Polenta e osei, che ieri sono diventati i grifoni, anche se la partita è iniziata alle 18 a Bergamo dove è cominciato l’autunno. Frittatina genoana, senza neppure un cartellino giallo sventolato da Chiffi di Padova per mancanza di falli e senza nessuna parata da parte del portiere orobico. Baccalà tattico servito dallo chef Gasperini che Gilardino non ha potuto contrastare per i motivi che ormai sono di dominio pubblico: gli infortuni. Così si è restituito un centrocampo composto senza i titolari e con giocatori sin qui più in panchina che in campo.

Un Genoa che perdesse tutti i contrasti, anche con le seconde linee in campo, è difficile da ricordare fino all’ultima decina di giorni, che non è stato un periodo di calcio.

Le prime due reti sono errori: la prima una scivolata di Vazquez per cercare di mettere in fuorigioco il “delantero”. La seconda rete da fumetto con Retegui solo davanti a Gollini a ribattere una parata di un tiro dai 25 metri di un dimenticato Ederson.

Il Vecchio Balordo che non battaglia da Grifoni non piace a chi lo ha sempre applaudito pur perdendo e facendo prestazioni toste. Contro la Dea non ha vinto neanche un contrasto senza Frendrup. Adesso i rossoblù devono ripartire e le quattro sconfitte dopo la sosta non dovranno buttare giù di morale.

I  tifosi del Genoa  non cambieranno opinione su quello visto nei due anni precedenti se rivedranno in campo Grifoni con gli artigli e il cuore, anche se nelle difficoltà.

Troppo forte è stato il dispetto da non mettersi a piangere perché sono state cocenti e ingenue le speranze alla vigilia non solo dei tifosi, ma anche di tutta la truppa rossoblu a quarti: troppi giocatori fuori tecnicamente e tatticamente. Simili lezioni conteranno qualcosa e non solo per Gilardino, che cercherà sicuramente con lo staff di metterle subito a frutto durante la sosta.

Ci sono sprazzi di positività genoana solo con i subentrati. Melegoni autore di due passaggi filtranti da cui è nato il gol di Ekhator, bravo nello smarcarsi in profondità e nello spazio luce, e Norton-Cuffy, che appena entrato è apparso voglioso di farsi dare il pallone, contrastare e spostare il baricentro. Non  giudicabili Pinamonti e Vitinha: per loro neanche un pallone giocabile. Forse uno al portoghese al 40’ del primo che ha fruttato un calcio d’angolo.

Strategicamente, perché un 5-3-2 si trasformi in 3-5-2, deve essere chiaro che è fondamentale il gioco dei centrocampisti e degli esterni, mai pervenuti contro la Dea. Dopo i primi 20’ del primo tempo di speranze genoane, nel secondo tempo non  si è giocato più al pallone dopo il raddoppio orobico.

Gasperini è andato a nozze negli spazi, forte del risultato, e lo ha fatto a tal punto che la partita poteva prendere anche l’aspetto di un set tennistico. Ottimo allenatore Gasperini, come noto, sicuramente il più bravo in circolazione: ridarà di certo personalità e identità dopo l’inizio di campionato in salita alla Dea e si toglierà delle soddisfazioni non solo in Italia.

Gilardino per tutti gli addetti ai lavori è il meno responsabile, è forse l’unico non colpevole della situazione che sta vivendo il Genoa. Farà fatica, ma riuscirà nel portare a galleggiare il Genoa anche pungendosi con lo staff e con una “rosa” che ha tante spine, specialmente quando deve fare cinque cambi.  Le strategie di Gilardino dovranno dare subito una svolta, già dopo la sosta per le nazionali.

Cercando nuovamente l’equilibrio tattico che consenta di sfruttare anche la fase offensiva. Potrebbero contare meno se il gruppo in campo non riuscirà alla svelta a trovare ed esprimere il valore superiore alla somma dei singoli calciatori, come successo negli ultimi due anni.

La crisi del Genoa nasce altrove, in ogni caso, e affonda nei troppi equivoci delle vicende societarie, non solamente nella maniera in cui è stata costruita (e impoverita) la rosa.

Adesso occorre un lavoro da parte di tutta la dirigenza: fare nuovamente quadrato e non singolarmente, da separati in casa, lavorando sulla testa dei giocatori e sull’aspetto delle motivazioni cercando di individuare delle certezze nel futuro del Vecchio Balordo.

Il popolo genoano non mollerà, gli anziani ci hanno fatto il callo e i giovani dovranno farcelo- Il momento più duro è arrivato con largo anticipo e non solo sul campo: basti pensare se mai due calciatori buoni venduti hanno realizzato gol: quest’anno già sia Albert al debutto, sia Retegui, che ieri sera si è portato a casa il pallone dopo aver scaldato la panchina in Europa per settanta minuti.

Tocca a tutti dentro Villa Rostan, dirigenti, allenatore, staff e calciatori dover fare la differenza cercando di traghettare la nave rossoblù verso l’obiettivo che ha un solo nome e cognome: salvezza.