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Il Genoa che verrà

Affermava Amilcare Pallotti, storico talent scout ai tempi del Presidente Fossati, che “la prima squadra è il lampadario centrale, se è acceso illumina anche tutti gli  altri angoli della stanza“. Che poi è quanto successo dall’arrivo di Gilardino sul campo e dietro le scrivanie, grazie all’organizzazione sul campo, negli allenamenti, nelle gare, nel marketing, nella gestione della società con molte promesse mantenute. Solo una magagna: qua e là la mancanza di comunicazione.

Al Genoa si lavora per dare a Gilardino giocatori abituati al suo gioco. Consapevoli che nelle genti genoane si è assimilato il concetto di autoregolamentazione e autofinanziamento con le uscite di qualche pezzo da 90 della scorsa stagione. Leggendo i quotidiani sportivi questi pezzi da novanta avrebbero un nome preciso. Gudmundsson, Martinez, Retegui. La speranza è che per tutti e tre non ci siano le operazioni da supermarket del passato, esce uno affermato e ne entrano da testare.

Il modulo di Gilardino ormai è chiaro, con gli esterni giusti al posto giusto non vuole essere il 5-3-2 utilizzato negli Anni ’80 da Bagnoli e Scala. I due esterni, per far rendere anche la prima punta, devono essere uno più fantasioso, l’altro più difensivo, entrambi impiegati in un pressing offensivo con lo scopo di rubare il pallone sulla trequarti avversaria. Spesso lo si è visto poco nello scorso campionato con Retegui che vedeva più la porta di Martinez che quella avversaria. Recuperare il pallone negli ultimi 25/30 metri di campo consente alla squadra di essere lucida e precisa in fase realizzativa.

Perciò il primo appunto sul Genoa che verrà sarà valutare la fascia sia destra che sinistra. Tutti hanno visto che gli esterni della scorsa stagione sono stati delle grandi variabili che bisogna ringraziare per aver spesso giocato sulla corsia opposta. Ci hanno messo corsa e cuore, ma il rovescio della medaglia sono stati i pochi gol arrivati con cross dalle corsie laterali. Vitinha rimarrà altro anno al Genoa, adesso tocca a Spence ritornare al Pio Signorini.

Gilardino quando ha attaccato gli avversari oltre la metà campo ha fatto la differenza in gare importanti. Per non soffrire con la difesa a tre ha fatto utilizzare la “marcatura d’anticipo” sostituendo la “difesa della porta”. Difendere la porta per un difensore significa posizionarsi tra il proprio avversario e la propria porta, nella “marcatura di anticipo”, il difensore si posiziona nella linea immaginaria che unisce il pallone e la porta (quando la sfera è laterale) cercando sempre di forzare l’anticipo: Bani ne è stato l’esecutore principale, ma in sua assenza sono cresciuti De Winter e Vogliacco, l’esperienza vissuta nelle ultime gare di campionato li temprerà per la prossima stagione. Con Vazquez, il migliore per continuità di rendimento, Matturro e Marcandalli da crescere la difesa dovrebbe rispondere presente per la prossima stagione. Il Genoa che verrà, per quanto riguarda difesa e centrocampo, potrebbe essere protagonista con l’innesto di  un mediano  “coast to coast”.

Per quanto riguarda l’attacco, se ci saranno le uscite di Albert, Retegui e anche quella del portiere Martinez, anche se la sicurezza nel calcio è difficile averla anticipatamente, non ci sono domande da fare all’abile Direttore Sportivo Ottolini, a Spors, allo scouting, alla dirigenza in loco: avranno già fatto quanto necessario per essere pronti a gestire una lista di sostituti per i giocatori in odore di partenza, il tutto per non perdere terreno con la concorrenza e non spendere inutilmente.

Inutile nasconderlo: tutto il calcio è in crisi.  Non possiamo pretendere che le cose cambino nella massima categoria se continuiamo a fare le stesse cose.  Occorre creatività da parte dei dirigenti do FIGC e Lega Serie A (vedere cosa si è fatto per e atletica), che non si rendono conto che la creatività potrebbe – anzi dovrebbe – nascere dall’angoscia di non voler cambiare.

Per quanto riguarda il Genoa abbiamo visto negli ultimi due anni, come direbbe Einstein, che “è nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato“.

Tutto è avvenuto grazie al lavoro di Zangrillo, Blazquez, Ricciardella, Spors, Ottolini, Gilardino e tutti gli altri che timbrano il cartellino ogni mattina. Per quanto riguarda il futuro calcistico in casa Genoa non ci sarà si sicuro incompetenza, basta ricordarsi i nome che sono usciti dal cilindro del Vecchio Balordo negli ultimi tre anni e che hanno generato plusvalenze per un futuro migliore.

A proposito di luce da continuare ad accendere vi è quella di Michele Sbravati, non solo per i risultati eclatanti del settore giovanile nella stagione che sta per finire, come nel passato,  ma anche per i calciatori passati dalla Primavera nei campionati professionisti.

La luce è una fonte di illuminazione, che sia naturale come il sole o artificiale come il lampadario, e nel settore giovanile (che ieri ha colto anche la finale Under 15 contro la Roma) lo è grazie all’esperienza e alla conoscenza di Sbravati, capace di capire e organizzare come deve muoversi per adesso il settore giovanile del Genoa, in pellegrinaggio tra i campi dilettantistici  della provincia per fare gli allenamenti.


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