Inizia un nuovo campionato da dopodomani? Probabilmente sì perché quest’anno gli anni dispari che lasciavano più respiro ai club non essendoci grandi tornei per le nazionali Mondiali o Europei non ci saranno.
La stagione 2024/2025 presenta infatti due novità non di poco conto: l’allungamento della prima fase di Champions ed Europa League, dove le giornate della prima fase passeranno da 6 a 8, e l’abolizione della tradizionale pausa del mese di gennaio, a causa della quale il campionato non si fermerà mai da Natale alla Befana. Andrà quindi in scena una lunga maratona invernale con il clima rigido, ma soprattutto nuovamente con il calciomercato aperto che farà ballare il rendimento sul campo e gli umori dei calciatori.
A fine stagione poi, anche se interesserà poco alle altre 18 squadre, ci sarà il Mondiale per club che vedrà impegnate Inter e Juventus tra giugno e luglio. Saranno le rose aumentate e la preparazione a fare la differenza per le nove sorelle europee, compresa la Fiorentina? Oppure ci saranno tante ripercussioni nel giocare ogni tre giorni e mettere in preventivo qualche outsider a disturbare le solite sette sorelle? Visti gli infortuni muscolari senza lo stress di gare ravvicinate fino alla sosta per le Nazionali di settembre, il trend sui muscoli dei calciatori non ispira fiducia.
Al fischio di inizio nelle prime gare, sabato alle ore 15, tutte le squadre sperano di mandare in campo gli infortunati con 15 giorni di allenamenti e terapie, in ansia per il rientro alla base di quelli che hanno giocato Oltreoceano, in gruppo da domani. Un campionato che potrebbe iniziare a dare certezze non a marzo, come sempre, ma già a fine gennaio. Per il Vecchio Balordo, il baluardo del prossimo campionato sono Gilardino e il suo staff.
Nelle conferenze stampa ha sempre detto di essere in continua comunicazione con la Direzione Sportiva e di non voler illudere nessuno, come se si aspettasse che nulla o poco sarebbe arrivato dal calciomercato estivo per rimpolpare la rosa a disposizione.
Giustamente Mister, perché, “l’illusione far passare la vita come la salsa fa passare il pesce“, diceva J. Normand, nel calcio non porta da nessuna parte.
Le prime due gare di campionato, oltre muovere la classifica, hanno lasciato altri segni tangibili sul futuro rossoblù a quarti, peccato che non siano stati alimentati da qualche occasione del mercato per continuare ad avere la certezza, come dal primo giorno di allenamento a Moena, che la squadra fosse già pronta, al di là delle due uscite importanti, mancanti in Val di Fassa per vari motivi, programmate da tempo non solo dalla società, ma anche dai tifosi.
Le motivazioni e le ambizioni sono state di buon auspicio, soprattutto sono arrivati segnali più che importanti da parte dei calciatori contro l’Inter e il Monza. La caduta casalinga con il Verona ci può stare, anche se ha lasciato la bocca amara per mancanza di cuore e grinta alla ricerca del risultato dopo lo svantaggio.
Come Diogene, Gilardino fa capire un’altra volta che ricerca l’uomo fuori dal campo e sul terreno di gioco cerca il calciatore. Chi si allena bene, gioca. Tutti devono stare alle stesse regole altrimenti non ci sarà disciplina. Tutti per giocare devono correre alla stessa maniera.
Un “Total” Gila che, per avere successo nella prossima stagione come accaduto negli ultimi due anni, dovrà attraversare come una tempesta i muscoli e la mente dei giocatori: la Madonna della Guardia dall’alto li protegga.
Con questo metodo di lavoro Gilardino, dopo Scoglio, Bagnoli, Gasperini o Ballardini, ha dato soddisfazioni al popolo rossoblù parlando di risultati verso l’alto e di gioco.
In questa stagione l’operazione non sarà facile: manca la qualità, dovrà essere la bravura del tecnico a fare la differenza, lanciando qualche giovane e facendo pochi calcoli, senza per adesso considerare il mercato di riparazione di gennaio.
Dovrà essere lui, Gilardino, a moltiplicare le qualità dei singoli attraverso un gioco mandato a memoria con l’aiuto dei top. Le chiavi in mano al tecnico saranno le stesse da quando si è seduto sulla panchina rossoblù a quarti, prima fra tutte quella del coraggio, la dote mostrata dalla squadra in molte gare. Poi c’è il sacrificio da richiedere in ogni occasione a tutti i calciatori utilizzati. E infine il gruppo non solo sul prato verde giocando da squadra, ma anche dentro lo spogliatoio creando un’unione solida.
Probabilmente Gila e lo staff dovranno fare qualche altro miracolo calcistico e avranno bisogno dell’aiuto dentro il Tempio dei giovani (che sono tanti) e dei vecchi.