Tutti devono salvare il soldato Genoa: in campo, dietro le scrivanie e fuori. Le interviste del giovedì al Presidente Zangrillo non sono state parole in abito da cerimonia, consapevole di dover trasformare prima in purgatorio e dopo in paradiso l’inferno scatenatosi per via di voci e pettegolezzi simili in tutto e per tutto a quelli che si palesarono in altri periodi di crisi del Vecchio Balordo.
Un buco attorno a cui non si mette niente senza essere sul pezzo e informati, ma solo per sentito dire. Il popolo genoano sa che bisogna armarsi più che altro di voce e bandiere dentro il Tempio per allontanare la sfiga che ha colpito lo spogliatoio del Genoa.
L’incidente a Gollini ne è la conferma. Una ciste adiposa, dolorosa su un’anca, caso che potrebbe essere quasi unico nel mondo dei portieri sempre in volo e costretti ad operarsi. Peccato che leggendo il referto dei medici del Genoa si siano creati castelli in aria medicali. Genoa-Bologna è la giornata del D-Day per tutti i rossoblù a quarti: l’obiettivo è iniziare non solo un attacco alla classifica, ma anche al futuro. Un D-Day da cui non deve dipendere il futuro di Gilardino per non pentirsene a posteriori.
Genoani dentro il Tempio, lontani o davanti alla tv, incollati a Radio Nostalgia o Buoncalcioatutti, Genoani in tutto il mondo: combattere con il cuore per scatenare la “cazzimma” di quelli che giocano e battere la crisi di inizio autunno, maturata non per motivi tecnici o tattici.
Domani partita della svolta per correggere anche gli errori tecnico-tattici che ci sono stati e che sono stati diffusi, in particolare per negatività e scarsa concentrazione. Errori che quasi mai erano emersi in quello fatto nei due anni precedenti, neanche quando le stelle erano assenti. Va sempre ribadito che, però, gli infortunati sono troppi, la lista più lunga di tutte le squadre di Serie A.
Dovrebbe esserci un Pereiro in più, l’ultimo ingaggiato. Il talento dell’uruguagio c’è sempre stato, deve esser bravo nel calcio attuale ad unire qualità e quantità. Tocca a lui: se non riparte dal Genoa rischia di non ripartire più.
Domani pomeriggio alle ore 15 al Ferraris chi giocherà dovrà riprendere la forza, la grinta, il cuore, l’organizzazione in sintonia con Gilardino e lo staff, uno dei principali punti di forza degli ultimi due anni.
Gilardino e lo staff tecnico e fisico sono stati bravi a far sprigionare il potenziale di ogni calciatore, un potenziale che non può essersi perso come nelle quattro gare che hanno preceduto la sosta per la Nazionale. I problemi societari, anche se in prima pagina, non necessariamente non garantiscono un futuro e la questione stadio dovrebbe confermarlo.
Anche per questo le troppe defezioni da infortuni non possono abbassare la vela Genoa issata sulla prua negli scorsi anni, che dovrà consentire il controllo della nave risalendo anche il vento contrario.
Parlare di formazione, che solo Gilardino potrebbe confermare in conferenza stampa, o parlare di probabili presenti, tattica o schema conta poco contro il Bologna.
Il segreto degli ultimi anni portava tutti a dare il meglio di se stessi, quelli che iniziavano le gare e quelli che subentravano. Tutto ciò farà la differenza domani per continuare ad inseguire il risultato, ma anche il futuro, sempre con l’aiuto della società e del popolo genoano.
Se i colori rossoblù a quarti non possono ridere, neanche quelli a strisce possono farlo. La classifica del Bologna dopo 7 giornate di campionato non gioisce alla luce del tredicesimo posto con una sola vittoria, 5 pareggi e 1 sconfitta con 7 gol fatti e 11 subiti, compresa la Champions.
La critica per il Bologna di Italiano è spietata e il pubblico alla fine dell’ultima gara prima della sosta il pareggio nel derby con il Parma ha fischiato sonoramente per una gara non vinta pur giocando per più di 45’ di gioco, recuperi compresi, con l’uomo in più. Tifosi scottati dal quinto pareggio e dalla mancanza di una vittoria casalinga dalla fine di aprile scorso quando Thiago Motta aveva battuto la Juventus.
La scorsa stagione è stata per il Bologna qualcosa di entusiasmate e particolare con il raggiungimento della Champions e lo scavalcamento in classifica di Atalanta e Juventus prima che iniziassero i festeggiamenti per il risultato raggiunto.
I tifosi bolognesi abituati al gioco di Thiago Motta non riescono a capire che la differenza nella identità di gioco unica e riconoscibile di Thiago Motta la facevano Calafiori e Zirkee, che giocano attualmente in altre squadre, e Ferguson, ai box ancora per qualche mese. Ma oltre i due protagonisti Calafiori e Zirkee ai felsinei mancano anche Saelemaekers e Kristiansen.
La forza del Bologna dello scorso anno, oltre la gestione del possesso, era il movimento, due prerogative cercate da Italiano e mancate nella solidità difensiva. Nell’ultima gara con il Parma i ducali con quattro passaggi e più dinamismo arrivavano nell’area felsinea.
Il calcio di Italiano sugli esterni, con cambi campo, cross a ripetizione e azioni sempre uguali e ripetute non ha portato risultati. Il calcio odierno chiede altro nel cuore del gioco. Ad Italiano manca la qualità, la giocata, il guizzo, la variante spaccatutto che c’era con il precedente allenatore. Anche lui sulla graticola anche se è stato confermato dalla proprietà.
Potrebbe essere anche minime le responsabilità del tecnico considerato che i nuovi acquisti Erlic, Holm, Miranda, il centravanti Dallinga e Cambiaghi dall’Atalanta via Empoli ancora non hanno fatto la differenza rispetto al passato.
Tatticamente il Bologna gioca con il 4-3-3 più rigido rispetto al passato con una caratteristica (e probabilmente Italiano è stato scelto per questo da Sartori). Una caratteristica uguale al predecessore, ossia l’utilizzo dei difensori centrali che Italiano ha sempre utilizzato negli scorsi anni in carriera in fase offensiva, che però si perdevano meno in quella difensiva.
Anche per il Bologna la formazione a domani alle 14. Oltre gli assenti Cambiaghi, El Azzouzi, Ferguson, Pobega a mezzo servizio. E Italiano dovrà fare i conti con il turnover. Martedì giocheranno in Champions in casa dell’Aston Villa.
Arbitra Doveri di Roma di anni 46, nato a Volterra, sezione arbitrale di Roma. Impiegato. Arbitro da 28 anni in Serie A, dal 2011 domani fischierà la 230° gara nella massima categoria. Il decano degli arbitri è alla seconda deroga per dirigere in Serie A perché si è classificato nella graduatoria finale tra il primo e il quindicesimo posto. Con questi meriti gli arbitri possono dirigere fino a 50 dopo le analisi sulle condizioni fisiche e atletiche.
Trenta le gare dirette con il Genoa: 13 vittorie, 8 pareggi, 9 sconfitte. Con il Bologna 26 gare: 7 vittorie, 8 pareggi, 11 sconfitte. L’ultima con il Genoa pareggio con l’Inter 1 a 1 alla vigilia dello scorso Capodanno. Con il Bologna una vittoria per 2 a 1 contro il Frosinone tra le mura amiche.
Gli assistenti di linea saranno Imperiale (Genova) e Berti (Prato), quarto uomo Arena (Torre del Greco). Al VAR Pairetto della sezione di Nichelino, AVAR Marini della sezione di Roma 1.