Il primo pranzo calcistico del campionato 2024/225 poteva essere difficile da digerire per i 33.000 accorsi nel Tempio e per tutti quelli davanti ai televisori di fronte alle tavole imbandite.
Considerato che le analisi nel calcio non si fanno sui 100’ di partita, ma sugli episodi: il Genoa nel primo tempo poteva apparire anonimo, mediocre, scialbo, insipido senza il sale della qualità se lo si confronta con quello visto nel secondo tempo.
L’antipasto ieri era stato rumoroso per l’assenza di Bani sugli spalti all’arrivo delle formazioni. Per una trentina di minuti in Genoa-Roma, pur senza spunti di qualità, la squadra di Gilardino aveva prodotto il suo gioco di attacco alla Lupa lottando su ogni zolla di campo, sulle seconde palle, sfiorando anche l’occasione da gol. L’operazione Ekuban che si scambiava il ruolo di prima punta con Pinamonti metteva in crisi la difesa a tre giallorossa.
Prima del gol della Roma la chiave del gioco giallorosso era stato Dybala che non ha seguito il ruolo da seconda punta (non ha toccato pallone per una ventina di minuti) muovendosi spontaneamente a tutto campo e facendo saltare la marcatura a zona nella porzione di campo dove agiva. Le uniche due azioni importanti dei giallorossi sono state due ripartenze della Joya e di Pisilli iniziate nella propria metà campo, servendo ai compagni palloni invitanti e trovando un Gollini autore di due grandi parate.
Il gol romano ha rattrappito la grinta del Vecchio Balordo per una quindicina di minuti: meno male che c’era l’intervallo e Gilardino è riuscito a mettere il Grifone in asse non solo con le sostituzioni.
Altro Genoa nel secondo tempo, altra tattica, altro schema, ma anche un’altra Roma, una pajata saporita saporita solo nei cognomi che giocavano senza costrutto. Lupa che non è stata in grado di far fare una parata a Gollini in contropiede. Quando attaccavano, riaffiorava un difetto che De Rossi non è riuscito a migliorare come nelle altre gare giocate: attaccare senza perdere le misure. De Rossi ci ha messo del suo cambiando Dybala per Baldanzi e facendo entrare Capitan Pellegrini ai minimi termini fisicamente.
De Rossi per conservare il risultato è passato alla difesa a quattro facendo entrare Hermoso sulla corsia di sinistra, posizione che difficilmente ha ricoperto nell’Atletico Madrid.
Il Genoa alzava il baricentro con Malinovskyi centrale e con Badelj mezzala, il solito rubapalloni Frendrup mediano con la difesa a quattro, con Vitinha ed Ekuban alle spalle di Pinamonti. Un Grifone che ha fatto gioco dentro il centrocampo avversario e l’area davanti al portiere Svilar per tutto il secondo tempo alla ricerca di un pareggio strameritato.
Il Genoa in questo momento ha una difesa di sostanza: chiunque giochi, è bravo nel dare il meglio nella marcatura. Vi è una rosa che rimane concreta: toccherà non solo a Gilardino e lo staff dare imprevedibilità e fantasia, ma toccherà soprattutto all’infermeria.
A fine partita agli addetti ai lavori e ai tifosi genoani in uscita dal Ferraris veniva posto subito l’enigma: giocare a tre o a quattro in difesa? Contano nulla i numeri dei moduli: 12 squadre su 20 in campionato iniziano con la difesa a tre, ma la manovra deve scorrere fluente e facile con le funzioni che hanno sostituito i ruoli. Il 3-5-2, il 4-4-2 e le sue variabili servono solamente a capire e “leggere” la formazione, anche se ormai è di moda nel commentare le gare abbandonarsi alla disputa degli schemi indicando “quinti” e “braccetti”.
Per gli allenatori e i loro staff le partite si preparano secondo gli avversari da incontrare. Se giocano contro una squadra che gioca solo a difendersi e con una sola punta , tocca al più tecnico della difesa ad aggiungersi ai centrocampisti in fase di possesso con i difensori che salgono a sorreggere la manovra aiutando a rifinirla e concluderla.
Bravi Gilardino e lo staff: fare cinque punti in quattro gare. È inutile girarci intorno: la qualità contro la Roma era ai box. Messias e Miretti, in particolare: senza il loro pensiero, la loro sensibilità e personalità fuori dalla tattica è difficile lavorare per qualsiasi tecnico. Se si fa un esame di tutti i grandi allenatori del passato coloro che sono risultati buoni e vincitori avevano sempre avuto un campione in squadra che facesse la differenza.
Samo alla quarta giornata e si è visto di essere capaci di andare oltre qualsiasi cessione eccellente avvenuta. Se la sfiga degli infortuni abbandonerà il Pio Signorini, il gioco del Vecchio Balordo preciso e rodato conterà di più sull’interpretazione fantasiosa per essere più costruttivo e sbalzerà meno sulle montagne russe di questo campionato, tenuto per mano dal Violinista.
Il gol della Roma durante tutta la gara e anche dopo non è stato sviscerato dalle linee del goniometro del Var. DAZN ha mostrato la parte finale dell’azione quando chi ha segnato era in posizione regolare.
Il fuorigioco era negli attimi precedenti e il primo assistente Cecconi sotto la tribuna aveva tirato su la bandierina per segnalarlo, subito recepito dal direttore di gara Giua. Il VAR invece è intervenuto con Gariglio, mandato a casa con il fischietto in bocca per motivi tecnici, fermando il gioco per 5 minuti con la tecnologia in tilt. A questo punto dopo anni di VAR c’è da chiedersi se non sia meglio cambiare il nome dei collaboratori dell’arbitro da assistenti, i vecchi “guardalinee”, in segnalinee (termine sbagliato e offensivo)
Se il pranzo poteva essere indigesto, il gol all’ultimo minuto lo ha trasformato in un “babà” al rhum, impregnato dall’amore di tutti i presenti dentro il Tempio che seguono senza mai perdere la speranza di vedere il Grifone volare.