Prima o poi come in tutti i campionati la crisi per tutte le squadre arriva su trentotto gare da giocare. Quella del Genoa è arrivata alla terza di campionato quando non meritatamente ha perso contro il Verona al Tempio.
La prima analisi era stata che la fortuna, considerato che il calciomercato estivo nullo sollecitato da tutti e anche dal Mister nelle conferenze stampa era finito 18 ore prima, con il Genoa avesse fatto il baro nel giuoco, pur giocando a carte scoperte, viste le necessità, mettendo la benda sulle prime due gare di campionato dove qualcuno pensava di un campionato in discesa.
Queste premesse per cancellare il passato e ragionare affinché il Vecchio Balordo possa ripartire. Non è facile, ma con una gara da Grifoni incazzati contro la sfiga che vede solo rossoblù a quarti in questo momento può succedere.
La riconquista della rosa da parte del reintegrato Melegoni, ai margini per motivi tecnici oppure per capricci da calciomercato non subiti dalla società, non sarà solamente un sostegno numerico se il giovanotto, 25 anni, non si sarà dimenticato di aver giocato nell’Atalanta, nello Standard Liegi ed essere stato il primatista di presenze con tutte le under nazionali. Tocca alla sua testa dare la svolta alla sua carriera, con i piedi ci sa fare.
I risultati dalla terza alla sesta di campionato hanno creato una crisi calcolando il Genoa come una banda senza né arte e né parte. Il pareggio all’ultimo secondo con la Roma aveva riaperto cuore e spiragli dopo l’incidente di percorso con i veneti.
Il vero passo falso del Genoa è arrivato in Laguna, nel derby e con la Juventus. Al di là dei risultati, figlio di prove incolori e non da Grifoni, non solo per motivi tecnici ma per disfatte piatte di carattere dopo essere passati in svantaggio. Dopo la prima settimana di autunno Gilardino, lo staff, la dirigenza devono aver capito la lezione e questo dovrà soprattutto servire a Bergamo.
Importante per tutti, non solo sul campo, non mandare all’aria quello di buono fatto dall’arrivo di Gilardino negli scorsi due anni. Imparare a Pegli a credere in se stessi, un aspetto importante non per vivere meglio, ma per capire gli errori che sono stati fatti non rinforzando la squadra. Nessuno pretendeva Maradona o Pelè, tutti i genoani avevano recepito le curve che bisognava affrontare con gli errori e le disavventure finanziarie dei 777 Partners.
Adesso il Vecchio Balordo ha la gara contro Gasperini, altro esame, e non deve pensare che la Dea sia in crisi e stanca giocando in Europa, ma deve recuperare con la sosta alle porte la forza nelle gambe e la fase offensiva.
Tatticamente Gilardino può cambiare schema o sistema di gioco? Vista la Dea in Europa può starci visto che ha arato le corsie laterali con Zappacosta a sinistra e Bellanova a destra. Può farlo puntando sulla fisicità nel cuore del gioco e sulla velocità sugli esterni al di là del numero del modulo. Il Genoa prudente come un spillo non punge perché la testa gli impedisce di andare troppo oltre, tenendo conto anche delle dodici reti incassate dalla Dea.
La sensazione che la prudenza genoana sia la paura che cammina in punta di piedi. L’attacco del Genoa rispetto alle altre squadre della parte destra della classifica, senza fare voli pindarici, non è così povero o zoppo.
Contro la Juventus la strategia del primo tempo poteva essere efficace, Gilardino ha rispettato la legge del calcio e della tattica: contava di non perdere e fare paura alla Signora gestendo il campo nelle ripartenze con la velocità sugli esterni, contava di buttarsi negli spazi senza il solito ritornello, quello di cercare il cross senza saltare il diretto avversario per creare superiorità numerica. Senza Frendrup le cose si complicano ancor di più. Se ci sarà Messias (ma è difficile) qualcosa potrebbe cambiare.
Tutti i calciatori, compresi gli infortunati, sono in ritiro per fare gruppo. Un ritiro strano, chissà se capito nello spogliatoio in particolare dai più titolati, compreso il Violinista e il suo team, essendo loro fondamentalmente “vittime” degli infortuni e dello scorso e scarso calciomercato. Ritiro senza aver controllato le previsioni del tempo dato che in Veneto sono annunciati temporali e acquazzoni che daranno fastidio alla preparazione della gara. La formazione un’ora prima dell’inizio della gara.
Prima di arrivare a parlare dell’Atalanta, un rapido passaggio su quanto accaduto ieri sera nell’incontro tra ACG e Blazquez. Oltre ringraziare chi ci ha permesso di poter riportare il più possibile di quanto dichiarato (non eravamo presenti, altrimenti sarebbe stato riportato tutto dalla prima lettera all’ultima, come già fatto in tutte le altre occasioni aperte alla stampa da otto anni a questa parte, da conferenze a interviste), al centro dell’attenzione ieri sera c’era una cosa sola: il futuro del Genoa e la necessità di ritrovare un’unità d’intenti, due aspetti che più volte qui abbiamo sottolineato essere fondamentali. Capire che cosa ne sarà del futuro del club, ma in modo concreto. Del passato ormai le cose sono purtroppo note, ora c’è da guardare al futuro.
Il campionato iniziato ad agosto doveva essere il definitivo cambiamento della Dea e di Gasperini con la consacrazione da parte di tutti – non solo in Italia, ma nell’élite del calcio – in particolare passando dal gioco, con un fronte di partite su cinque competizioni.
La volontà di Gasperini era passare al 3-4-3 con le entrate e uscite del calciomercato. Aspettato invano Nico Gonzles, l’Atalanta ha dovuto fare i conti coi capricci di Koopmeiners e dei suoi certificati medici e con quelli di Lookman, rientrato in rosa a fine calciomercato. Due scenari che hanno rallentato il percorso di crescita dell’Atalanta senza dimenticarsi di una serie di infortuni importanti.
Fatica la Dea ad imporre i suoi ritmi e Gasperini deve ricominciare, non da lontano, cercando di ridare motivazioni al gruppo. Nell’attuale Atalanta ci sono due aspetti principali da risolvere: la difesa e l’inserimento degli ultimi arrivati. I numeri parlano chiaro: 12 reti subite in 6 giornate di campionato la collocano tra le peggiori retroguardie di questo inizio stagione.
Per Gasperini non sono le reti incassate a preoccuparlo, ma come sono avvenute, in particolare negli approcci alle gare nei primi minuti delle gare e dopo l’intervallo. Se le reti incassate sono un problema, le undici realizzate confermano la forza del Gasp nel mettere gli attaccanti nella condizione di poter battere a rete.
La forza dell’Atalanta, oltre il nuovo stadio, sono la proprietà e Gasperini che dovrà cercare di ritrovare la guarigione delle fragilità difensive, i cali di concentrazione e la condizione fisica di alcuni pedine chiave dello scacchiere tattico. Ci riuscirà sicuramente, ma le tante competizioni non aiutano. La sosta per le nazionali sarà sfruttata, anche se i calciatori saranno convocati dalle nazionali.
Gasperini spera alla svelta si illumini il faro di Samardzic dopo il gol fatto sotto le due Torri come successe in passato per Ilicic e per ultimo l’ultimo “ammalato” Koopmeiners, innamorato della Signora torinese.
La partita con gli ucraini dello Shakthar in Champions ha rilanciato la Dea a suon di gol e soprattutto non incassandone, con il lasciare passare degli avvesari. Il rovescio della medaglia usciti per problemi muscolari Djimsiti e Kossounou, ivoriano sempre in ballo tra Bayern Leverkusen e Atalanta, due difensori che si aggiungono agli altri quattro ai box. Gasperini spera di recuperarli, ma non li rischierà.
Le altre assenze sono pesanti anche contro il Genoa: Hien in difesa (sperano di recuperarlo per domani) assieme a Toloi e Scalvini ai quali si è aggiunto prima della gara di Champions anche Ruggeri. Oltre a questi sono out Scamacca e Brescianini.
Contro il Genoa Gasperini avrà dei dubbi, anche se dopo ci saranno quindici giorni di sosta per recuperare energie, se giocare con il 3-4-2-1 o 3-4-1-2, anche se nella testa gli frulla dall’estate il 3-4-3 con il falso nove De Kaetelaere. Retegui in panchina è entrato al 15’ del secondo dopo il risultato di 3-0 acquisito.
I ballottaggi ci saranno, il turnover è poco amato ma in questo periodo per tutti gli allenatori che giocano la Coppa con le grandi orecchie è utile per limitare gli infortuni muscolari. La formazione, anche per la Dea, un’ora prima che inizi la sfida.
Arbitra Chiffi di Padova. Internazionale dal primo gennaio 2022, 39 anni, ingegnere gestionale. Arbitra dal 2002, esordisce in Serie A nel 2014, fisso alla Can A dal 2018. Novanta gare dirette in Serie A. Atalanta-Genoa è la prima diretta in stagione per un infortunio al tendine di Achille.
Con il padovano la Dea vanta 11 gare: 5 sconfitte, 3 pareggi e 3 sconfitte. Il Grifone 11 gare: 7 sconfitte, 3 pareggi e 1 vittoria. Con l’Atalanta l’ultima nel 2023 è stato il pareggio con la Juventus allo Stadium, con il Genoa la sconfitta in casa del Torino.
Primo assistente Mastrodonato (Molfetta), secondo assistente Palermo (Bari), quarto uomo Cosso (Reggio Calabria), VAR Marini (Roma), AVAR Pezzuto (Lecce). Diffidato tra i rossoblù De Winter.