Il Vecchio Balordo è più rock. Gli allenamenti in Val di Fassa continuano a far vedere un altro spartito musicale di Gilardino, caratterizzato da ritmi aggressivi, curando la tecnica calcistica. Il gioco del calcio esige attualmente disponibilità atletiche di corsa, scatto ma come sempre richiede soprattutto abilità nel trattare il pallone, qualche volta mancato nel passato, arrestarlo, calciare, nel saperlo manovrare affinché vengano attuati gli schemi che consentano alla squadra di avere la meglio nei confronti dell’avversario.

Si lavora con i singoli reparti per possesso e intensità per essere pronti al sistema di gioco da voler attuare con allenamenti impostati su giochi di posizione e partitelle a settore.

Gilardino non sorprende più neanche i calciatori più navigati con la sua schiettezza nel cercare di far capire concetti chiari e metodi naturali, volendo allenare con lo staff tutti i giorni il sistema di calcio da adottare e le sue varianti, in particolare in corso di partita.

Esistono vari momenti in una partita, i numeri di modulo tanto cari agli addetti ai lavori esterni hanno l’idea principale: mantenere il possesso e rubare subito il pallone specialmente quando si perde. Niente possesso sterile: se si ruba pallone alto bisogna castigare. Se invece si conquista pallone in fase difensiva bisogna costruire da dietro con il fraseggio.

Gilardino coinvolge negli allenamenti non solo i calciatori ma anche tutti i collaboratori. Difficilmente qualcuno è statico.

La tattica è la padrona e non solo durante l’allenamento ma anche nelle partitelle. Tutto il lavoro di Gilardino è impostato sulla tattica ma anche sulla tecnica, oltre i fondamentali del gioco del calcio come accennato in precedenza sulla: posizione del corpo, controllo del pallone e mai prendere un uno-due in fase difensiva, con uno solo scopo seguire il calciatore e dopo il pallone.

Al mattino la squadra si è ritrovata al completo sul rettangolo verde (a parte solamente Marcandalli e Retegui), impegnandosi in esercitazioni di tiro in porta e movimenti a coppia a forbice. Poi alcuni minuti di torello e scatti di 30 metri ripetuti, prima di passaggi in corsa con sovrapposizioni. Spazio poi a partitelle 5vs5 e 8vs8 a varie metrature di campo, con azioni individuali e collettive in fase di possesso e non. Tutte esercitazioni svolte ad alta intensità tramite i principi elementari di entrambe le fasi di gioco affinché tutto potesse avvenire nel modo più rapido ed efficace. Al pomeriggio, invece, lavoro in palestra per tutti tranne che per Mateo Retegui, impegnato in esercizi di confidenza con il pallone insieme al classe 2006 Lorenzo Venturino.

A Moena si continua a lavorare sul lavoro di Gilardino, positivo nei due anni precedenti, riproponendo qualcosa già vincente. Il Vecchio Balordo non ha bisogno di rodaggio. Può contare su certezze consolidate in ogni zolla del campo ma anche al di fuori: assetto dirigenziale, staff tecnico, preparatori atletici, fisioterapisti, magazzinieri, addetti stampa, team manager. Una maturità che può portare risultati nel futuro.


Quelli che pagano: la terza puntata dal ritiro del Genoa a Moena