Alla fine dovrebbe andare bene il pareggio per tutti esaminando tutta la gara. Il Genoa perlomeno ha pareggiato con il settimo gol di Pinamonti e grazie ad un pallone recuperato  alto dall’ottimo Masini, che ha festeggiato così il rinnovo del contratto, e ad un passaggio a Messias, che avrebbe fatto l’assist  con  goniometro  per mettere in condizione Pinamonti, abile nello smarcarsi, di battere a rete nell’unica azione pulita della partita. Il Torino invece per fare gol ha dovuto affidarsi alla testa di Thorsby.

Appena finita la partita commenti velenosi di Vagnati, il direttore sportivo granata, e del Presidente Cairo sui due rigori reclamati all’ultimo minuto di gioco e non concessi dall’arbitro Feliciani di Teramo e dal VMO Di Paolo di Avezzano. Tutti si sono dimenticati che Thorsby era a terra per infortunio da almeno 2’ di gioco. Se il direttore di gara avesse interrotto il gioco probabilmente non si sarebbe arrivato agli episodi contestati.

Più aggressivi i granata nel primo tempo, il solito Genoa di altre gare che deve prendere la sberla e dopo reagire con i cambi. Dopo Lecce si è rivisto Vitinha fare il terzino destro e Thorsby più avanzato con Pinamonti a prendere martellate dal cileno Maripan, mai ammonito.

Il mister granata, visto l’atteggiamento genoano, ha subito schierato la squadra con la difesa a tre alzando Sosa inseguito da Vitinha. L’autorete di Thorsby al 47’ poteva mettere del sale sulle ali del Grifone, invece nel secondo tempo il cambio tattico col 4-4-2 e l’ingresso di Messias a supportare Pinamonti ha dato più respiro non solo al bomber, ma anche al gioco. Amareggiato Vitinha, consolato da Vieira per la sostituzione.

Il 4-4-2 ha condizionato pure il Toro, anche se ha messo in campo gli ultimi arrivati Casadei e Biraghi che si sono visti poco.  Bella come sempre la determinazione del Vecchio Balordo nel cercare il pari, bene Matturro nel sostituire da centrale Bani e De Winter squalificato.

Bani e Messias non subito in campo dal primo minuto per preservarli, visto il campo inzuppato e il freddo, da ricadute. Lo scenario che, invece, ha riguardato capitan Badelj dopo 60′ minuti di gioco. L’analisi complessiva sul Genoa, tenendosi ben stretto il punto e guardando i risultati delle squadre dietro al venerdì e al sabato, non può che partire da alcune considerazioni da cronista.

La filosofia di gioco di Vieira punta ad un calcio di possesso basato sul fraseggio corto in partenza, ma difficilmente riesce e viene utilizzata la verticalità. Oltre l’attacco in ampiezza e la ricerca di una superiorità dietro la linea di pressione avversaria, solo sotto nel risultato come a Firenze la squadra si è mantenuta alta recuperando il pallone con il pressing: la foto è il gol del pareggio.

Giocando in tal maniera il Genoa è una delle squadre che tira meno verso le porte avversarie, difficilmente riceve un calcio di punizione dal limite e difficilmente tira da fuori area. In questo calcio molto fluido il Genoa appare, finché non è pungolato da un gol, troppo rigido.

Tutto questo sarà sicuramente vagliato anche da Vieira e il suo staff tecnico. In questo momento si stanno occupando della gestione dei calciatori a disposizione e non dei sistemi di gioco, adattandoli per farli rendere al meglio. Uno su tutti potrebbe essere Miretti, che dà l’impressione di patire la linea laterale.

Il Genoa quando impone e propone il gioco in avanti difficilmente fa il gioco che vogliono gli  avversario e Vieira è consapevole che in questo calcio c’è poco di nuovo: ci sono sistemi di gioco vecchi  non superati, purché abbiano i principi di gioco provati negli allenamenti e i giocatori giusti per interpretarli.

Benvenuta l’abbondanza in rosa che il tecnico rossoblù vorrà gestire non solo con saggezza, ma anche con prevenzione. Vieira e il suo staff vorrebbero sfruttare un altro  numero di schemi, non di numeri di modulo che contano poco. Tattica e tecnica contano per il tecnico francese: se c’è chi sa giocare e si adopera negli allenamenti non conta la carta d’identità. Non può essere diversamente per uno che, vista la sua esperienza da giocatore, ha giocato con gente di  qualità calcistica elevata.

Probabilmente vorrebbe cambiare lo stile di gioco. I nuovi arrivati a gennaio li ha scelti lui con la società, il Direttore sportivo, lo scouting e non in base agli algoritmi, ma con valutazioni tecnico-tattiche. L’obiettivo era sopperire alle mancanze del passato. In questo momento fa il saggio facendo rotazioni dei 27 calciatori a disposizione per cercare di metterli tutti in moto e non perderli più.

Nell’arco di una corsa che conta 38 gare di campionato per questo Genoa devono avere un peso specifico non solo le vittorie, ma anche i pareggi sporchi non giocando bene per tutti i 90’ di gioco. Anche perché questo 1-1 ha permesso a Vecchio Balordo di incrementare (o comunque mantenere invariato) il vantaggio sulla zona rossa.

Risultati voluti fortemente dalla truppa rossoblù a quarti, dal passato ad oggi sempre alla ricerca del risultato. Questo scenario si è manifestato grazie al carattere e alla voglia degli uomini di Vieira, quasi gli stessi del passato: sono doti molto importanti e determinanti se si vuol arrivare al primo obiettivo prefissato, ovvero una salvezza senza problemi.

Altra domenica tranquilla per i genoani, in particolare per i 3000 e passa che hanno affrontato la trasferta contro il Generale inverno senza mai smettere di cantare e di essere felici alla fine per il punto guadagnato.

Presente il Presidente Sucu allo Stadio Grande Torino. Porta bene: su quattro gare viste dalla Tribuna (Lecce, Parma, Monza e Torino) sono stati 8 i punti conquistati.