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Purgatorio Genoa

Altra partita per la quale si potrebbe fare il copia incolla delle ultime quattro giocate, eccetto i 37’ giocati con il Bologna nel secondo tempo. Anche con la Lazio i primi 20’ di gioco del Vecchio Balordo hanno illuso visto che i rossoblù si sono proposti bene e in tanti nelle due fasi di gioco, ma senza nessun tiro in porta. Dopo la prima rete laziale per una non copertura di un avversario scappato in contropiede sulla corsia laterale e dentro l’area di rigore, il Genoa ha cominciato a perdere la bussola.

Nel secondo tempo Gilardino ha cambiato Sabelli colpito duro in precedenza e ammonito, con Norton-Cuffy, un lampo. Con la prima discesa centrale ha saltato tutto il centrocampo laziale andando al tiro, il primo e può darsi anche l’unico. No, sbaglio: ce n’è stato un altro di Thorsby, dopodiché quando Gilardino ha deciso di cambiare passando da un attaccante a tre la sfiga ha fatto subito capolino con l’infortunio ad Ankeye dopo solo 10’ dall’ingresso in campo,  bruciando gli slot dei cambi. A quel punto è stato inserito Melegoni sull’esterno destro risultando nuovamente assente, così come Miretti nel primo tempo.

Probabilmente Gilardino poteva avere l’idea, alla ricerca del pareggio,  di far entrare per un quarto d’ora Pereiro o Accornero gli unici che in questo momento avrebbero potuto creare superiorità numerica con un dribbling.

Tatticamente il Genoa agisce quando funzionano e non si separano i comportamenti di  difesa, centrocampo e attacco nell’organizzazione collettiva nelle due fasi di gioco trattando i principi di pressione, pressing, transizione e fuorigioco. Qualcosa che difficilmente è stato fatto. Nel passato questa operazione ha dato frutti nell’individuare l’errore del compagno, come non è successo nelle altre due reti subite.

La coperta è corta, bisogna ripetere, e dispiace.  Non avendo nessuno in campo pronto con un dribbling a creare superiorità numerica, il Vecchio Balordo fa fatica a fare gol. Giocare a tre o quattro in difesa fa poca differenza: contano gli uomini a disposizione.

Nessuna meraviglia se Gilardino tornasse a quella a tre con l’arrivo di Balotelli. Aspettiamo mercoledì in conferenza stampa per capire se sia pronto perché un conto allenarsi in palestra, un altro avere il ritmo partita. Gilardino e lo staff potrebbero pensare ad un altro schema o sistema, magari il 3-4-1-2 per essere più propositivi, attivi, offensivi e aggressivi  e incrementare di più la casella alle reti realizzate (7)cercando di diminuire quelli incassati (20) in nove giornate di campionato.

Continua il Purgatorio del Genoa, ma il Grifone è colpito e non affondato. Si spera nelle  contromisure prese alla vigilia della gara con la Lazio per cercare di affrontare il difficile percorso di Gilardino, calciatori, società e tifoseria, non per condurre al Paradiso, ma solamente a quanto è stato visto e fatto negli ultimi due anni con la speranza che la sfiga torni ad essere un abisso per i deboli, non per Gilardino e il suo popolo.

Un motto del Sommo Poeta calza a pennello per il Vecchio Balordo: non abbiamo paura , né timore di riprendere il cammino , perché alla fine vince chi la dura“.

Con l’arrivo  di Balotelli, nella giornata di ieri il Genoa ha avuto più titoli sulla stampa sportiva e politica che in tutto lo scorso anno. Che sia il Virgilio del pPurgatorio in grado di aiutare il Genoa a scendere dalla barca in balìa di onde inaspettate non solo sul prato verde?

Balotelli deve aiutare il Genoa e Gilardino a gestire i muscoli di quei giocatori che sono attesi da tempo, utilizzandoli come vuole, nel modo giusto, durante la gestione di un partita.

Non sarà facile, per Gilardino e il suo staff, gestire altre tre gare in dodici giorni con una situazione sempre più complicata a livello di risultate e con un’infermeria che fatica a svuotarsi e con i nuovi arrivi non pronti a dare il loro contributo.

Giovedì all’ora dell’Happy hour di Halloween sarebbe bellissimo ricevere un dolcetto da Gilardino e i suoi ragazzi.  


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