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Peccato

Un peccato per il Vecchio Balordo e il suo popolo: avrebbero potuto festeggiare il  compleanno con il primo posto in classifica, inaspettato e aspettato per tanti anni, e godersi il 7 settembre e i quindici giorni di stop al campionato.

Di peccato c’è ne solamente uno mortale ed è il suicidio, che è poi quello fatto dal Genoa dopo il primo gol del Verona. Grifone rimasto con gli artigli piantati per terra, avulso nella maccaja, mettendo da parte la testa e il ragionamento su come riprendere il risultato anche sotto di due a zero.

Peccato per le due reti mancate nel primo tempo. Peccato per il calcolo sbagliato di Gollini che invece di tuffarsi ha pensato di deviare il pallone quasi da fermo. Peccato che tutto questo abbia permesso al Verona al secondo tiro in porta nei quasi 100’ giocati di fare gol.

Peccato che i cambi di Gilardino programmati come un computer questa volta non abbiano  avuto l’effetto desiderato nel cuore del gioco. Gilardino aggiungeva attaccanti e il Verona difensori finendo con otto tra centrali, braccetti ed esterni.

Peccato che lo spirito gagliardo visto fino al gol veronese non ci sia stato, come tante altre volte, anche nelle difficoltà. Ad esempio dentro il Ferraris dopo il vantaggio dell’Inter alla prima di campionato.

In conferenza stampa, Gilardino dopo essere uscito dal campo infilandosi nel tunnel come la Freccia rossoblù senza salutare nessuno, dopo aver contato fino a 100 e con un aplomb invidiabile, ha messo sul tavolo dei carichi sulla sconfitta amara e patita: “Dopo il gol abbiamo pensato singolarmente e non di squadra, indipendentemente dal rigore”. “Credo che dopo il gol dello 0-2 ci sia stata troppa confusione da parte nostra. Dobbiamo mantenere lucidità, essere calmi e non frenetici”. “Le squadre cosiddette medio-piccole quest’anno si sono rinforzate tutte rispetto all’anno scorso: sarà dura vincere contro chiunque sia in casa sia fuori”. L’ultima frase è condita di rammarico a 36 ore dalla fine del calciomercato perché il Grifone non è riuscito a completare la rosa.

Il Genoa nel primo tempo si è battuto da Grifone contro una squadra che più della tattica e del gioco ha utilizzato la fisicità, dura nei contrasti che Ayroldi ha difficilmente punito con i cartellini: Dawidowicz ammonito alla quinta entrata pesante ha avuto il coraggio di contestare il provvedimento facendo il segno che era il primo fallo.

La sconfitta ha indubbiamente amareggiato, ma il Genoa rimarrà concreto. Gilardino e lo staff sono consapevoli che per fare risultati bisogna avere fantasia e imprevedibilità.

Messias ci prova, Vitinha anche malgrado contro il Verona ne abbia fatto vedere solamente due di giocate. Il calcio è bello, si fa con la qualità e con il Verona se ne è vista poca. Le marcature ad uomo del cuore del gioco hanno fatto fare fatica al centrocampo genoano di proporre gioco. Il gioco laterale c’è stato ma poco continuativo. Pinamonti ha provato a fare il pivot, ha messo il proprio corpo tra l’avversario e il pallone, ma è sempre stato sopraffatto dalla marcatura ad uomo. Quando ha provato a controllare il pallone con l’arto opposto rispetto a quello offerto all’avversario è stato steso.

La forza del Genoa e di Gilardino nelle altre due gare giocate è di non aver mai perso la giusta attenzione. Era importante alla terza di campionato dare continuità di risultati, era importante andare alla sosta con altro risultato positivo.

La sosta dovrà essere positiva per mettere in carreggiata gli infortunati e portare tutta la rosa al top di rendimento anche se le assenze saranno molte per gli impegni con le nazionali. La sosta dovrà anche far pensare di cambiare qualcosa nel cuore del gioco.

Il gioco del Genoa è leggibile da tutti gli altri allenatori. Colleghi di Verona sono rimasti stupiti della formazione mandata in campo da Zanetti dopo che in tutta la settimana ne aveva provata un’altra. Tutto deciso nella riunione prima della gara con il Grifone.

Il Genoa di Gilardino vuole continuare a migliorare anche pensando alla rinuncia di giocatori importanti. In campo Gila e lo staff vogliono calciatori che per carisma, carriera e abitudine siano in grado di giocare al meglio le partite.

Ayroldi altra delusione sul piano disciplinare dopo i fatti in casa dell’Inter nello scorso campionato. Ha permesso il gioco duro all’Hellas e non ha punito le infrazioni del gioco falloso con uniformità. Non ha utilizzato con congruità i cartellini gialli ammonendo Frendrup e Sabelli al primo fallo e i veneti dopo 3 o 4 interventi duri, giustificandosi con l’applicazione del vantaggio mai andato a buon fine.

L’errore più grande l’entrata con il piede a martello di Harroui su Vogliacco, 43’ del primo tempo, punito con il giallo. Serra al VAR, uscito dai ranghi arbitrali per problemi tecnici, non sappiamo se lo abbia invitato ad andare davanti al monitor, come già successo tre volte per medesimi falli nelle precedenti due gare di campionato.

Sul calcio di rigore il pallone è andato sul gomito di Thorsby, ma non è andato incontro al pallone, non è stato toccato intenzionalmente, non ha aumentato lo spazio occupato dal corpo, elementi che rivisti dal VAR e dall’arbitro davanti alla TV avrebbero potuto non accordarlo.

Lo stomaco di Gilardino e del suo popolo, in questi quindici giorni di sosta su cui germoglia il pensiero del futuro e nonostante la sconfitta dentro il Tempio, dovrà essere positivo. Con l’ottimismo ritorna quello già visto in campo. Nel pessimismo non c’è nulla, non solamente nel calcio.


Genoa, Gilardino: “Sconfitta amara. Dobbiamo concretizzare quello che si crea, ci lavoreremo”

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