Per qualcuno alla vigilia della gara con l’Inter sarebbe dovuta essere una Waterloo rossoblù, dimenticandosi che il Genoa, forgiato dal ritorno in Serie A e dal carico di Vieira, è capace di trasformarsi anche alla Scala del Calcio nel Duca di Wellington quando sconfisse Napoleone proprio a Waterloo.
A volte quando si perde (non meritamente), si vince ugualmente ed è quanto successo al Genoa vista la prestazione fatta al Meazza. Una prestazione che ha colorato il futuro del Vecchio Balordo come una “vie en rose”. Per la cronaca, il capitano Bani durante la foto ad inizio gara ha mostrato una maglia del Genoa con la foto di Cesare Zambon, fratello di un giovanissimo calciatore dell’under 14 genoana, volato in cielo troppo presto per un brutto male all’età di soli anni.
Sul campo ha vinto Inzaghi, tarantolato in panchina. Ha vinto una partita sporca, sofferta e non scontata per 95’ di gioco contro un Genoa pimpante non solo nella tattica. Prova gagliarda tatticamente e tecnicamente da parte degli uomini di Viera con un solo obiettivo fin dal primo minuto di gioco: mai concedere spazi con marcature blande, mai lasciare campo agli avversari e andare alla ricerca di marcature ad uomo a tutto campo.
Il Genoa contro l’Inter si è esaltato nella fase di non possesso con un centrocampo pronto a ribattere colpo su colpo, una difesa architettata da Bani e Vazquez, coadiuvata da Sabelli e Martin che non hanno permesso a Dimarco e Dumfries di fare la differenza come in tante altre gare. Le marcature a uomo di Frendrup su Barella e Masini su Mkhitaryan hanno annullato le fonti del gioco del Biscione con Asllani ad inseguire Miretti nel cuore del gioco.
I 70mila tifosi dell’Inter difficilmente avranno visto una gara al Meazza dove l’Inter non ha tirato un calcio di punizione diretto o indiretto da fuori aerea tutto ciò grazie agli spazi talmente ristretti della truppa di Vieira. La forza della difesa genoana e del centrocampo è stata quella di accorciare a turno sul centrocampista interista che si inseriva.
Bene gli esterni di centrocampo che hanno sempre tenuto la squadra corta in fase difensiva ed offensiva. Bravi Zanoli ed Ekhator. Leali chiamato una sola parata miracolosa e poi a vedere un incrocio dei pali di Barella sul taccuino nerazzurro. Su quello genoano sono finite l’ottima parata di Martinez su Ekuban e una scivolata-gol di Venturino, che era entrato da pochi minuti.
Se Il Genoa nelle ultime tre gare per le cronache aveva sbagliato un tempo ribaltando tutto nel secondo tempo, a San Siro ha acceso le luci per tutti i 95’ di gioco.
La ricetta di Vieira di difendere bassi e bene, del prima non prenderle e contropiede è stata buona e giusta per tutto l’arco della gara. Creare ed essere concreti, al di là dei numeri di modulo, è il motto del Mister francese e del suo staff.
La sua filosofia di gioco difficilmente cambierà, la strategia di gioco aumenterà durante le gare alla luce dei nuovi innesti guariti e ingaggiati a gennaioalla ricerca del risultato. Tutto confermato dalle tre sostituzioni contemporanee effettuate contro il Biscione, punite dal casuale gol di Lautaro su deviazione di spalla di Masini.
Il Genoa dal Meazza si porta sotto la Lanterna le prestazioni di Ekhator e Venturino, due classe 2006 che nelle squadre che hanno fatto fuori Atalanta, Milan e Juventus in Champions sarebbero titolari. Poi, la partita con l’Inter ha messo in evidenza Miretti, che può diventare il vecchio caro numero 8 mancante al Genoa: una mezzala che può essere un cursore, un creatore di manovra, qualcuno che si inserisce in area anche senza pallone, che corre e ha resistenza, specialmente se seguirà i consigli di Vieira, che di quel ruolo se ne intende.
Un invito per chi ha tempo: domani alle ore 14 alla Sciorba, ingresso gratuito, il Genoa Primavera si gioca con la Lazio la possibilità di combattere per i playoff nel Campionato Under 20 italia. L’occasione giusta per vedere all’opera il lavoro di tutto il settore giovanile rossoblù a quarti che continua a sfornare giovani per mandarli in prima squadra come accaduto con Ekhator, Venturino, Ahanor, Kassa.