Per qualcuno quando il Genoa alla vigilia deve giocare al Meazza è una Waterloo rossoblù a quarti. Domenica mattina la depressione calcistica si sarà sviluppata ancor di più alla lettura dei convocati con cinque assenze pesanti: Bani, Albert, Messias, Malinovskyi e Vitinha.
Invece lo ZenaGila alla Scala del Calcio è stato capace di trasformarsi nel Duca di Wellington, capace prima di tutto di forgiare il carattere giocando da squadra, aggiungendo alla prova gagliarda tatticamente e tecnicamente, senza togliere nulla agli assenti, un solo scopo: fin dal primo minuto di gioco non lasciare spazi e non far giocare gli avversari. Il flash i tre passaggi che hanno permesso a Vogliacco di procurarsi un giusto calcio di rigore, trasformato con potenza spiazzando il portiere da Retegui.
La gara è continuata alla ricerca del raddoppio, un fine pomeriggio alla ricerca del gol, avrebbero cantato Bennato e la Nannini. Il Milan, anche se la curva amica era in silenzio, si è buttato in avanti. Il Vecchio Balordo ha rinculato cercando di rubare il pallone e proporsi davanti, mentre “Tarzan” Martinez faceva tre parate da “Eccezzziunale…veramente”, avrebbe detto Abbatantuono, un rossonero doc. La voglia del Diavolo si è spesso infranta contro le due linee strette del Genoa e solamente un gol di Florenzi spuntato in mezzo ai difensori genoani, troppo impegnati a marcare gli attaccanti rossoneri, la avrebbe bucata centralmente di testa.
Nella seconda parte di gara la musica genoana non è cambiata: serrare le linee, rubare il pallone e ripartire in profondità come visto nelle gare di Champions, in particolare il Real Madrid. Peccato che Ekuban, pur essendo autore di un gol di testa e di forza su Gabbia, abbia sbagliato il controllo del pallone su due ripartenze fulminee infilandosi nelle praterie rossonere, occasioni che potevano mandare all’inferno il Diavolo definitivamente.
La forza della fase difensiva genoana continuava, non permettendo ai tre dietro e all’unica punta Giroud giocate e imbucate in velocità. L’altro pareggio rossonero, quando a Pegli rivedranno le immagini, cercheranno di capire come ha fatto Gabbia in mezzo a tre genoani a saltare comodamente. Il terzo gol rossonero ha lasciato nuovamente perplessi i cronisti quando Giroud si è smarcato nello spazio alle spalle di tutta la difesa genoana.
Bene Vogliacco che, annullato un certo Leao, è stato sostituito. Martin sulla corsia sinistra in fase difensiva balla quando gli manca l’imperiosa gestione della linea laterale di Vasquez dovendosi accentrare. Gilardino dovrà rimarcare in settimana che non è ancora arrivato il tempo dei colpi di tacco: tre che hanno creato più fastidi in fase non possesso che di possesso.
Nessuna pagella, come sempre, ma tanti meriti a Gilardino, allo staff e ai ragazzi protagonisti della partita, una manipolo di agguerriti sotto la guida di Badelj, Thorsby e Frendrup che ha meravigliato i cronisti rossoneri di vecchia data
Retegui nuovamente in rete nel terzo pareggio. Peccato che la Lega di Serie A non l’abbia premiato accordandogli quella che è diventata l’autorete a Thiaw appena subentrato: le immagini viste e riviste non lo hanno confermato.
Impotenti i rossoneri nel trovare la profondità. Pioli si è lamentato affermando che hanno tirato 26 volte verso la porta di Martinez, ma solo 7 nello specchio, compresi i tre gol realizzati e le tre parate. Tutto è successo per frustrazione o per il gioco del Grifone che difficilmente gli ha permesso di sfondare? Senza dimenticarsi che hanno sbagliato due rigori in movimento con Giroud e Okafor.
Il gioco e la tattica di Gilardino sono stato difficili da digerire da parte del Diavolo. Pioli ha cambiato tutta la difesa per mantenere il vantaggio. Il Vecchio Balordo gli ha servito all’ora dell’Happy hour una “cassoula”, specialità gastronomica milanese con ossobuco, e sono non pochi quelli che dovranno chiudersi nelle prossime gare che cosa si debba fare per non mandare all’aria l’ultimo obiettivo stagionale, il secondo posto in classifica. La contestazione dei tifosi rossoneri tutti vestiti di nero. Al 40’ su invito dei capi ultras in meno di tre minuti l’anello blu della Curva Sud del Meazza si è svuotato.
Contenti i quasi 4000 genoani presenti per gli istinti primordiali dell’uomo: la difesa accanita della propria area e la conquista di quella avversaria. Il fascino è dato dall’agonismo, dal senso tattico e dall’eleganza dei temi o delle giocate (quando riescono) sviluppati dal singolo calciatore o dal complesso della squadra, realizzando tutto attraverso schemi precisi e veloci. Ad esempio, lo spostamento di Thorsby che quando Martinez lanciava lungo si spostava dalla parte destra o sinistra in ampiezza per cercare l’assist di testa precedendo i calciatori di più bassa statura milanesi.
Gilardino dal suo insediamento sulla panchina del Genoa non hai mai temuto il diluvio con la rosa a disposizione che ha rispettato la tattica, tante volte meglio della tecnica, senza la quale non è pensabile che si possa giocare una degna partita.
Altra stellina nel suo curriculum da allenatore del Genoa, altro debutto in Serie A di un giovane che compirà 20 anni il primo novembre prossimo: Papadopoulos, ex giocatore del Larissa, scoperto in uno stage giovanile in Grecia dallo scouting del settore giovanile genoano e trasportato ad Arenzano. Colonna della Primavera che in sua assenza ha battuto la Juventus di Montero a domicilio, avvicinandosi alla zona playoff.