A margine del Festival della Lega Serie A che si terrà da oggi al 9 giugno prossimo a Parma è intervenuto il Presidente del Genoa, Alberto Zangrillo, presente per l’occasione. Una prima domanda riguarda la stagione appena conclusa: “Abbiamo un gruppo coeso in cui l’allenatore, che ha fatto da coach e da padre, ha dimostrato di riuscire a superare l’impasse derivata dal salto di categoria. Il mio ruolo è stato quello di cercare, estremamente consapevole dei miei limiti, di insegnare la regola di avere umiltà e ragionare step by step”.

Si passa poi alla conferma di Gilardino: “Derogando ai miei compiti, mi ricordo quando sono andato al campo della Primavera a dire: “Da oggi vi portiamo via il vostro papà, mister Gilardino”. Era un momento difficile nel quale però abbiamo saputo reagire positivamente. Si è costruita una situazione in cui lui è stato protagonista, ha creato il gruppo ed è entrato nelle teste dei ragazzi diventando un punto di riferimento. Mi ha colpito moltissimo un ragionamento fatto da Ancelotti quando gli hanno fatto i complimenti per la vittoria della Champions. Ha detto che il suo più grande compito sia stato creare un gruppo e vedere i ragazzi parlare fra loro. Insomma, stare bene insieme: ecco, io nel mio piccolo ho cercato di favorire questo concetto”.

Ancora, un passaggio sulle società con proprietà straniere in Serie A: “C’è la necessità di fare un grande sforzo, essere estremamente rispettosi di numeri e pragmatismo per rispetto istituzionale e cercare anche di discostarsi da alcuni elementi storici che caratterizzano il nostro calcio fatto di gioia e passione. Dobbiamo rimanere aderenti alla realtà cercando di modificare il modello di sostenibilità. Lo dico ai tanti tifosi qui seduti in platea: siate responsabili perché siete i primi attori di un cambio generazionale che deve cercare di modificare regole di un paese da riformare. Basti vedere gli stadi in cui si è giocata la Champions o i campi di tennis in cui sta giocando Sinner, a cui oggi va il mio pensiero e per cui siamo tutti in trepidazione, stadi e campi che sono assolutamente non in linea con lo standard a cui dobbiamo tendere. Genova? Ha una grande difficoltà orografica che non ci consente di avere spazi. Ce li dobbiamo inventare di volta e questo è un gravissimo problema. Ma il più grave problema è la burocrazia che non consente di sviluppare un’idea quando là si ha. Inter e Milan credo possano essere testimoni viventi di questa realtà perché si parlava di nuovo stadio nel 2017 e siamo nel 2024. E non è colpa, credo, delle due società”.

Infine, una domanda su Gudmundsson: “Non devono chiamare me, sbagliano numero. Lui è uno i ragazzi a cui vogliamo bene, a cui noi tutti gli abbiamo fatto l’augurio di poter inseguire il suo sogno. E alla fine Gilardino ha dimostrato che non è il singolo a fare la differenza”.


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