non ci fosse stato, ma le immagini sono inequivocabili.
La motivazione della revoca del rigore, complice l’ormai insopportabile mantra delle gare al lunedì sera per il Genoa (che ci si augura non si ripeta per Genoa-Cagliari visto che al sabato giocherà la Sampdoria contro il Como al Ferraris), resterà un mistero glorioso fino a domenica prossima, perché gli audio vengono snocciolati e resi pubblici alla domenica sera su DAZN. Il Genoa, come accaduto dopo Inter-Genoa, dovrà aspettare una settimana o poco meno per capire quale sia stata la motivazione a spingere Di Marco a revocare il penalty.
Arriviamo poi all’88esimo, ad un altro episodio dove il Genoa ha rischiato di vederselo concesso contro un rigore. Su traversone dalla destra della Fiorentina, Kouamè colpisce di testa e Haps, che è girato di spalle, ha il braccio sinistro molto largo. Le immagini non chiariscono al cento per cento se l’attaccante viola colpisca prima il pallone o sia Haps a farlo, fatto sta che la palla tocca sicuramente il braccio dell’esterno sinistro rossoblù.
Anche in questo caso il VAR chiede di fermare il gioco prima di dare il via libera a continuare la gara, presumibilmente perché non c’è una inquadratura dalla quale si abbia la certezza al cento per cento che il pallone venga toccato prima dall’attaccante viola (un po’ lo stesso frangente che portò al non annullamento del gol di Pulisic in Genoa-Milan). Se lo toccasse prima Kouamè, come raccontano gli altri precedenti, sarebbe impossibile per il difendente, per di più di spalle, “tagliarsi” il braccio. Altra decisione sulla quale sarà interessante capire, tra una settimana, quale sia stato il colloquio tra arbitro e sala VAR. Certo è che il Genoa, soprattutto fuori casa dove ha raccolto punti in 8 delle ultime 9 trasferte, non è certo stato baciato dalla fortuna.
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