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Genoa, il resoconto dell’incontro tra ACG e Blazquez

foto TanoPress

Ieri sera presso l’Istituto Italiano della Saldatura, in Lungobisagno Istria, si è tenuto l’incontro tra l’amministratore delegato del Genoa, Andres Blazquez, e l’Associazione Club Genoani. All’incontro era presente anche il DG Ricciardella.

L’incontro è iniziato a partire dalle ore 21 e ha visto la partecipazione di un solo delegato per ogni club, anche visto il numero limitato di posti a disposizione nella struttura. L’incontro – che non era aperto né alla stampa né ad altri tifosi, motivo per il quale pubblichiamo solo ora questo approfondimento – è stato fin da subito considerato cruciale per il proseguo della stagione rossoblù, soprattutto in un momento difficile sia in campo che fuori.

Il dirigente del Grifone ha toccato diverse tematiche e non sono mancati momenti in cui i toni si sono alzati, soprattutto quando si è parlato di futuro societario, stadio Ferraris (in particolare sull’accordo con la Sampdoria per la Genova Stadium Srl), settore giovanile e prospettive di mercato. Dall’incontro emergono sicuramente quattro linee guida abbastanza evidenti:

Ci sono tante cose che girano, importante è chiarirle ha esordito Blazquez alle prime domande provenienti dai club – Se c’è una cosa costante che è rimasta da quando sono arrivato è la disponibilità a parlare con tutti. Sono la persona responsabile del Genoa. Come dirigente è venuto anche Ricciardella, e lo avevo chiesto anche a Zangrillo, ma aveva un problema personale di cui non voglio spiegare di più. Non poteva venire. Ha provato, ma non poteva. Alla fine, la persona responsabile sono io, sono io che mi prendo le responsabilità”.

Alla domanda sull’affare Gudmundsson alla Fiorentina (il Genoa avrebbe offerto centomila euro netti in più al mese a fronte di 3,1 del club viola, ndr) e alla iniziale – ma ormai già ascoltata più e più volte – conferma che il Genoa è ancora di proprietà dei 777 Partners, fa seguito la parola che più di tutte farà la propria comparsa durante l’assemblea: A-Cap“Se ci fosse un cambio, io dovrei comunicarlo alla Federazione, all’Agenzia delle Entrate, a tutte le banche. In questo momento non c’è stato questo cambio di proprietà. Io sono qui, sono un manager messo qui come Zangrillo, che oggi non c’è, eletto da 777. Ci hanno messo qui, io non dovevo essere qui e restare tranquillo in Spagna. Poi hanno mandato via quello che c’era prima per parecchi problemi e mi hanno messo qui come manager. Non rappresento la proprietà. Il mio compito inizia e finisce con il Genoa. Per quanto riguarda A-Cap è un creditore di 777. Io non ne avevo mai sentito parlare fino a quando non è uscito dai giornali, perché le cose che riguardano i 777 le so più di voi, ma questi rapporti come con A-Cap no. Non sapevo chi fosse. Sono assicurazioni che gestiscono undici miliardi. Sono creditori e si sono trovati in una situazione in cui 777 aveva problemi, anche molto seri, e sono subentrati in qualche modo a finanziare il portafogli dei 777. Anche il Genoa, aiutando e mettendo intorno ai 20 milioni da aprile/maggio. Bisogna ringraziare i 777, che da quando sono arrivati hanno messo 130 milioni nel Genoa”.

“Noi abbiamo cambiato il Genoa in tanti modi ed è un Genoa migliore di quello che abbiamo trovato – ci tiene a ribadire il CEO – Ci sono interessi sul Genoa e tanti investitori. Ci sono tanti investitori che vedono il Genoa come una società dove investire. Io sono contento perché vedono che si sono fatte le cose per bene. E sono sicuro che A-Cap e 777 troveranno insieme un investitore che faccia il socio, non è detto che venga venduto il 100% della società. Cercano un socio che possa essere sia di maggioranza che di minoranza, il mio compito è che il Genoa sia sostenibile e che abbia un successo anche sportivo insieme al gruppo tecnico, con Gilardino e Ottolini. Sto lavorando su questo. Io tutto quello che ho fatto l’ho fatto per migliorare il Genoa perché anche la mia vita dipende da questo, anche se voi pensate di no: non ho bisogno del Genoa a livello economico, ma a livello di orgoglio, professionale e legale io devo essere sicuro che il Genoa continui ad essere una realtà in tutti i sensi“.

Mantenere un valore, per l’appunto. Si parla di Genoa, di un brand ma soprattutto di una storia, di una tradizione, di una “famiglia”, come molti tifosi e tifose lo definiranno nel corso dell’Assemblea. Ed è così, il Genoa è una cosa di famiglia: te lo ritrovi intorno alla tavola della domenica e magari ti fa anche arrabbiare mentre mangi o mentre sei convinto di poterti rilassare sul divano o allo stadio, ma alla fine gli vuoi bene sempre. E sempre un po’ di più, soprattutto quando le cose vanno meno bene come oggi. Inevitabile, quindi, che la platea si domandi che futuro ci sia all’orizzonte per il “suo” Genoa. Quello più prossimo è il mercato di gennaio. “Ho parlato con l’azionista di questo – ha spiegato Blazquez – In estate ci ha costretto a dire prima vendi e dopo compra e in modo molto chiaro ho spiegato che non si può fare così. Il mercato non è così, che tu vendi e dopo compri. Noi quest’estate avevamo cinque obiettivi e ne siamo riusciti a fare due perché non ci hanno lasciato fare altre cose. Se non facciamo questo investimento, alla fine siamo messi male e dobbiamo farlo. Mi hanno detto di sì, condividendo col mister e il direttore sportivo che ci sono tre pezzi fondamentali che Gilardino ci ha chiesto di fare. Uno è il sostituto di Malinovskyi, su cui quest’anno non possiamo contare visto che tornerà in 4/5 mesi, e due giocatori d’attacco perché c’è una mancanza di gol chiara e di opportunità da gol che non abbiamo”. Si specificherà nel corso dell’assemblea che una dovrebbe essere una punta e uno un calciatore che abbia le caratteristiche di Messias.

Il mercato, perlomeno fino all’estate appena conclusa, ha avuto un uomo di riferimento per il gruppo: Johannes Spors, il Group Sporting Director che ha lavorato fianco a fianco con Don Dransfield (“è un consulente che viene pagato dalla controllante, è molto d’accordo con noi per prendere giocatori. Ho parlato con lui in un modo molto serio e gli ho detto che se non ci fanno mercato, me ne sarei andato”). Due interlocutori coi quali Blazquez ha parlato spesso, come racconta, anche se Spors ora sembra davvero lontano dal Genoa e, più in generale, dal 777 Football Group.

Ad agosto, a Sky Sport, l’ultima comparsa televisiva del dirigente tedesco. Il giorno prima dell’arrivo di Norton-Cuffy l’ultima vera e propria menzione mediatica ad Arenzano. Poi non se n’è saputo più nulla. Dalla risposta di Blazquez, però, si evince proprio di un gruppo calcistico 777 in disfacimento e di uno Spors che, di conseguenza, si è ritrovato nel mezzo di questa situazione. “Spors è il Group Sporting Director del gruppo, ma in questo momento il gruppo sta andando via. Spors non so cosa farà ora, in questo momento non c’è un gruppo dove fare il direttore. Il gruppo è di squadre, ma il Red Star è in un processo di vendita, lo Standard Liegi è in processo di vendita (tra l’altro è proprio A-Cap in prima persona a lavorare per la risoluzione delle controversie con l’ex proprietario, Bruno Venanzi, ndr), per l’Everton è stato fatto un accordo con la famiglia Friedkin” (qui il riferimento è al famoso prestito da circa 200 milioni di sterline erogato nella prima parte del 2024, ndr). E il Genoa?

In questo momento la proprietà proverà a trovare un socio o fare una vendita. Non c’è nessun interesse concreto, ma sicuramente a medio-breve termine inizieranno un processo e troveranno un socio di minoranza o maggioranza. Parlando del Genoa società, in questo momento sono tranquillo perché il Genoa in questo momento è messo bene. E la responsabilità del Genoa a livello legale la ho io. Se il Genoa fosse messo in una condizione economica da preoccuparsi, io sarei il primo a prendermi la responsabilità. Ma non mi prendo nessuna responsabilità penale per me o per nessuno perché non posso permettermelo. Mentre sono qui, il Genoa sta bene e io farò di tutto perché stia bene. Dal socio non ho nessun segnale attualmente del fatto che non voglia sostenere la società. Infatti, al contrario, è nel loro interesse sostenere la società e preservarne il valore o aumentarlo. Sono una società di investimento e devono aumentare il valore. Finora ci danno soldi quando c’è bisogno e li continuano a dare senza nessun problema. Come vi ho detto, sanno che devono investire a gennaio e hanno deciso di investire a gennaio. Più di questo non posso dire. Alla fine quanto sto dicendo è la mia verità e quanto mi è stato trasmesso dal mio socio”.

“In questo momento la proprietà è dei 777 con A-Cap che sta finanziando e continuerà a farlo – ribadirà Blazquez – A breve-medio periodo ci sarà sicuramente una vendita del Genoa, l’ho detto prima”. Del resto, al netto del periodo nero attuale, il Genoa negli ultimi tre anni ha dato vita anche a progetti interessanti e si è ridato una visibilità internazionale. “Quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto insieme con i dirigenti, Zangrillo, Ricciardella, Ottolini. Appena siamo arrivati qui tutti i diritti tv di quell’anno e anche quelli degli anni successivi erano già spesi, appena siamo arrivati abbiamo messo 50 milioni in tre mesi. Se si pensa che non sono cambiate le cose e che sono tornate dove eravamo prima, si deve ricordare. Abbiamo fatto la Badia e a Natale ci entreranno i ragazzi. Avevamo una rosa con nessun valore. Non c’era nessun calciatore con valore nella rosa, l’unico era Cambiaso. Oggi la rosa ha un valore importante. È cambiato anche il rapporto con la città, prima non c’era. Noi abbiamo avvicinato la città ai tifosi. Le ultime settimane il rapporto è peggiorato, ma in tre anni che siamo qui abbiamo migliorato la società che è più sostenibile rispetto a prima. Questo è importante. Se voi dite che per voi è importante che il Genoa continui ad essere una società in Serie A, il lavoro che continuiamo a fare noi ogni giorno è solo per il Genoa. Non è importante chi venga dopo di noi, ma è importante che noi continuiamo a lavorare per fare in modo che chiunque venga dopo abbia un lavoro più facile da gestire. Questo è il mio compito. Poi se tra un po’ io vado via e viene un altro, per me è importante che trovi la società meglio di come la abbiamo trovata. E non posso accettare che mi si dica che la società è allo stesso modo di quando siamo arrivati, perché non è vero. È oggettivo che non sia vero in nessun modo: come conti, come rosa e come gruppo sportivo“.

Una data cruciale è quella del 25 giugno, giorno di una precedente intervista del CEO rossoblù a Telenord. In quel caso ci si attendeva che il CEO rossoblù potesse meglio sbrogliare il bandolo della matassa sulla questione societaria. Così non è stato e l’Assemblea gli contesta di aver taciuto la verità sui 777 quando stavano cominciando ad andare a “gambe all’aria”. “Quest’anno quando abbiamo iniziato a chiedere soldi e ci voleva tempo per pagare, qualche problema c’era, ma di A-Cap l’ho saputo quando è scoppiata la vicenda attraverso la stampa. Legalmente, la proprietà del Genoa è 777. Se fosse cambiata, io ho l’obbligo legale di andare in FIGC, all’Agenzia delle Entrate e nelle banche a dire che il proprietario è cambiato. Prima di tutto, prima che scoppiasse questo casino, ho detto che il Genoa sarebbe stato pronto tra due anni per andare in Europa con una rosa che costa intorno ai 45 milioni. Accusare me di nascondere la situazione dei 777, quando io non lavoro per 777 e sto soffrendo questo problema, per me è indecente”.

“A-Cap ha fatto un investimento in 777. Non so la quantità, ho sentito 2,9 miliardi. Non so quanto abbiano recuperato, per loro l’investimento nel calcio è intorno ai 600 milioni per tutte le società, di cui la metà nell’Everton. Il resto lo devono recuperare. Come fanno? Devono continuare a sostenere il Genoa, perché se il Genoa rischiasse una situazione come c’era nell’epoca Preziosi, perdono tutto. Se A-Cap avesse una perdita di 300/400 milioni nelle squadre di calcio, ce li dovrebbero rimettere dentro loro e non se lo possono permettere che il loro investimento nel settore calcio vada azzerato. Se il Genoa rischiasse di andare in B – e nemmeno voglio pensarlo – per A-Cap sarebbe un problema enorme: non può permettersi che il valore del Genoa scenda. Io a livello personale ho una responsabilità enorme, ma la mia responsabilità come amministratore delegato sarebbe catastrofica se il Genoa andasse in qualche tipo di fallimento. Allora non permetterò mai di mettere me e la mia famiglia in quella situazione. Se in quel momento mancano soldi, 10/15 milioni li metterò io. Infatti ad A-Cap ho detto: lasciate che trovi una soluzione. Spero mi ascoltino. Se non la trovano loro, la trovo io. Ho investitori interessati ad entrare, ma devono permettermi di farlo. Per me, se la soluzione non viene data da A-Cap – e non ho nessun segnale che loro non vogliano investire in questo -, la responsabilità di salvare il Genoa è mia. A-Cap fa aumenti di capitale ogni mese. Ho chiesto loro se mi fanno fare mercato a gennaio e mi hanno detto “sì”. Se mi hanno dato un budget? No, dobbiamo trovare giocatori pronti e non da sperimentare. Questa mattina ho parlato con un centrocampista forte, riconosciuto, e lui ha dato anche apertura a venire qua. Forse riusciamo a farlo, è un giocatore molto importante, non so quanto costerà e con quale ingaggio, ma la direzione sportiva proporrà il giocatore e si discuterà con A-Cap”.

Particolare nervosismo, in assemblea, lo ha suscitato anche l’argomento Coda alla Sampdoria, operazione che – come già scritto anche qui all’epoca dell’operazione – non era completamente a titolo gratuito al club blucerchiato, ma intorno ai 600mila euro. “È stata una decisione condivisa con l’azionista, che ha detto che non potevamo non fare questa transazione. Coda non è stato regalato, ma pagato. Devono pagarci intorno a 600mila euro, dipende anche dai bonus. Il primo è scattato e sono cinque presenze, tra poco scatterà un altro bonus. E ci sono altri due bonus in più. Per noi è stato inoltre un risparmio intorno ai 2,3 milioni più quello che  l’altra squadra dovrà pagare. A livello economico ci è stato chiesto di fare un certo lavoro e ci è stato imposto di prendere più soldi possibile da Coda. C’era la Salernitana ed ero contentissimo andasse là col DS Petrachi, ma non è entrata la società che doveva entrare. Quindi non c’era nessuno. Per Coda quest’anno non ho pagato niente, non ha preso il bonus che doveva prendere e ho fatto un affare economico importante per noi. Devo cercare la sostenibilità del Genoa: devo arrivare ad avere i conti puliti. Lasciare il Genoa meglio di come lo ho trovato è il mio compito“.

Confermato che Ounas è stato sondato e così sono stati proposti anche Candreva e Yazici, senza però trovare una quadra sulla parte tecnica, si parla del mercato di gennaio in ottica possibili uscite e di mercato estivo che non ha portato, seppur sondati, a Oristanio e Maldini. “Mi avete chiesto di dire la verità: c’è la possibilità di vendere qualcuno. A-Cap in questo momento ha cambiato idea sul tema investimenti e ha capito che non si può fare come hanno chiesto questa estate, di vendere e poi comprare. Penso che questo inverno faranno così. Non sono così stupidi da dire di vendere i giocatori fondamentali se il club sta andando male”. Si parla anche della presenza di agenti sportivi intorno al club e di alcuni dirigenti della società che precedentemente avevano lavorato in alcune agenzie sportive, e a chi chiede a Blazquez se tali dirigenti facciano l’interesse del Genoa, risponde: “Ovviamente. Queste persone lavorano con noi. Hanno fatto l’interesse di chi? Un giocatore in un anno e mezzo. Ovviamente lavorano per il Genoa, è una domanda assurda. In questo momento non c’è un gruppo di un unico procuratore”.

Altro tema spinoso affrontato quello del settore giovanile, che viene descritto come “distrutto” dopo gli ultimi avvicendamenti, ma che in realtà sta cercando di ridisegnarsi passo passo (come abbiamo avuto modo di farci raccontare alcune settimane fa: CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO) e che non ha cambiato pressoché nessun allenatore (due su tredici Under, considerata anche la Primavera Under 20), salvo Konko e Chiappino (che è però rimasto come figura di riferimento sui campi). “Abbiamo preso Ghisleni, un metodologo, e inserito la figura di Tognon. E stiamo cercando di far arrivare più calciatori possibili alla prima squadra. Per me quest’anno la Primavera è una delle più forti del campionato, credo siamo d’accordo su quello. Tutto il settore giovanile sta facendo bene, la nostra idea è che possa essere una fonte di talento sulla prima squadra. Gestiscono Tognon e Ghisleni e il capo del settore giovanile è Ascheri, che ci è stato raccomandato da Sbravati per quel ruolo”.

Ulteriore tema spinoso, tra quelli che più di tutti hanno scaldato l’Assemblea, quello delle divisioni interne al Genoa, il tutto partito da un discorso di Dario Banchi che ha chiaramente detto al CEO Blazquez di andarsene, rimarcando come in società ci siano due fronti: “Io penso che Zangrillo sia una persona splendida, ha svolto un grande lavoro. A me dire che la società è divisa sembra sbagliato. Io non condivido quello che state dicendo. Io con Zangrillo parlo, possiamo anche non andare d’accordo in questo momento. Qui ci siamo io, Zangrillo, Ottolini, Ricciardella, Marco Rossi. Siamo uniti perché il Genoa faccia un bel campionato e sia una società sostenibile. Dobbiamo essere uniti su quello. Non sapevo che Alberto (Zangrillo, ndr) parlasse tutti i giorni con Dario Bianchi perché mi aveva detto che non parlava mai. Noi siamo uniti e l’importante qui è dare un messaggio chiaro alla tifoseria, ai giocatori e ai dipendenti. Se tu dai un messaggio diverso e cerchi di dividere la società, è un problema. I giocatori possono sentire la società divisa. Io non penso che Zangrillo parli in un modo diverso rispetto a quello in cui parliamo noi. Non posso condividere quello che è stato detto da Dario, noi siamo dalla stessa parte: quella del Genoa. Non posso pensare che ci sia qualcuno che sta cercando di dividere la società, farebbe il peggio del Genoa”.

Sicuramente di grande impatto è stato anche il tema stadio Ferraris. A gran parte dell’assemblea, soprattutto, non è piaciuto che sia stata costituita una società assieme alla Sampdoria per il rifacimento dell’impianto, storica casa del Grifone. “Abbiamo provato a farlo da soli, è molto chiaro. Il Comune ci ha detto: “o lo fate con gli altri o non lo fate”. Alla fine, devo essere pragmatico. Non ci hanno permesso di farlo. Il nostro piano è cominciare nel 2026/2027 con la tribuna, le due gradinate l’anno dopo e per ultimi i Distinti. La Tribuna è quella che genera più soldi e permette di finanziare il resto degli investimenti. Poi vogliamo fare le due gradinate nello stesso tempo e modificare una delle due per poter fare entrare gru e fare concerti e quant’altro  per incrementare i ricavi dello stadio. Il piano c’è, ma mi dispiace molto non essere riusciti a convincere le autorità ad andare avanti da soli. Questa è la verità”.

Tra gli intervenuti, c’è chi getta un occhio al prossimo bilancio al 30 giugno 2024, che Blazquez anticipata dovrebbe chiudere con un debito intorno ai 180 milioni e al quale si agganciano anche l’argomento Genoa Bond (il 23 ottobre il pagamento della prima cedola al 9% per chi lo ha sottoscritto, ndr) e l’argomento prestiti con Tifosy e Banca Sistema, il secondo dei quali aveva in pegno il 25% del club e viene segnalato come “pagato”.

“Alcuni crediti sono maturati, altri devono ancora maturare. Verso fine campionato ne matureranno circa due. Tra massimo 15 giorni verrà approvato il bilancio e verrà convocata l’assemblea dei soci, così verranno pubblicati i numeri e potrete vederli lì. Se tutti i soldi a partire da Dragusin arrivando a quelli arrivati quest’anno sono entrati e rimasti nel Genoa? Ovvio, è illegale metterli fuori. Una società deve avere un equity sempre positivo per dare dividendi, e non ci sono. Per me è anche una soddisfazione perché so che soldi non posso levarmeli (anche in virtù dell’accordo di ristrutturazione del debito da circa 37 milioni in dieci anni con l’Agenzia delle Entrate, ndr). Il 23 ottobre paghiamo 450mila euro di bond, messi anche nella Casa del Grifone e pagabili in cinque anni”.

L’incontro si chiude alle porte della mezzanotte, ben oltre le aspettative. Blazquez tornerà solamente domani a questo punto a Veronello, ma decide di chiudere così: “Se non condivido il progetto dell’investitore, che sia A-Cap o un altro, io me ne vado. E voi saprete che non condivido quel progetto. Io condividevo il progetto dei 777 che aveva obiettivi molto chiari e aveva un progetto per andare a fare l’Europa. Ho condiviso quel progetto: ma quel progetto non c’è più. Io, per responsabilità, rimango qui. E dico: io non ho assolutamente bisogno dei soldi del Genoa. Se non condivido il progetto, la responsabilità non me la prendo. Me ne vado. Se anche l’investitore non condivide che sia parte del progetto, a me va benissimo lo stesso. L’impegno me lo prendo verso di me, verso la mia famiglia e verso di voi. Se prendo un impegno, lo faccio perché ho una responsabilità verso la mia famiglia. Una cosa che chiedo è unità e quando sento queste voci che in società c’è una divisione, penso che nel Genoa l’importante è l’unità tra giocatori, società, tifosi e critica. Non posso ammettere che i giocatori pensino ci sia divisione, che un dirigente del Genoa e un altro siano divisi. Dobbiamo appoggiare Gilardino e appoggiare tutti quelli in società che lavorano ore e ore e che sono contenti. Vedere che sono legati al Genoa mi dà emozione. Sono molto legato alla città e in questo momento sto soffrendo, a livello personale, e soffro in casa. Mia moglie lo sa: ieri sono arrivato a Linate, sono arrivato a Veronello all’una del mattino, oggi sono sceso solo per venire qui da voi. Ringrazio Paolo (Caricci, ndr) per avermi dato questa possibilità di chiarire”.


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