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Genoa, Gilardino: “Molto arrabbiati per questi dieci giorni. C’è voglia di riscattarsi”

Alla vigilia della sfida tra Genoa e Atalanta è intervenuto da Veronello il tecnico rossoblù Alberto Gilardino, che ha parlato del capitolo infortuni e non solo.

Come è stata questa settimana di allenamenti. Ne venite da due settimane difficili sul piano di risultati e infortuni. Come arriva la squadra alla gara di domani?

“Premesso che abbiamo fatto i primi due giorni a Pegli e poi siamo venuti a Veronello, oggi pomeriggio faremo la rifinitura prima di partire per Bergamo. C’è stato modo in questi tre giorni di rimanere uniti, di vedere una squadra vogliosa di dare continuità al lavoro fatto nei mesi. Una cosa basilare. C’è voglia di riscattarsi, c’è voglia di fare la prestazione e avere un atteggiamento. Gli infortunati sono qua con noi: Messias, Ekuban, Badelj e Frendrup. C’è stata la volontà da parte loro di stare tutti assieme e seguire la squadra. Per aver modo, anche per i ragazzi nuovi e per chi è arrivato all’ultimo o è più giovane, di inserirsi ancora meglio in questo gruppo”. 

C’è modo di fare rendere di più le punte? Nel senso: Pinamonti ha fatto un grande lavoro in fase di copertura e Vitinha non ha ancora trovato il gol. Può esserci una correlazione coi tanti problemi in mezzo al campo?

“È una questione di caratteristiche in questo momento, non di moduli. È un discorso di atteggiamento, di propensione, di determinazione all’interno di alcuni momenti della gara, di spingere quando c’è da spingere e di difendere come spesso abbiamo fatto in precedenza. Questa è la base. Loro, gli attaccanti, devono mettersi a disposizione della squadra e nel contempo la squadra deve saperli valorizzare nelle trame di gioco, per l’attacco della profondità e sulle palle laterali. Ci stiamo lavorando e desideriamo migliorare, è un dato importante”. 

Questa serie di infortuni muscolari ve la siete spiegata? È una sfortunata coincidenza o può esserci qualche motivo, come gli impegni ravvicinati o l’aver dovuto utilizzare giocatori perché ne sono mancati altri?

“La verità è che siamo corti e la correlazione è che, settimana più o settimana meno, anche la scorsa stagione in questo periodo avevamo avuto un certo numero di infortunati. Difficile precisare le cause. Mi spiego: se parliamo di singoli giocatori possiamo pensare a Badelj e alla terza partita fatta in una settimana. Potevamo anche pensare di andarvi incontro, mi sono preso un rischio. Frendrup è un anno e mezzo che non si ferma e non si è fermato nelle ultime tre settimane tra viaggi, nazionali e partite. Era tantissimo tempo che non aveva un problema ed è successo. Per Messias ed Ekuban sono due giocatori che, nel momento in cui li avrò a disposizione, sarà mio compito quotidianamente, settimana dopo settimana, gestirli nel modo migliore. Il loro percorso si è visto in questi anni e qualche problema che si sono portati addosso. Sarà compito mio portarli dentro la settimana, negli allenamenti, portandoli nelle migliori condizioni per poter dare il loro contributo più ci si avvicina alla partita. Per Malinovskyi, purtroppo è stato un infortunio totalmente diverso e inaspettato”. 

L’altro giorno ha detto che è il periodo più difficile da quando è sulla panchina del Genoa. Ieri ha incontrato anche la dirigenza. Come sta vivendo lei questo momento?

“È un momento difficile ed è naturale che quando perdi a Venezia in quel modo, perdi un giocatore come Malinovskyi, esci in Coppa Italia nel derby e perdi in casa con la Juventus…abbiamo vissuto settimane migliori. Siamo molto arrabbiati e incazzati per come si sono vissuti questi dieci giorni. Ma se fino a tre settimane fa riuscivamo a riprendere una partita con la Roma e un mese fa facevamo una partita importante con l’Inter, è un aspetto che va tenuto a mente. Anche in questo momenti dove può sembrare tutto storto e tutto nero, bisogna avere calma e lucidità e pensare che domani sarà la settima giornata. Siamo all’inizio. Ribadirò sempre le stesse cose, sarò pesante, ma abbiamo cambiato tanto e sono arrivati anche giocatori giovani in questo Genoa. Ci vuole pazienza e, nello stesso tempo, dobbiamo essere responsabili di questo momento. Io per primo. Anche i ragazzi sanno che ci vuole grande responsabilità in questo momento per vestire questa maglia. Più riusciremo in questo momento a rimanere insieme collegati col nostro popolo, più riusciremo a crescere e fare i punti necessari per poter raggiungere l’obiettivo. C’è da mettersi l’elmetto, vi è da battagliare, con la massima attenzione e determinazione dentro la partita e dentro la gara nella cura dei dettagli. È fondamentale oggi: si vede che quello che stiamo facendo non è sufficiente e, quindi, si deve avere ancor più cura dei dettagli, dei particolari e maggiore attenzione mentale. Sull’altro fronte, ho avuto modo di parlare con Ottolini e Rossi, ieri è venuto Blazquez a trovarci con Ricciardella. Al momento ho da pensare a cose più importanti, ossia le priorità che sono squadra e ragazzi. Devo tirare fuori il massimo in questo momento. Lo sforzo più grande che sto e stiamo facendo assieme allo staff è questo ed è l’unico pensiero che ho in testa”.

Gli infortuni saranno quelli che conosciamo? E proprio per questo motivo e perché la coperta è corta, ha idea di cambiare modulo come abbiamo visto a gara in corso?

“Frendrup, Badelj, Messias ed Ekuban sono qua, ma sono fuori dal terreno di gioco. La priorità è che nel momento in cui rientreranno saranno da valutare nella settimana della sosta. Mi auguro di poterli recuperare tutti alla prima dopo la sosta, ma sono valutazioni che faremo: mancano due settimane. Sul modulo, l’ho detto anche prima e credo di averlo fatto capire: in questo momento qui non sono tanto numeri e modulo tattico, ma quanto vogliamo dare e come vogliamo interpretare la gara all’interno del campo, quanto desiderio avremo nella metà campo avversaria di determinare, quanta foga agonistica abbiamo, quanto vogliamo difenderci nella nostra metà campo senza fare ingenuità. Questo fa molto la differenza in questo momento, la cura di particolari e dettagli. Come avete visto in questi anni, c’è sempre stata la voglia di modellarsi anche a partita in corso. Adesso è però fondamentale dare certezze alla squadra, e nel dare certezze bisogna ricordarsi di quanto fatto di buono in passato, dare continuità a quanto si era fatto bene e curare i dettagli venuti meno in quest’ultimo periodo”. 

Dopo la Juventus ha detto che vuole vedere di più da alcuni dei suoi uomini. In questa settimana segnali ne ha avuti?

“I giocatori vogliono sempre fiducia, qualsiasi tipo di giocatore, ma nel momento in cui un allenatore gliela dà devono dimostrare. A questo mi riferivo nella conferenza post Juventus. Mi riferivo a questo nella conferenza post Juventus. Mi aspetto molto da chi scenderà in campo domani, ma anche da chi sarà in panchina che sarà utilizzato. La verità è che la coperta è corta, non è un’alibi ma una cosa concreta e tangibile. Nello stesso tempo bisogna tirare fuori il massimo da chi è a disposizione, a livello tecnico, fisico e mentale. Mi aspetto molto da chi sarà in campo che nell’ultimo periodo ha giocato meno. Ma dovrà dare un segnale. Per quanto riguarda l’Atalanta è completa in tutto e per tutto. ha un modo di giocare dinamico, con grande fisicità. Ha giocatori che sanno determinare, hanno gamba sui quinti e hanno giocatori come Lookman, De Kaetelaere, Retegui che si è inserito benissimo nel modulo tattico di Gasperini. L’altra sera in Champions sono stati spaventosi per il modo di interpretare la partita, di attaccare. È una squadra da mal di testa, però al tempo stesso sappiamo che noi vogliamo battagliare contro una squadra che farà un altro tipo di campionato. Vogliamo starci dentro e provarci”.

È stato reintegrato Melegoni: come vive questo momento?

“L’abbiamo reintegrato perché si allenava con noi già nelle ultime settimane. Come avete capito, ho sempre fatto capire che andare a trovare degli svincolati pronti non è facile in questo momento. Non servono calciatori pronti tra due mesi e mezzo o tre, magari precludendoci la possibilità a gennaio di andare a prendere qualche giocatore realmente adatto alla squadra. Per quanto riguarda Filippo, era con noi ed è stato molto semplice. L’abbiamo reintegrato perché è un calciatore che anche domani potrà essere disponibile, potrà darci una mano”.

Non più tardi di ieri sera si è già parlato del mercato di gennaio e di alcuni innesti mirati. Ne avete già parlato quindi? E su Ekuban, di cui oggi abbiamo parlato spesso. In estate si è deciso di rinnovargli il contratto e aveva iniziato benissimo a Moena, poi il primo stop non gli ha permesso di essere mai al top finora. 

“Per quanto riguarda gennaio io sono troppo distante per pensare fino a là, manca tanto tempo e per me il tempo in questo momento è prezioso, fondamentale. Lo è per me e per la squadra: dobbiamo pensare alla partita di domani e al lavoro sul campo. Per quanto riguarda Ekuban, l’ho ritenuto parte integrante di questo progetto già da giugno nella batteria dei cinque attaccanti. Questa era l’idea. Ha caratteristiche completamente diverse dagli altri, sapendo però il suo vissuto a livello fisico. All’inizio, parlando di Ekuban e Messias, mi riferivo a quello: andranno gestiti e li dovrò gestire io settimana dopo settimana per portarli alla partita. Se voglio farli giocare titolari mi dovrò comportare in un certo modo in settimana, se li dovrò far rifiatare e giocare gli ultimi trenta minuti dovrò comportarmi diversamente. Sono situazioni in cui dovrò essere bravo io a gestirli, sono giocatori importanti nell’economia della squadra”.


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