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Una partita da vincere

L’Emilia porta bene al Vecchio Balordo: anche lo scorso il 22 dicembre aveva vinto in casa del Sassuolo dopo tre sconfitte, di cui una in Coppa Italia, e due pareggi, dopo la  sconfitta  dolorosa con il Monza dentro il Tempio.

Corsi e ricorsi storici: l’arbitro era Guida di Torre Annunziata, che ha sciorinato a Parma   una gara da internazionale, non perché il Grifone ha vinto, ma perché sono state comminate giuste ammonizion e i falli sono stati fischiati con puntualità, compreso quello del retropassaggio al portiere che Leali non ha potuto gestire con i piedi, facendo l’unica parata della partita. Peccato per l’ammonizione a Balotelli: probabilmente se SuperMario non avesse alzato le braccia per lamentarsi non sarebbe successo.

Gilardino lo scorso campionato aveva reso quasi indistruttibile il Grifone in parecchie gare senza essere troppo spettacolare e senza proporre alcuna ricetta rivoluzionaria, cercando di non accattivarsi facili simpatie strizzando l’occhio a mode imperanti del calcio attuale dove tutti vogliono scimmiottare quello europeo delle competizioni UEFA senza averne i mezzi.

Il “violinismo” è uno stato d’animo più che una filosofia di gioco: è consapevolezza dei propri limiti. Gilardino e lo staff avevano preparato un altro campionato nel ritiro di Moena, anche senza Retegui e Albert, già poco presenti fin dalla Val di Fassa. Per tutti era la squadra che doveva confermarsi considerati i pochi cambi nella rosa.

Invece dal 1° settembre dopo la sconfitta con il Verona e le defezioni causate da infortuni importanti il Vecchio Balordo ha barcollato fino alla gara con la Fiorentina di sabato scorso cumulando due pareggi casalinghi e sei sconfitte.

Gilardino poco alla volta, anche con i risultati negativi, non ha mai perso il timone della squadra rimettendola a camminare sui piedi e scontrandosi non solo con gli infortuni, ma anche con la testa tra le nuvole dei suoi ragazzi.

Gilardino e lo staff sono tutti uomini di calcio e lo si è visto nel migliorare il rendimento dei  giocatori considerati seconde linee ad inizio stagione fino a farli diventare più forti. I nomi sono quelli di Matturro, in crescendo da qualche partita; Zanoli, che si era visto poco fino a Parma; il classe 2006 Ekhator; Vogliacco, centrale guidato da un ottimo Vasquez; il giovanissimo Ahanor, classe 2008.

Gilardino e lo staff erano consapevoli che la qualità del possesso pallone nel cuore del gioco potesse mancare. Hanno cambiato lo schema passando ad un 4-4-2 o 3-5-2 scolastici, con due giocatori per zona, sia al centro che ai lati, cercando la copertura del campo con riferimenti più semplici sia nella costruzione che nei ripiegamenti.

È quanto si è visto anche in casa del Parma e del suo spocchioso allenatore che non ha mai cambiato modulo anche dopo l’uscita di Bernabè, perno nel cuore del gioco, e dopo che il Grifone ha iniziato a volare.

Pecchia puntava a fare male al Genoa con il suo attacco, la forza dei ducali, ma i malcapitati avversari prima i titolari e dopo quelli subentrati quando tentavano di entrare  nella zona calda difensiva non hanno avuto scampo: mai visti due dribbling di fila, le coperture scattavano con la massima intensità e il Genoa aveva sempre la superiorità nella zona del pallone controllando uomini e zona. Un ritorno al passato, un principio che non è stato scontato in altre gare, ma quando i calciatori del Genoa sfoderano concentrazione e coerenza nell’applicare la fase di non possesso si vede la differenza.

Il Genoa di Gilardino ha sempre continuato a difendere ogni vantaggio con il posizionamento difensivo, pur senza desiderarne il costante possesso. Idee e organizzazione per creare spazi a difesa avversaria schierata non mancano, attaccando in modo moderno e non solo verticalmente. Moderno perché nessuno dei giocatori coinvolti nell’azione offensiva termina l’azione nella posizione in cui l’avevano iniziata, attaccando i sedici metri avversari in tanti.

Tutti bravi i giocatori schierati dall’inizio e quelli subentrati. Il calcio non è scienza, ma vedere Badelj in campo per 80’ non è un far girare la ruota con le mani, bensì con la testa e con la saggezza, migliorando anche la lettura del gioco dei propri compagni. Piace parlare di calcio, ma tra meno di 60 ore il  Vecchio Balordo tornerà in campo nel Tempio contro il Como.

Assurdo giocare dopo 72 ore per una richiesta del Comune di disputare il 40° Rally della Lanterna con la Finale ACI Sport per festeggiare Genoa Capitale dello Sport 2024. Le prove saranno sabato mattina, ma la Lega non ha programmato Genoa-Como al venerdì, dove in programma c’era solamente una gara: Lecce-Empoli. Perché?

Senza fare voli pindarici, la vittoria di Parma sarà una “Duracell” che continuerà anche giovedì con l’aiuto del Tempio che non aveva mai perso la speranza di rivedere il Vecchio Balordo del passato. Speranza già dimostrata al termine della gara con la Fiorentina.

Godete genoani! Con soli tre punti agguantato il 14° posto in coabitazione con Parma, Cagliari e Como, tutte a nove punti. Ma soprattutto Genoa non più fanalino di coda, con tre squadre alle spalle.

Riflettete genoani anche sulle parole di Gilardino a fine gara. Si sarà tolto dei sassolini dalle scarpe senza, ma non c’è astio nei confronti di nessuno: la sua volontà è solamente di stringere il cerchio intorno alla squadra, al suo staff e al popolo genoano per raggiungere la salvezza. Sarà sicuramente felicissimo se ci sarà anche il contributo della società, come accaduto negli scorsi anni. Del resto, chi vive e ha vissuto di calcio è consapevole che i risultati arrivano e non sono solo per meriti del pallone che rotola.

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