Genoa-Venezia, missione compiuta per i rossoblù che raggiungono i 30 punti in classifica e la quasi matematica convinzione di conquistare la salvezza, alle Idi di Marzo, giocando con l’Inter e il Cagliari in trasferta e dentro il Tempio con Empoli e Lecce prima della prossima sosta del 16 marzo.
Piantata la bandiera rossoblù a quarti sulla decima posizione a tre punti dall’Udinese, cioè dalla parte sinistra della graduatoria. Giornata da Grifo contro il Venezia. Cori più altisonanti di quelli dell’ultimo Festival di Sanremo e nella mente di qualcuno sarà anche passato di cantare a squarciagola “Volare, nel blu dipinto di rossoblù“.
Giornata da Grifo per i presenti al Ferraris, che hanno patito la terribile tramontana dando uno striscio e busso per la famosa valigetta mai dimenticata e per una vittoria che potrebbe lasciare il segno. Il Venezia per i primi 15’ minuti ha attaccato a testa bassa con gli occhi da Tigre e il Grifone ha fatto fatica a domarlo non potendo sfruttare gli errori base dei lagunari nelle due fasi di gioco e dovendo combattere con le marcature a uomo in ogni zolla di campo.
I giocatori del Genoa in poco tempo hanno capito che il Venezia in fase d’attacco funzionava poco: nessuno cercava la profondità e nessuno giocava negli spazi pronto a smarcarsi. È successo solamente due volte con Oristanio: tutti fermi nell’andare incontro al pallone, tutti con un solo obiettivo: giocare sui palloni sporchi per non fare giocare ai grifoni il pallone per terra.
I mugugni, una caratteristica dentro il Tempio oltre lo straordinario tifo, hanno fatto capolino alla fine del primo tempo, ma senza fare l’analisi completa di quanto visto e del gioco degli avversari. C’era il rammarico nel vedere Vitinha o Messias giocare più nella fase difensiva che in quella offensiva, non dimenticandosi di un’altra prestazione incolore di Miretti con i soliti sussurri e grida.
Il secondo tempo è andato in scena un altro film, probabilmente studiato e preparato a tavolino da parte di Vieira e il suo staff lavorando sul difetto degli avversari, quasi aspettandoli. Registi di un film alla Tinto Brass, che dopo 15’ del secondo tempo hanno incominciato a far godere i 30.000 dentro il Ferraris (solamente 12 erano i tifosi del Venezia, complice la trasferta vietata ai residenti in Veneto).
Di Francesco, alla ricerca della vittoria, giocava con più punte o mezze punte alla ricerca della vittoria e in quel momento nasceva il delitto perfetto di Viera: ecco i cambi giusti, pronto a sfruttare gli spazi e i contropiedi con la velocità di Ekuban, Ekhator e Cornet. Di tutto ciò ne ha beneficiato subito Pinamonti, non più spalle alla porta avversaria e non più tamponato dallo stopper dimostrando quanto è bravo nello smarcarsi nello spazio luce e far subito bruciare i guantoni a Radu fulminandolo con la sua ottava marcatura. Ekuban assist per il gol di Cornet che salta l’avversario e inquadrava la rete veneziana per il KO, altra chicca tanto attesa dal popolo genoano.
La circolazione del pallone non più lenta permetteva di fare cambi campo in ampiezza e verticalizzazioni rapide , altro uppercut per i lagunari mai pronti nelle chiusure preventive.
Contro il Venezia, come in altre occasioni, si sono capite tutte le tecniche del 4-4-42 o del 4-1-4-1. In ambedue i moduli, le posizioni in campo dei protagonisti sono molteplici e spesso, se nel primo caso si ha la sensazione che giochino con un 4-2-3-1, nel secondo la disposizione è molto più simile al 4-3-3.
C’è sempre un principio generale, l’equilibrio, che permette alla squadra di restare compatta in difesa, guidata da Bani e Vasquez, e al centrocampo con Frendrup e Masini di fare il lavoro sporco nel recuperare palloni e tentare con il pressing di fermare davanti alla difesa avversaria le ripartenze. Quando il gioco riesce cercando fluidità, ritmo, la creatività viene messa da quelli davanti, che ne hanno le possibilità.
Giocare da squadra per Vieira vuol dire agire insieme per raggiungere obiettivo condiviso durante una partita. Il numero di modulo conta poco per Vieira, fondamentale è la dinamicità sul campo di tutti i protagonisti dal primo minuto di gioco e la consapevolezza che quelli che subentrano possono cambiare il risultato.
La sufficienza, più che abbondante, mi viene suggerita da Nicola Roggero di Sky e profondo conoscitore del calcio inglese, che faccio mia, quando commentava nel passato la Premier: “Ryan Giggs uno dei pochi jolly in grado di servire in tutti i cinque ruoli di una squadra”. Un jolly che Vieira vuole giocarsi e pretende da tutti e sedici i calciatori che giocheranno.
Ancora tre gare da giocare tutto può succedere, ma anche divertirsi già sabato sera contro l’Inter, non sicuri del risultato, ma certi che il Biscione possa strisciare ancor di più con questo Grifone.
Genoa, Vieira: “Stasera l’MVP è stata la squadra. Era una partita importantissima”