Tristezza non tanto per il risultato con la Juventus, ma per il modo con cui è arrivato. Tristezza per il Tempio vuoto. Tristezza per le famiglie fuori dal Ferraris per cercare di saltare e gioire comunque per un gol del loro Genoa.
I dolori, le delusioni e la malinconia delle tre gare perse in questa settimana rendono il Popolo genoano scontento non solo per i risultati, ma anche per tutti i pettegolezzi che girano intorno alla società. Sono questi ultimi, i pettegolezzi, che tolgono valore e dignità alla storia del Genoa.
Rammaricarsi e arrabbiarsi per quello che sta succedendo è giusto. Il Genoa sul campo però non è finito, visto che la squadra è compatta con l’allenatore, come è stato rimarcato dallo stesso in conferenza stampa. Non si può neanche sorridere se non si troverà la quadratura di intenti anche al secondo piano di Villa Rostan come negli anni passati dopo l’arrivo dei 777.
Nel primo tempo la difesa accanita della porta di Gollini ha avuto successo. La Signora del calcio italiano non ha tirato una sola volta verso la porta rossoblù a quarti. La conquista della porta di Perin (mai un tiro fino agli ultimi minuti di gara) non è avvenuta perché vi è stata l’astuzia di approfittare di qualche errore bianconero, ciccando facili ripartenze e facili passaggi.
Il calcio di Gilardino in questo momento, viste le assenze importanti di Malinovskyi, Messias e in corso di gara Badelj è fondato sul nerbo atletico, ma manca l’abilità del giocoliere per incidere negli spazi. Il pallone fa fatica con il 5-4-1 visto contro la Samp e la Juve e anche Vitinha gioca a centrocampo, in difficoltà ad esprimersi in geometrie pur labili e un disegno tattico che possa impensierire la fase difensiva avversaria .
Il disegno del Mister e dello staff c’è, ma i passaggi facili sbagliati, i contropiedi tre contro due mai puntuali e precisi, non possono incidere e non portano non tanto ad un gol, ma neppure ad un tiro verso la porta avversaria.
Tirare in porta senza gli uomini giusti nel cuore del gioco e tra le linee è diventata un’impresa. Il gol è una scommessa. Il Genoa in queste ultime tre gare non ha dato più l’idea di essere una coperta corta, ma addirittura una coperta cortissima.
C’è voluto un rigore colpo di mano di De Winter dopo tre minuti di gioco nel secondo per sbloccare la gara e permettere alla formazione bianconera di poter correre negli spazi. La foto della partita è diventata subito in bianco e nero e non rossoblù. I giocatori del Genoa se si difendono bene, chiudono gli spazi in porta gli avversari non tirano (1° tempo), ma se provano ad attaccare beccano gol negli spazi (2° gol di Vlahovic).
Gilardino alla fine del primo poteva essere contento ricordandosi la gara quando giocava, allenatore Marino, e del pareggio conquistato con le unghie anche se lui e Palacio avevano dovuto fare lotte titaniche con i difensori. Nel secondo tempo Gilardino ha mandato in campo la gioventù in panchina.
Ahanor nel primo tempo, un 2008 al debutto in serie A dal primo minuto contro Nico Gonzalez. In fase offensiva quando ha spinto in avanti ha messo in difficoltà Nico e Capitan Danilo, peccato che non abbia voluto tentare il tiro, in fase difensiva ha talvolta faticato. Poi sono entrati il classe 2005 Kassa e il classe 2002 Ankeye. Ci hanno provato.
Anche con i giovani in campo il problema del Genoa non è migliorato nelle ripartenze, nel possesso pallone, nel palleggio dei centrocampisti e nella mancanza in campo di una mezzala, in particolare dopo l’uscita di Miretti che era quasi in apnea, in grado di sfruttare i pochi spazi lasciati dai bianconeri. Il tutto aumentato ancor di più dai cinque cambi di Thiago Motta rispetto a quelli del Violinista.
Bando alle parole, Gilardino e lo staff lavorano settimanalmente per trovare nuovamente un equilibrio tattico che consenta di sfruttare anche la fase offensiva.
I detrattori di Gilardino affermano che il Genoa fosse Albert dipendente, dimenticandosi che è stato il tecnico a metterlo nelle condizioni di farlo diventare il calciatore ambito da tante squadre italiane ed estere. Albert quando è arrivato aveva un cartellino costato un milione e 200 mila euro, quando è andato via circa 25 milioni, che non è il prezzo giusto.
Adesso il problema di Gilardino è cercare le 14 reti di Albert e le 7 di Retegui. Ad oggi in grado di andare in doppia cifra è solo Pinamonti. In questa settimana ha fatto vedere tutto l’arsenale a disposizione in rosa, ma tocca alla società capire come aiutare il Vecchio Balordo e non lasciarlo solo sulla prua del Titanic genoano.
Fuori dallo Stadio, come scritto in precedenza, c’erano intere famiglie. Una mi ha fermato e un padre mi ha chiesto se passassero i dirigenti del Genoa. Gli ho risposto di non averli visti. Lui tristemente ha detto: “oggi ci ho rimesso più di 100 euro con il mio abbonamento, di mia moglie e di due figli. Ho creduto nel Genoa a luglio, non credevo nel campionato che non si sa mai quando si gioca e anche in quel momento per il mio Genoa ci rimetto soldi giocando di venerdì e lunedì, chiedendo permessi di uscire con molto anticipo per arrivare al Ferraris in tempo”.
Altre due donne erano tristi e preoccupate. Semplicemente hanno detto: “Gilardino sedotto e abbandonato, come tutto il popolo genoano“. Lo scrivente ha aggiunto: “Probabilmente Gilardino se non si fosse innamorato del popolo genoano avrebbe partecipato al film degli Anni ’60 “Divorzio all’Italiana“.
Genoani, tanti e troppi sono stati gli anni in cui siete andati in guerra senza armi, senza mai arrendervi: mancano 32 gare alla fine del campionato e chissà che in questa settimana – non sul campo, ma negli ingaggi di calciatori – non possa succedere qualcosa che faccia girare la bussola.
A Gilardino un consiglio, visti gli infortuni: da Bolzaneto alla Madonna della Guardia ci sono solamente 6/7km, perché non fare un allenamento in salita e raccomandarsi oppure fare un ritiro?