La ventisettesima giornata di campionato ha confermato che ad undici giornate dalla fine tutto può ancora succedere in testa, per la zona Champions, Europa League e salvezza. Il campionato è incerto non solo per gli errori arbitrali e del VAR, ma anche raffazzonato per via di qualche tecnico che si illude di giocare con le mode imperanti in Europa senza averne i mezzi pur essendo in balia della retrocessione.

È la classifica che certifica tutto. Sono diciannove i punti che dividono la testa dalla prima posizione della parte destra. Difficilmente si era visto nel mese di marzo degli scorsi anni dove i valori erano venuti ampiamente a galla. Provano a farlo digerire cercando di farla apparire come un bello spettacolo, una  esibizione al  ribasso non solamente per il gioco, ma anche per tutti quei protagonisti aspettati – e sin qui a mezzo servizio – che dovrebbero risolvere partite da soli. Solamente le “supercazzole” dei risultati inaspettati incuriosiscono nel vedere gli highlights.

Salgono le squadre capitoline in classifica guidate da allenatori senza fronzoli e pragmatici. Vincono Fiorentina e Bologna facendo fatica. Anche la Dea stecca come se fosse una dannazione per il Gasp quando deve fare il salto dello step per far paura alla corsa per il titolo finale ancora a portata se ritroverà la vittoria casalinga. In fondo spacciato il Monza, poi arrancano Venezia, Parma ed Empoli. Cagliari, Lecce e Verona perdono tutte.

L’IFAB, l’organismo che cambia il regolamento del gioco calcio, ha fatto come Ponzio Pilato nella riunione annuale in Svizzera. Nessun aggiornamento, cambio e perfezionamento del protocollo VAR, nessun provvedimento sui falli di mano (in particolare sulla volontarietà e lo spazio che il braccio non può utilizzare quando c’è il contatto con il pallone), nessun cambiamento del fuorigioco millimetrico sempre deciso dalla tecnologia e non dall’uomo.

L’IFAB ha deciso di partorire altri topolini dal prossimo luglio per complicare la vita agli arbitri: dialogo quasi esclusivo capitano-arbitro con ammonizione di chi vuole interferire. Stop ai portieri che perdono tempo.

L’arbitro dopo tre secondi da una parata o dal recupero del pallone terminato sul fondo indicherà il countdown con le dita di una mano fino ad otto secondi, dopodiché assegnerà un calcio d’angolo agli avversari. Una norma dissuasiva già in vigore nel regolamento, poco applicata con il cartellino giallo. La novità già in uso nella Premier: l’arbitro dopo un lungo VAR potrà spiegare allo Stadio i motivi della decisione.

Altra decisione: gli assistenti in occasione dei calci di rigore dovranno posizionarsi all’altezza del calcio di rigore per valutare il fuorigioco e non sosteranno sul fondo. Una inutile stramberia  considerato che sarà sempre la tecnologia a confermare se il pallone è fuori o dentro della linea di porta e se il fuorigioco è millimetrico.

Gli arbitri italiani, specialmente agli internazionali in prima linea, per non essere scimmiottati dagli altri,  dovranno rivedere la diversità tra le gare internazionali e quelli di campionato non sorvolando sui contatti  duri e sull’utilizzo cartellini gialli che, doppiati, possono decidere il risultato.

Fiorentina-Lecce 1 a 0. Palladino cambia in una gara che non poteva sbagliare, difesa a tre e a godere sono stati gli esterni Dodo e Gosens, al terzo gol stagionale. La Viola ha sbagliato poi un altro rigore con Beltran. Albert subentrato nel finale si mangia un gol a porta vuota. Tre punti importanti per Palladino, poco divertimento per i tifosi viola dopo tre sconfitte consecutive. Lecce alla seconda sconfitta consecutiva, ci può stare. Più preoccupante che non faccia gol da quattro gare consecutive sbagliando un gol fatto con Veiga.

Atalanta-Venezia 0 a 0. L’Atalanta fa le “manite” in trasferta, ma rimane a secco di gol e di vittorie tra le mura amiche, assenti da due mesi. Scenario verificatosi anche contro il Venezia. Il Venezia ringrazia per il punto che gli serve poco, invece sarebbero stati importanti gli altri due per Gasperini. Gasp ha patito il gioco di Di Francesco, compatto nella fase di non possesso, e deve ringraziare i piedi degli attaccanti avversari che si sono bruciati tre nitide azioni gol.

Napoli-Inter 1 a 1. Il Napoli ci crede, l’Inter delusa deve rimandare i piani di fuga. Tanto battage per nulla. La zampata di Dimarco non ha steso il Ciuccio grazie al Maradona che ha sempre creduto di poter fare risultato. Al Napoli le assenze sono state importanti, in particolare Anguissa sostituito da Billing, quello meno atteso e subito in gol. Inzaghi in apnea dopo il KO di Dimarco, poi in confusione sul giocare a tre o a quattro in difesa. Così ha rivitalizzato il Napoli. Tutti contenti quelli che avevano pareggiato, compresa la Dea.

Udinese-Parma 1 a 0. Rientrato il caso Lucca, Thauvin fa gol su rigore e i friulani inseguono l’Europa dopo cinque risultati positivi di fila. La cura Chivu ha dato la scossa  ai ducali solo all’esordio, ma anche a Udine hanno steccato. Chivu contestato: basta difendersi. Vista la classifica non basta, anche contro una squadra tonica come quella friulana che gioca con la mente sgombra dai pensieri di retrocessione.

Monza-Torino 0 a 2. Con il Monza con un piede già in B, il Torino si tira fuori dalla lotta salvezza con il secondo gol in campionato di Elmas e il primo gol in Serie A di Casadei.

Bologna-Cagliari 2 a 1. Dopo a vittoria con il Milan nel recupero di campionato il Bologna ribalta  il Lecce di Giampaolo che si sono dimenticati di Orsolini autore di una doppietta. Solo per un tempo salentini  hanno imbrigliato i felsinei . Italiano dalla panchina mette sotto Nicola con i tre cambi  che risolvono i problemi sulle corsie laterali e portano i sardi  dopo la sconfitta in ritiro prima della gara con il Genoa.

Roma-Como 2 a 1. Quarta vittoria di fila per Ranieri e i suoi ragazzi, che dopo 27 giornate di campionato sentono profumo d’Europa. Il Como gioca, ma per l’ennesima volta esce dal campo a mani vuote. Decisivi i cambi di Ranieri per ribaltare i lariani, ma anche il rosso al comasco Kempf. Il Como si consola di avere sei punti in più sulla zona rossa.

Milan-Lazio 1 a 2. Povero Diavolo all’inferno. Gelo a San Siro e contestazione infuocata nei confronti di Ibra, della società e dei calciatori. Con un uomo in meno, il Diavolo è riuscito a pareggiare punito all’ultimo minuto per un’altra uscita maldestra di Maignan e calcio di rigore per i capitolini, anche se in precedenza il portiere francese aveva salvato la porta con interventi decisivi sul monologo laziale. Bene l’Aquila che vola non solo in classifica e mette in evidenza mister Baroni, che impone il suo calcio in casa e fuori.

Juventus-Verona 2 a 0. Signora e Thiago Motta dalla polvere all’altare, tanto da far pensare alla tifoseria ritrovata e alla stampa amica che possa giocarsi lo scudetto visti i pareggi di chi la precede. Raggiunge il quarto posto dopo cinque vittorie consecutive. Il Verona non ha fatto la vittima sacrificale come in altre occasioni, ma per niente irresistibile rimane in piena bagarre nella zona rossa.

Genoa-Empoli 1 a 1. Vieira non è riuscito a fare il gioco frizzantino visto in altre partite nei primi tempi, rivisto come nelle precedenti gare nel secondo tempo. Tanti i meriti dell’Empoli, ma anche i demeriti genoani nel primo tempo. Quando il Vecchio Balordo forza  il contesto con i cambi, in particolare davanti, riesce a suonare altra musica. Da risolvere nello spogliatoio e prima delle partite questo aspetto, cercando di capire perché si parte per contenere gli avversari, per aspettare e poi ripartire.

Il Grifone ha dimostrato di saper giocare in modo diverso, di riuscire a contenere gli avversari nel senso più puro della frase, ma anche di saper imbrigliare poco nella fase d’attacco. Perché partire con il freno a mano tirato e in salita visti i secondi tempi con  piedi sull’acceleratore? Meglio rovesciare il trend, visto lo spessore difensivo?

La forza del Grifone è sulle corsie laterali. Vieira studierà qualcosa di nuovo con il rientro di Badelj sfogliando la margherita: difesa a tre o a quattro, anche con l’ennesimo infortunio di Bani, ma soprattutto centrocampo a tre o a due per non lasciare solo Pinamonti a fare gioco di contenimento e non da bomber, con un compagno vicino ad aiutarlo a non prendere solo botte.