In questa mattinata, dopo l’intervista ai taccuini della Gazzetta dello Sport, il Presidente del Genoa, Alberto Zangrillo, è intervenuto anche ai microfoni di Radio Sportiva nell’ambito della trasmissione “Il Processo di Sportiva“. Si parte dalla sfida di sabato contro il Bologna e dal momento della squadra. “Una delle tante regole non scritte nel mondo del calcio è di cercare di non mettere pressione, quindi la mia intervista sulla Gazzetta dello Sport ha anche quella finalità. Capisco sia difficile far capire che il calcio è un gioco, ma dobbiamo fare questo tipo di sforzo. La partita di sabato dobbiamo interpretarla come importante, ma non come la partita della vita“.
“Sono felice perché Graziani mi ha tolto le parole di bocca – ha proseguito il Presidente rossoblù Zangrillo – per me è un insegnamento, mi ha indicato la via. Si tratta di evitare personalismi, andare tutti nella stessa direzione e applicare quella saggezza che lo hanno reso campione e uomo che, adesso, può dare giuste indicazioni. Gilardino non si tocca? Nella vita ho imparato ad essere soprattutto umile, conoscere il mio perimetro e andare avanti così. Nel mio ruolo di Presidente non onorifico – ricordiamocelo, perché penso di essere qualcosa di diverso – ho detto in maniera chiara quello che penso, come sono abituato a fare tutti i giorni della mia vita. Le decisioni le prendono poi il Direttore Sportivo, l’Amministratore delegato, lo staff tecnico. Le decisioni non competono me, ma tenevo a richiamare tutti al ricordo. Tante volte gli allenatori penso subiscano scelte profondamente ingiuste, figlie del momento. Noi abbiamo avuto grandissimi e tantissimi infortuni e, quindi, sfido chiunque i una situazione del genere a rimanere competitivi in un campionato come la Serie A, ricordandoci sempre che siamo ancora all’inizio. L’anno scorso avevamo iniziato in modo felice, poi avevamo avuto una flessione e ci eravamo ripresi. Bisogna essere sereni“.
Su Balotelli: “Voglio chiarire una cosa, cercando di non essere banale. Quando creo un gruppo nel mio ospedale – e penso di aver creato un grande gruppo – ho sempre cercato di prendere i migliori, persone eccellenti, e credo che la cosa più bella sia di mettere in armonia. Quando qualcuno pensa “prendiamo Balotelli, allora se ne avranno male Pinamonti o Vitinha”, io non condivido perché, alla fine, in un campionato come la Serie A tutti servono. Lo dico col cuore: credo che Balotelli potenzialmente sia stato, negli ultimi vent’anni, il più grande numero 9 italiano. Per una serie di circostanze non ha saputo o non ha potuto esprimersi e, adesso, ho davanti a me una sfida meravigliosa, che mi porta a fare diventare primario un 36enne se è più bravo di un 50enne addormentato. Sono convinto che SuperMario, in uno stadio come quello di Genova e davanti alla Gradinata Nord, possa ritornare per una o due stagioni il grande che è stato. È una sfida che, da qualche giorno, mi toglie il sonno. Proprio facendo leva sul mio mestiere che mi obbliga a non mollare mai, anche con SuperMario non mollerei mai. C’è anche un po’ di romanticismo in quello che sostengo io, ma mi piace un calcio romantico, di sogni, dove magari cogli quel fiore che non ti aspettavi di poter cogliere”.
Infine, una domanda sul momento del club e sulla società societaria: “In questo momento è innegabile che ci sia una controversia giudiziaria che investe in pieno il nostro azionista di riferimento. Tradotto, il nostro proprietario. Fortunatamente c’è un advisor finanziario, una banca che ha tutto l’interesse che l’asset Genoa – depositario di un valore e non solo di situazioni negative, ma di un valore intrinseco – possa garantirsi nella continuità. Quindi, quello che tutti noi in società, in primis l‘amministratore delegato e io stesso, stiamo cercando di fare è traghettare verso un futuro più sereno. Non ci è ancora dato sapere il contenuto di questo futuro, ma mi sento di assicurare ai nostri fan che ci sarà. Altrimenti non da coniglio, ma semplicemente prendendone atto, avrei forse già messo in atto le procedure per una mia quiescenza dal mondo del calcio. Penso di poter dare ancora qualcosa. Quel qualcosa è soprattutto monitorare, favorire, fare in modo che ci sia un percorso lineare perché ci sia per il Genoa il modo di riprendere quei sogni che, magari in modo un po’ americano, erano stati prospettati tre anni fa”.