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Genoa, Badelj: “Nel ritiro stiamo dando continuità. L’obiettivo è fare meglio dell’anno scorso”

Al termine dell’allenamento di oggi che si è svolto al Campo Sportivo Benatti, Milan Badelj, capitano del Genoa, ha rilasciato una lunga intervista ai nostri microfoni:

Ho avuto due giorni di febbre, ma adesso sto bene. Molto bene, i ritiri vanno sempre bene in generale. I ragazzi si vedono dopo un po’ di tempo quindi c’è anche allegria e ognuno di noi non vede l’ora di tornare a lavorare, anche se ci piacciono le vacanze. Stare insieme è anche bello, i rapporti si uniscono ancor di più. Questo ritiro qui è andato anche sopra la media, l’80 o 90% dei ragazzi dello scorso anno sono rimasti. Non abbiamo iniziato, abbiamo continuato. Questo è molto importante“.

Retegui è rientrato prima: ha chiesto il permesso al capitano?

Anche se me lo avesse chiesto glielo avrei dato. Siamo contenti sia partito prima, la prima partita ufficiale è il 9 agosto e siamo già al 24 luglio. Meno male che è arrivato. Differenze rispetto allo scorso ritiro? Abbiamo continuato come abbiamo finito, non come eravamo l’anno scorso in questo momento. Anche negli allenamenti potete vedere più qualità.”

Domani ci sarà l’ultima amichevole con il Mantova, poi ci sarà la Coppa Italia. E’ un possibile obiettivo?

“Oggi come oggi non abbiamo pensato di vincere la Coppa Italia o la prima con l’Inter. Siamo in fase di preparazione. In generale un pensiero per la Coppa, allora avere la finale all’Olimpico con tutte le squadre che partecipano vogliono arrivare lì. Se farebbe impazzire i tifosi? Sicuramente sì”.

Ci sono tanti giovani. C’è qualcuno che ti ha colpito in particolare?

“Tutti quanti, sono cinque o sei, hanno il diritto di essere qui, le potenzialità le hanno. Solo il tempo ci darà la risposta e ci dirà dove possono arrivare. Ma le potenzialità le hanno”.

Con questa rosa a disposizione c’è la possibilità di gestire le risorse?

La possibilità ci deve essere per forza. Credo sia in buone mani per quanto riguarda la condizione. Ognuno di noi è diverso ed è più predisposto a subire determinati infortuni, sia geneticamente che di postura e di posizione in campo. Ognuno ha l’obbligo di tenersi in forma e bene, avere una dieta sana. Il campionato si è prolungato da quando non c’è più la sosta e ci sono più recuperi. Il campionato è lungo”.

Ormai le partite di giocano in sedici…

La partita tiene un ritmo più alto rispetto a prima, un altro discorso poi è per le squadre che giocano settanta partite all’anno. Per loro i cinque cambi sono fondamentali. Non so se salvano la vita perché non sono spremuti a fine stagione, ma un pochino li aiuta. Quando erano sette in panchina aveva senso fare tre cambi. Avendo dodici giocatori in panchina e avere la possibilità di soli tre cambi, lascerebbe ben otto giocatori fuori. Sarebbe pesante. Avendone cinque, anche da quel punto di vista, ancora più ragazzi si sentono coinvolti veramente nel calcio, nella squadra e nel gruppo“.

Chi è Gilardino? E poi ci sono anche quelli di esperienza che aiutano la squadra. Tu poi parli moltissimo in campo 

Parlo così gli altri devono correre per me, se non parlo devo correre di più (ride, ndr). In ogni squadra questo tipo di gerarchia esiste. L’allenatore è il responsabile, poi ci sono due o tre giocatori che hanno più esperienza e hanno le responsabilità in campo. Gila l’ho avuto anche come compagno di squadra e per me era un onore avere un Campione del Mondo in squadra con me. Ora avendolo come allenatore – perché lì avevamo fatto solo sei mesi – a me aiuta tanto. Mi capisce e già lì la mia confidenza sale, mi permette di giocare più libero e di fare qualche errore anche negli allenamenti, dove cerco di andare oltre. Lui capisce  e io capisco che lui lo capisce. Si crea questa sintonia. Lui ha questo, non solo nei miei confronti ma anche in quello degli altri. Uno spessore umane davvero da prendere come esempio, i ragazzi che sono più giovani se ne accorgeranno meglio ancora più avanti nella loro carriera. Ma tutti siamo consapevoli di averlo come allenatore. Le strisce per terza orizzontali? Anche se le strisce non esistono, il concetto è quello e la palla arriva là. Sono più orientamento per la posizione“.

Non c’è stato il rodaggio da parte di questa squadra, con allenamenti ad altissima intensità. Questo è il nuovo metodo di giocare?

Il calcio è diventato molto più uomo su uomo, con la pressione alta. Altrimenti si abbassa di più. Ma abbiamo visto anche partite in cui la Francia se non recuperava il pallone alto, si abbassava tantissimo. Lo stesso la Spagna con la Croazia, quando non riuscivano a prendere palla nei primi secondi. Magari c’è un pochino meno nella zona media. Quello che fai in zona media con la linea alta, hanno dietro difensori forti fisicamente e veloci che possono scattare. Noi cercheremo di mantenere l’intensità lì, poi ci sono gli avversari. Se trovi i bravi che riescono ad uscire dalla pressione magari tirano in porta. Se saltano la prima pressione, sei abbastanza vulnerabile. Lì bisogna trovare l’equilibrio“.

Noi poi abbiamo i giocatori di qualità per fare male…

Quando abbiamo palla noi, abbiamo le qualità con Albert, Vitinha, Caleb e Mateo. Se li troviamo lì, diventano letali. Se non li troviamo abbastanza, diventano anche loro meno pericolosi e noi siamo meno pericolosi. Anche per l’avversario sarà più facile perché perdono il loro pericolo“.

Il Mantova ha perso 3-0 dal Napoli, ma sembra abbia giocato molto bene con il gioco di Possanzini…

“Anche nelle amichevoli è sempre bello vincere, mentre è sempre brutto perdere sia in campionato che in Coppa. Cercheremo di fare il nostro e vincere le partite. Lo scorso anno il Venezia era molto davanti a noi in preparazione, noi eravamo un po’ indietro”.

Cosa rappresenta per te il Genoa?

E’ una continuità e avere la possibilità di averla mi da una grande soddisfazione, mi sento ancora calcisticamente vivo. Poi portando la fascia nel Genoa conta, oltre alla responsabilità sono molto onorato. Cosa è mancato alla Croazia all’Europeo? Siamo partiti con il piede sbagliato, non ci ha aiutato. La seconda partita, che di solito facciamo molto bene, siamo un po’ mancati“.

L’obiettivo come squadra in questa nuova stagione?

“Proporre un calcio propositivo e divertente. La posizione se sarà ottavo posto, Europa, decimo posto o qualcos’altro vedremo. Ci sono diversi fattori che influiscono. L’obiettivo è fare meglio dell’anno scorso. Il gruppo? L’abbiamo sentito l’anno scorso, nelle settimana prima della sfida interna con l’Hellas Verona e prima delle trasferte contro il Sassuolo e la Salernitana. Erano bivi, quelle dietro sembrano rialzarsi e quella davanti sembrano scappare. Tu sei nel momento in cui ti devi aggrappare a loro e non le fai scappare, altrimenti rimani nel gruppo lì. Lì non siamo mancati. La forza del gruppo ci permetterà di sopravvivere in quei bivi che ti permettono anche di giocare contro il Milan a San Siro o altre”. 


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