A margine dell’evento “Incontri d’estate” organizzato da Telenord, Alberto Zangrillo, presidente del Genoa, ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Il mio compito è anche quello di educare, io sono il presidente, tu sei il giocatore e devo dire che in questo il Genoa è stato straordinario. Il Genoa è un gruppo bello, pulito e noi dobbiamo garantirne la continuità. Sulla continuità economica si è espresso l’amministratore delegato, quindi ci siamo espressi a riguardo. E’ innegabile che esistano delle difficoltà la cui entità non conosciamo. Possiamo dire, come ha detto l’amministratore, che non viviamo e non immaginiamo che ci possano essere riflessi sulla società Genoa. Per quale motivo? Perché è una società sana, governata in modo sapiente e anche tutorata in modo sapiente. Voi sapete che il nostro direttore sportivo ha un direttore di gruppo, il nostro amministratore delegato ha un amministratore delegato di gruppo. C’è una governance con il controllo reciproco e una collaborazione. C’è un’acquisizione di dati quotidiana e noi speriamo che si possa, nel rispetto della giustizia, garantire su quelli che sono i fondamentali di tipo economico di una società che ha ben operato e che noi pensiamo che debba continuare a ben operare. Qualcuno ha letto in modo speculativo alcune mie dichiarazioni quando io dissi ‘finché rimarrò al Genoa vorrà dire che…’. No, io se respiro aria pulita, se c’è dialogo, reciproca stima e condivisione – pur non avendo deleghe specifiche – io ho questo ruolo e continuerò a mantenerlo perché lo ritengo importante e di garanzia. Io mi assumo responsabilità nei confronti di tutti i tifosi genoani, che non sono soltanto quelli che vanno in 33mila allo stadio, ma sono tutti quelli che ci seguono e che garantiscono il ranking reputazionale e di grande storia che ha il nostro grande Grifone“.
Dove può arrivare questo grande Grifone?
“Io sono sempre poco propenso a far sperare e come mi ha insegnato Adriano Galliani, so che il calcio è crudele. Io penso che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per fare ciò ci vuole un consolidamento del valore economico che, come ha detto Blazquez, consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci e di cui sei padrone e che ti consenta di dire di no al signor Marotta che vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, ma lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa continuare a sognare. Il Genoa deve essere padrone di sé stesso, perché se vende Martinez pensa di poterselo permettere. Se va via lui, arriva un altro Martinez o meglio di Martinez, se va via Gudmundsson come quando è andato via Dragusin, che poi abbiamo visto che siamo riusciti a prendere meno gol nel girone di ritorno rispetto all’andata“.
Tu hai un rapporto diretto con i giocatori: cosa sono i giocatori e i ragazzi che incontri negli spogliatoi?
“Non dobbiamo pensare che i calciatori siano per forza di cose visceralmente innamorati del Genoa come lo siamo noi perché noi siamo masochisti, abbiamo pianto, siamo andati in trasferta e ci siamo menati (ride, ndr). Quando parli con il capitano, Milan Badelj, vedi una persona istruita e per bene, quando guardi negli occhi Morten Frendrup guardi negli occhi tuo figlio, perché è bello, pulito e con lo sguardo aperto. Quando guardi Gudmundsson vedi un ragazzo pieno di vita che sa di aver dimostrato quello che non pensava di poter dimostrare. Io mi ricordo che nella prima metà del campionato di Serie B c’era qualcuno che diceva ‘Hai mai visto un islandese che gioca a calcio?’. Adesso l’islandese ce lo chiedono tutti, quindi grazie Spors. Detto questo, se noi gli diamo uno e c’è qualcuno che ha 27 anni gli dà cinque, l’islandese va dove gli danno cinque e rimarrà onorato di aver giocato con noi e noi siamo onorati di averlo qui con noi. Io non voglio fare il patetico, ma di tutti coloro che hanno indossato la maglia del Grifone e sono voluti rimanere e ci sono ancora adesso io ne ho uno in mente: si chiama Marco Rossi, è andato in C ed è tornato in A. I vari Milito, celebratissimo e amatissimo, ci hanno salutato quando dovevano salutarci. Così continuerà a capitare come capita a mister Lukaku, che ha giocato all’Inter, è andato alla Roma e adesso forse torna a Milano. Abbiamo capito cosa è il calcio, non illudiamoci: è quello. Cerchiamo di ricavare il meglio da questo sport, che deve rimanere tale e se possibile anche un modello per i nostri ragazzi“.