La sesta giornata conferma che il campionato potrebbe divertire tramite i risultati non tanto per il gioco, ma per le novità di qualità arrivate dal calciomercato poco pervenute.

Il Napoli in testa alla classifica dopo sei giornate con 13 punti su 18. Le prime 10 squadre comprese in sette punti con i team della parte sinistra della classifica, le ultime sette si giocano la zona rossa in tre punti.

Le sorprese nella parte sinistra sono Udinese, Empoli e Como e la mancanza di Fiorentina, Atalanta, Bologna, che hanno 7 punti in classifica. Ci sarà da ridere o da piangere quando le Coppe europee entreranno nei muscoli e nelle infermerie delle partecipanti?

Da capire se per le società che partecipano alle competizioni UEFA interessino di più gli euro o il campionato. Conte senza Europa incomincia a fare paura, Thiago si illude che le squadre che hanno vinto gli ultimi campionati con  le migliori difese lo abbiano effettivamente vinto. La forza di Motta rispetto agli altri tecnici amanti dei fedelissimi è quella di utilizzare il turnover, che potrebbe essere la carta vincente anche se latitano le reti realizzate.

Campionato che in sei giornate ha fatto esplodere i ventenni anche se tre sono stranieri: Castro del Bologna, Paz del Como, Bonny del Parma e solo un italiano, Pisilli della Roma, oltre Yildiz della Juventus. Ma veniamo alle singole partite.

Milan-Lecce 3 a 0. Sono bastati 5′ di spettacolo al Diavolo per sbarazzarsi dei salentini.  Fonseca e i suoi uomini dopo la vittoria nel derby si sono convinti della forza del gioco, ma soprattutto della qualità dei singoli pur partendo con il freno a mano tirato fino al 38’ di gioco con  il gol di  Morata abbattendo il muro di Gotti, che in ritardo ha cominciato a costruire avvicinandosi pericolosamente alla porta di Maignan.

Udinese-Inter 2 a 3. Subito un colpo di spugna sul derby da parte di Inzaghi e il suo team. I nerazzurri in Friuli non si sono fatti prendere dall’ansia con l’Udinese, poteva essere una trappola. In gol Lautaro, una doppietta per far ripartire il Biscione. Inzaghi contento del risultato, ma non delle turbolenze difensiviste. Runjaic ha spaventato il Biscione cercando il pareggio.

Bologna-Atalanta 1 a 1. Il Bologna e Italiano, pur giocando in inferiorità numerica per quasi tutto il secondo tempo, non sono riusciti ad accarezzare la vittoria per il gol della Dea  all’ultimo giro di orologio prima del novantesimo. Sconfitta che Gasperini non si meritava, – basta controllare il tabellino dei tiri in porta (23 di cui 5 in porta contro i 5 degli avversari di cui uno in porta, quello del gol) – dopo che il Gasp aveva messo in campo una formazione super offensiva.

Torino-Lazio 2 a 3. L’Aquila vola più alta del Toro che incassa la prima sconfitta della stagione. Rabbia dei tifosi granata non perché il team non sia più capolista: si sono scagliati contro il Presidente Cairo per la squadra carente, incompleta consegnata al tecnico Vanoli specialmente in difesa. Bravo Baroni: cambia gli 8/11 rispetto alla gara di Europa League, lascia il pallino del gioco agli avversari ma mette in campo giovani pronti nel  dare intensità e pressing.

Como-Verona 3 a 2. Cutrone fa sognare il Como. I lariani bissano la vittoria in casa dell’Atalanta. Fanno gioco, sono aggressivi e il Verona incassa la terza sconfitta consecutiva. Fabregas ha voluto l’anima nel cuore del gioco, Sergi Roberto, criticato per la sua età all’arrivo, ma ora lo sta aiutando. Zanetti si interroga sul modulo mandato in campo che ha lasciato troppi spazi ai lariani, in particolare giocando in 10 per l’espulsione di Suslov.

Roma-Venezia 2 a 1. Rimontano i giallorossi un Venezia che a fine gara ha fatto vedere di meritare non solo il pareggio. Vince Juric perché ribalta la squadra nel secondo tempo cambiando calciatori e modulo passando al 3-5-2. Il Venezia spreca, alla fine Di Francesco rimugina di non aver vinto la gara anche giocando con il baricentro basso e tirando più in porta dei giallorossi. È stato fregato dal giovane Pisilli, che in 10’ è andato vicino al gol fino tre volte si testa su pallone inattivo dimenticato al centro dell’area.

Empoli-Fiorentina 0 a 0. Nel derby dell’Arno, Empoli e Fiorentina non si sono fatte male. La viola ha attaccato di più, ma la squadra di D’Aversa ha confermato la solidità della sua difesa e del 3-4-2-1 creando grattacapi a Palladino. Tanta tattica, poca tecnica e la trasferta dei 13.000 fiorentini allo Stadio dell’Empoli non ha visto qualcosa di diverso rispetto alle altre cinque gare di campionato, anche con Gudmusndson in campo fino al 20’ del secondo tempo. L’Empoli si conferma squadra rimanendo imbattuta, non facendo catenaccio, nelle prime sei giornate della stagione.

Napoli-Monza 2 a 0. Festa dentro il Maradona, il Napoli torna in testa alla classifica dopo quasi 500 giorni. Metodo Conte: fare gioco e gol in una mezz’ora e dopo rischiare nulla permettendo al portiere Caprile di non essere battuto da tre giornate. Ecco la trasformazione di Conte. Con facilità il Ciuccio passa con due linee compatte al 4-5-1 in fase di non possesso e altrettanto lo fa con quella di possesso attaccando con quattro elementi. Nesta ci prova all’inizio con il pressing alto, ma la differenza tecnica di quelli davanti per Conte è la garanzia che prima o dopo il gol arriva.

Parma-Cagliari 2 a 3. Nicola vince la prima partita in trasferta e salva la panchina. Perde Pecchia al Tardini e farà riflessioni sulla strategia tattica: la Serie A non è la Serie B. Bella la fase offensiva dei parmigiani, ma dietro sono come il burro e Nicola ci ha sguazzato negli spazi con la difesa a quattro e un 4-2-3-1 solido nel cuore del gioco. Si gioca per 100’ e i sardi nel finale sono stati più in palla dei ducali.

Genoa-Juventus 0 a 3. Dopo tre pareggi consecutivi la Signora, con Vlahovic in gol per ben due volte e con il primo gol di Conceiçao in Italia, si è presa la vetta per una notte .

Peccato che il  rigore dopo tre minuti di gioco nella seconda parte di gara del Genoa abbia  aperto  alla Signora la  porta di Gollini. Interessante vedere cosa sarebbe successo, anche se Thiago aveva già pensato, vedendo la panchina del Genoa e l’infortunio di Badelj, di poter fare risultato lo stesso con i cinque cambi.

Gilardino soffre, consapevole che difendere è un dovere e non attaccare bene non è un piacere, contando i tiri verso le porte avversarie nella prima settimana di caduta delle foglie. In difficoltà non solo per la rosa a disposizione e non solo per una questione tecnica, ma anche per una questione numerica, appeso ai muscoli di cristallo dei calciatori: uno oggi c’è, domani chissà. Difficile così costruire un futuro.

Il Genoa in ritiro per compattarsi sembra una bufala. Lo spogliatoio è unito con il Mister ma senza gli ingredienti giusti è difficile fare un buon minestrone. A  Bergamo anche dopo due giorni di ritiro cambiare modulo? Sì, ma se potessero giocare lui, Dainelli, Caridi, Murgita. Allora si continuerà sulla strada dei giovani di talento?

Il Genoa domani in ritiro? Come prima di tutti i ritiri alla ripresa di oggi i calciatori vorranno sapere il perché? Tocca alla Dirigenza scendere negli spogliatoi e spiegare la ragione del ritiro e non a Gilardino. Al capezzale del Genoa servono uomini di calcio, in campo solo Marco Rossi.

La vera partita non si giocherà a Bergamo contro Gasperini sabato prossimo, ma nella riunione tra l’ACG e il CEO Blasquez. Da capire non solo come raggiungere la salvezza, ma anche i rischi di gestione non solo sul campo verde, ma pure nell’ambiente. 

Più che un ritiro della squadra occorrerebbe farlo al Pio Signorini facendo quadrato dietro e fuori le scrivanie di Villa Rostan, anche se ormai le fughe di notizie (non di calciomercato, quelle sono utili a fare solamente titoli senza effetti e conclusioni) sono pettegolezzi che hanno fatto il giro del mondo.

La passione per i tifosi genoani è risaputa, quasi di più nei momenti difficili, ma è come far crescere nell’uomo la barba: quando cresce troppo, gli cambia i connotati. La verità sul Genoa non si può più rappresentare tutta nuda perché ognuno può vestirla come gli pare.