Il Genoa deve prendere, incartare e portare in classifica il punto importante guadagnato con i denti e il cuore contro il Bologna in quella che si potrebbe definire la partita dei 14 assenti per infortunio, sette da una parte e sette dall’altra. Sotto di due gol intorno al 58’ di gioco, il Genoa ha rimontato grazie al suo popolo che, anche con il risultato negativo, ha continuato a sostenerlo.

Il Bologna deve piangere sé stesso e il suo allenatore che, pur in vantaggio di due gol, ha continuato a giocare con quattro attaccanti. La tattica del 4-2-3-1 non è apparsa equilibrata perché le tre zone del campo non avevano di un numero uguale di uomini, in particolare in difesa o fase difensiva.

Gilardino in conferenza stampa prima della gara aveva detto “Pinamonti l’ho voluto io” e Pinamonti ha salvato il Vecchio Balordo con due reti. Il suo spirito battagliero, la sua anima trentina gli hanno fatto portare a termine la gara dopo aver preso alcuni colpi alla testa. A fine gara è stato portato in ospedale per accertamenti, per essere poi dimesso senza nessuna problematica rilevata.

Gilardino come aveva promesso ha cambiato schema contro i felsinei giocando con la difesa a quattro e puntando su Marcandalli al debutto, schierato centrale di destra (lo scorso anno con la Reggiana agiva a sinistra), con Vasquez al fianco e ai lati Sabelli e Matturro. Poi vun centrocampo a quattro con Melegoni, un pesce fuor d’acqua in quella posizione, mentre sulla corsia di sinistra Martin alto ha fatto vedere ancora meglio le sue caratteristiche più portate  ad offendere che a difendere. Nel mezzo Frendrup capitano sempre un martello con Miretti volenteroso, ma più pronto ad usare il fioretto invece che la sciabola. Davanti Pinamonti e in moto perpetuo Thorsby, con tanto fiato e poco palleggio utile. Se  solo si difende, Pinamonti costretto a fare da solo lotte titaniche con quattro difensori.

Il Genoa nel primo tempo ha mostrato la solita coperta corta: attaccando si scopre e subisce. Orsolini ha tirato cinque volte in porta, sfruttando i cambi campo o la mancata copertura sui calci d’angolo e rimanendo fuori area, ma un ottimo Leali gli ha negato la gioia del gol. Solo l’autorete di Vasquez gli ha fatto gonfiare la rete.

Il problema grosso del Genoa, considerate le sette assenze, è nelle ripartenze regalate per troppi errori di passaggio nel possesso pallone, nel palleggio dei centrocampisti e nella mancanza in campo di una mezzala o trequartista che crei superiorità con il dribbling, pronto a sfruttare gli spazi avversari. È un rosario che si ripete dall’incidente a Junior Messias. Il Bologna davanti faceva paura, ma dietro è stata la conferma dei 13 gol incassati. Un elogio in particolare nel primo tempo a Sabelli e Vazquez, allenatori in campo per i giovani compagni, spesso richiamati nella posizione da tenere e nella marcatura.

La bravura di Gilardino è stata cambiare la logica del primo tempo con i cambi che hanno rimesso a camminare sui piedi una squadra che poteva perdersi nuovamente come successo nelle precedenti quattro gare.

Oltre al pressing e alla corsa di Ekhator e Ankeye, l’entrata di Norton-Cuffy, un pocket-coffee per la la sua vivacità e tecnica, e quella di Masini, al debutto dopo aver giocato in campionati di B e C dal 2020 in avanti con la sua semplicità di palleggio nel cuore del gioco, hanno messo all’angolo la squadra di Italiano.

La partita del Genoa ha fatto capire probabilmente anche a Gilardino e il suo staff che, pur mancando la qualità nel possesso pallone, no si può giocare con una corsia scoperta e arroccati. Forse meglio cercare prima di darle e dopo difendere?

E allora chissà se prossimamente si vedrà un 4-4-2 più scolastico: due giocatori per zona, sia al centro che ai lati; copertura del campo dai riferimenti; passaggi più semplici sia nella costruzione sia nei ripiegamenti. Chissà se si vedrà un 4-4-2 che corrisponda alle caratteristiche generali tecnico-tattiche dei giocatori a disposizione.

Questo schema e i suoi derivati miglioreranno con il lavoro di Gilardino e lo staff, in particolare il lavoro sul giocare nella zona. Nel calcio attuale nessuno gioca più a uomo, ma qualche volta la marcatura a zona può essere “imbastardita” da movimenti che possono suggerire la marcatura ad uomo nella zona: Orsolini nel primo tempo non ha subito la marcatura ad uomo e ne ha approfittato. Nel secondo tempo dopo l’intervallo si è visto meno scaricare il suo sinistro ed essere sostituito.

Il Vecchio Balordo deve ritrovare i vecchi princìpi con momenti improntati a una maggiore aggressività, altri più sornioni per trasmettere la sensazione di inattaccabilità, ricordandosi le gare dello scorso anno con le big, per poi frustare gli avversari e imbastire le azioni offensive sufficienti per fare prestazioni e risultati.

Bando ai numeri di moduli e alle tattiche: il Genoa con il ritorno dei grandi assenti ritroverà nuovamente un equilibrio tattico che gli consentirà di sfruttare anche la fase offensiva.

Gilardino anche in questo momento non felice ha capito che con la rosa al completo, compresi i giovani visti contro il Bologna, il suo Genoa potrà essere nuovamente protagonista.

Contro il Bologna per il “G&G – Gilardino e Genoa” dopo il 60′ si è cominciato a trasformare la rabbia in forza, passione e amore per il proprio popolo che soffriva, ma continuava a cantare, non trasformando la delusione in rabbia.