Una pajata romana difficile da digerire la sconfitta del Genoa all’Olimpico. Solamente i 46 punti in classifica avranno la funzione di un Maalox o di un Geffer. Il Grifone ha quasi avuto il controllo del gioco, non per possesso pallone ma per vantaggio territoriale fino al rosso sventolato a Paredes.
Il controllo del gioco dei rossoblù è avvenuto per una migliore condizione fisica. Al gioco del calcio però non si vince ai punti, ma bisogna fare gol, il Grifo ha tirato verso la porta giallorossa una volta nel primo tempo e altre due/tre volte nel tempo di recupero in svantaggio.
La pajata romana, ottimo piatto, è stata fatta con l’intestino tenue dei tifosi rossoblù e non del vitellino, che si sono arrovellati davanti al televisore non avendo avuto la possibilità di seguirlo nella Capitale.
La temperatura si era abbassata rispetto al giorno e la strategia studiata a tavolino da parte di Gilardino poteva essere buona, ma il solito ed unico errore di tutta la gara, che verrà attribuito ad un singolo invece che distribuirlo equamente alla difesa, ha messo il sale sulle ali del Grifone che avrebbe potuto volteggiare sul Olimpico grazie alla superiorità numerica e ai cambi di Gilardino.
Nel primo tempo i rossoblù hanno deciso di lasciare il controllo del gioco agli avversari, giocando in modo compatto con due linee strette e puntando a colpire con contropiedi mirati. Buona idea considerate la difficoltà dei giallorossi nel costruire gioco da dietro e la mancanza di gioco davanti dove a fare la differenza sono sempre i solisti e non il gioco. I cinque tiri da fuori stile rugby dei giallorossi dovranno far pensare a De Rossi nella prossima preparazione di insegnare il tiro al volo o mezzo-volo con il corpo inclinato verso il pallone.
Bene anche la difesa a tre o cinque in fase di non possesso del Vecchio Balordo. In fase di possesso proposto i tre a centrocampo non sono stati pronti ad inserirsi eccetto che nei minuti finali. Il Grifone, sempre attento nella prima parte della gara, ha cercato la verticalizzazione per i due attaccanti alla ricerca degli spazi e del minimo errore della Lupa ma non ha impegnato con difficoltà il numero uno giallorosso. Retegui si è battuto come un leone così come Ekuban, anche ad ogni pallone dalle corsie laterali, anche se pochi, ha cercato la battuta a rete.
Gila ha studiato una strategia anche senza Albert affidandosi alla forza di Ekuban negli spazi e a Retegui bloccando le corsie laterali. Gilardino e lo staff avevano preparato bene la strategia della partita e nel secondo tempo avrebbero potuto mettere la museruola alla Lupa con i cambi e sul piano fisico, invece l’espulsione di Paredes ha fatto più danni ai genoani che ai giallorossi.
Gilardino faceva i primi cambi al 67’ Thorsby per Strootman e Albert per Ekuban. Cambi giusti perché gli spazi erano tanti da poter sfruttare da parte dell’islandese, invece nel giro di pochi minuti il rosso a Paredes e il gol successivo di Lukaku su pennellata di El Shaarawy cambiavano non solo il risultato. La Roma, infatti, si chiudeva con una difesa più a sei che a cinque e gli altri cambi di Gilardino con Malinovskyi per Badelj e Vitinha per Vogliacco andavano a creare una sola grande occasione da gol con l’ucraino e una grande parata del portiere giallorosso, sfiorando il pareggio che sul piano del gioco sarebbe stato più che meritato.
Questa sconfitta come le altre per errori individuali o collettivi in difesa darà fastidio a Gilardino, per di più contro dei giallorossi ai minimi termini fisicamente, in particolare nel cuore del gioco con Pellegrini e Paredes. De Rossi con il sesto posto in classifica difficilmente potrà andare in Champions, considerati i tre punti di vantaggio di Gasperini e una partita da recuperare. Unica soddisfazione di De Rossi arrivare prima della Lazio con un pareggio all’ultima di campionato.
Gilardino nella mattinata che ha preceduto la gara sotto il Cupolone non è andato a vedere il Papa, ma ha firmato il contratto che lo lega al Genoa assieme al direttore Ottolini.
A fine gara è stato chiaro anche su come vorrà il Genoa del prossimo campionato: “vogliamo dare continuità ad un lavoro che dura da un anno e mezzo, ci sono basi importanti e dobbiamo arricchirci di giocatori affamati, questa è la volontà. Giocatori che hanno il desiderio di vestire questa maglia, di venire nel nostro stadio per affrontare le gare sia in casa che fuori con quell’ardore agonistico che contraddistingue il Genoa“. Il Genoa esce bene dall’Olimpico sul piano del gioco e identità tattica, confermando la solita squadra che non è rimasta a guardare contro le squadre che lo precedono in classifica, grazie alla sua compattezza e densità nel bloccare le incursioni avversarie, pericolosa nelle ripartenze. Oeccato che abbiano un po’ latitato i tiri.
Nella prossima ed ultima partita contro il Bologna Gilardino, lo staff e la Dirigenza vogliono una festa per salutare l’ottima annata giocata, riproponendo il G&G, Gila e gioco, per finire il campionato a ridosso della parte sinistra della classifica.