VARicocele quattro. Siamo al quarto capitolo di un articolo partito da lontano, da quando è stata messa in campo la tecnologia VAR, che alla ventiquattresima giornata di campionato 2025 ha sgonfiato ulteriormente i palloni.
Ormai è verificato e accertato che c’è poca e corretta comunicazione tra arbitro, VAR e assistenti. Tutti si nascondono dietro al protocollo VAR, non facile da capire. Lo aggiungeremo integralmente per come è stato presentato nel settembre 2024.
La dirigenza AIA va in televisione per giustificare le decisioni su falli di mano, step on foot e relativi cartellini gialli e rossi. Decisioni che non convincono. Qualcosa è migliorato dall’inizio del girone di ritorno, ma gli allenatori e le società non ci stanno più dopo aver perso punti nel girone di andata, in particolare coloro che hanno alle spalle stampa sportiva e politica pronte a fare cassa di risonanza.
Il caos degli errori. Per propaganda prima delle elezioni dell’Associazione Arbitri si era favorevoli alla riduzione degli arbitri che avrebbero dovuto dirigere nella massima serie passando da 47 a 22 e mettendo in campo con il fischietto in bocca quelli più pronti ad interpretare per prima cosa il regolamento e dopo il VAR.
Non è successo. Rocchi ci ha provato facendo fare tanti bis ravvicinati ai migliori, ma ha dovuto arrendersi viste le designazioni dell’ultima settimana. Altra proposta accettata dall’AIA, ricevuta dall’ultima riunione arbitri, giocatori e allenatori è quella di una consultazione del monitor richiesta una sola volta da entrambe le panchine.
Tutto bocciato dalla UEFA in Italia, mentre in Premier fanno sentire l’audio tra VAR e arbitro in campo per far capire le decisioni adottate. Collina, Rosetti e Rizzoli, i tre italiani responsabili arbitrali FIFA e UEFA, sono subito intervenuti intromettendosi nelle richieste delle società italiane.
Nessuno però ha mai chiesto loro perché gli unici ad uscire in Europa in Champions siano solamente Massa di Imperia, Mariani di Aprilia e Guida di Torre Annunziata pur avendo dieci arbitri italiani nel ruolo di internazionali. La Serie A serve per sperimentare tentativi di miglioramento del Regolamento del gioco. Non ci sono più solamente le 17 regole nel testo dello scorso settembre, ma anche come muoversi sul terreno di gioco. Tra regolamento e protocollo gli arbitri e i VMO, che sono addetti specializzati (pur essendo una buona parte arrivati da esperienze negative sul campo e messi da parte per motivi tecnici), devono avere in testa 151 pagine di Regolamento e la principale tra queste è rimasta solamente una, la Regola 12 su Falli e Scorrettezze.
Il prossimo 3 marzo in Svizzera si riunirà l’IFAB, l’organismo che deve migliorare il Regolamento del gioco calcio e il protocollo VAR. Terranno conto dei problemi, in particolare scaturiti in Italia, i tre italiani membri di diritto con il ruolo che ricoprono e gli altri componenti, ossia quattro della FIFA che rappresentano tutto il mondo calcistico e quattro in rappresentanza dei paesi anglosassoni? In questo organismo, paradossalmente, non ci sono calciatori che portano le proprie esperienze. Le decisioni da votare in programma sono già state delineate: calcio d’angolo sì o no, con la tecnologia uguale alla goal line technology, e l’utilizzo dei cartellini gialli e rossi.
Chi comanda è la FIFA con quattro voti a disposizione. Figurarsi se affronteranno il fallo di mano e, in particolare, la chiamata dalle panchine. Ormai un business da vendere ai canali televisivi quando si trattano i compensi per i diritti tv. All’estero ogni volta che interviene il VAR è presentato da uno spot.
Domani pubblicheremo il protocollo integrale del VAR. Dispiace farvi perdere tempo nel leggerlo, vi abbiamo risparmiato le 151 pagine del Regolamento, ma va letto in modo approfondito, come talvolta non succede agli addetti ai lavori che lo sciorinano a proprio uso e consumo.
La Treccani dell’AIA, se andate sul sito dell’Associazione Italiana Arbitri, raccomanda, se avete poco tempo, di chiedere all’assistente IA per un breve riepilogo. Il futuro del calcio ormai è questione di tempo, forse neppure così tanto: sarà l’intelligenza artificiale a decidere le regole del più bel gioco del mondo, il cui fascino è dato dall’agonismo virile, dal senso tattico dall’eleganza e dalla tecnica sviluppata dal complesso di una squadra o da un singolo calciatore.