Nella cornice del Teatro Govi, a Bolzaneto, si è svolta per il terzo anno di fila la rassegna “Donne In’canto“, tutta al femminile. Quest’anno è stato coinvolto anche il Genoa Women, che ha presenziato con la Responsabile Marta Carissimi e con la sua centravanti Caterina Bargi, diventata lo scorso weekend la marcatrice con più reti nella storia del club (un lungo applauso del pubblico del “Govi” ha celebrato questo traguardo, ndr). Entrambe hanno risposto ad alcune domande, consegnando poi un pallone autografato da tutte le giocatrici della squadra rossoblù alla ragazza che se lo era aggiudicato all’asta nelle scorse settimane.

Negli ultimi anni il calcio femminile italiano ha fatto grandi passi avanti. Quali sono i cambiamenti più significativi che hai vissuto?

“È cresciuto ed è cresciuto tanto, soprattutto negli ultimi dieci anni c’è stato uno sviluppo importante – ha spiegato Marta CarissimiAndrei ad individuare tre pilastri di questi ultimi dieci anni. Nel 2015 la Federazione ha introdotto due regolamenti: il primo prevedeva che ogni squadra professionistica maschile sviluppasse un settore giovanile femminile partendo da venti tesserate Under 12. Era un progetto sviluppato su più anni per poi incrementare questo numero a 40 e poi a 60. Fino a quel momento, tutto lo sport femminile in Italia era dilettantistico.

“Dall’altra parte si è data l’opportunità di acquisire titoli sportivi di club femminili. La prima fu la Fiorentina che acquisì il titolo del Firenze, e così la Fiorentina è andata direttamente in Serie A. E così Juventus, Roma e via via. Il Genoa è partito con questo progetto partendo dalle bambine per poi acquisire un titolo sportivo nella stagione 2022/2023 per partecipare al campionato di Serie B. A questo punto arriviamo all’estate 2019, quando la RAI trasmise tutte le gare dell’Italia Femminile al Mondiale. Sicuramente l’impatto mediatico e il poter essere seguite a livello nazionale, in chiaro, ha dato l’opportunità di arrivare a tutti e ha portato una rivoluzione nello sport femminile e nel calcio femminile. Il primo luglio 2022, infatti, il calcio femminile è stato il primo – e ad oggi è l’unico –  sport femminile in Italia a raggiungere il professionismo, ossia la Serie A. Oggi le calciatrici possono fare le calciatrici: vuol dire che possono vedersi riconosciute una pensione, gli infortuni, la maternità”.

Quali sono i tuoi obiettivi personali e di squadra per il futuro?

“Obiettivi personali e di squadra hanno un’unica cosa in comune che è il Genoa – dichiara Bargi Quello collettivo è vedere questa maglia in Serie A. Merita palcoscenici grandi. Da quando è arrivata la nostra Direttrice, abbiamo fatto un percorso di crescita esemplare e straordinario e questo club, per la storia che ha e per la maglia importante che indossano le bambine fin dall’Under 10, merita palcoscenici importanti. Stiamo facendo del nostro meglio per diventare migliori di ieri. Ovvio che il nostro obiettivo sia arrivare in Serie A. Lavoriamo giorno per giorno per migliorare, per giocare le migliori partite e vedere dove possiamo arrivare. Non ci nascondiamo, cercheremo di raggiungere grandi obiettivi. Il sogno è di portare il Genoa in Serie A”.

Quali sono le sfide che il calcio femminile deve ancora affrontare in Italia?

“Deve affrontare tante sfide – risponde Marta CarissimiC’è intanto bisogno di continuare a crescere. Se guardiamo fuori dall’Italia, abbiamo fortunatamente esempi che possono guidarci. Ad esempio la Women’s Super League, che è il campionato inglese femminile, che mi sento di dire che, come la Premier League maschile che è il migliore campionato per competitività, aspetti economici ed evoluzione, allo stesso modo lo è per la parte femminile. Lì possiamo arrivare, ma ad oggi siamo ancora abbastanza lontani. C’è bisogno sicuramente di progettualità in cui tutte le componenti, dalle leghe alle Federazioni, dalle associazioni di categoria alle calciatrici, abbiano unione d’intenti per far crescere il movimento. È bello perché c’è ancora tanto da fare e ci auguriamo che ci sia la volontà da parte di tutti di continuare in questo percorso. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare del nostro meglio”. 

Che messaggio vuoi mandare alle giovani ragazze che sognano di giocare a calcio?

“Ad una bambina ora si può dire che tramite la passione, il motore principale del calcio femminile che lo ha mosso in questi anni, quando non era un lavoro riconosciuto, ora si può credere di fare calcio femminile come lavoro – risponde Bargi – Ad una bambina direi di credere di potercela fare, di credere nei propri sogni. La passione è il motore principale, ma poi ci sono dedizione e coraggio di credere sempre in sé stesse. Questo è un mondo duro, che non deve essere macchiato da altre cose. Purtroppo c’è ancora poca conoscenza e ci sono ancora troppe persone che guardano il calcio femminile paragonandolo a quello maschile, ma non si può fare. Bisogna guardarlo guardando all’aspetto tecnico, guardando come una ragazza scende in campo, con lo stesso impegno che ci mette un uomo (o forse anche di più). Spero che pian piano ci siano sempre più persone che si appassioneranno al calcio femminile, a Genova spero ancora di più al Genoa. Spero che ci siano sempre più persone perché queste ragazze meritano riconoscenza, attenzione e anche solo curiosità. Molte persone si sono avvicinate anche solo per curiosità e si sono innamorate, anche per la passione che ci mettono le ragazze”. 

Qual è stato il momento più emozionante della vostra carriera fino ad oggi?

“Ho avuto la fortuna di giocare molti anni e di momenti ce ne sono stati tanti. Non ce n’è uno in particolare, sia coi club sia con la Nazionale – spiega Carissimi – Citarne uno non renderebbe giustizia agli altri. Sono qui da due anni e mezzo: quando sono arrivata durante la stagione c’era un obiettivo importante, ossia rimanere in categoria al primo anno di Serie B. Sembrava una mission impossible, ma esserci riusciti è stato emozionante. Le ragazze stanno facendo una crescita incredibile e questa stagione spero di poter festeggiare un altro momento emozionante”. 

“Il percorso salvezza il primo anno col Genoa è stato emozionante, in quel momento era un obiettivo non facile – aggiunge BargiIn campo vestire questa maglia ti dà sensazioni ed emozioni che altre maglie non mi hanno fatto provare. Anche solo giocarsi la salvezza o entrare in campo con questa maglia la domenica vale più dei miei pochi anni di Serie A prima di vestirla. A livello personale, un momento che per me è stato forse il giorno più bello è quando l’anno scorso, nell’ultima partita del Genoa maschile col Bologna, siamo scese in campo per fare il giro di campo. Fare quel giro di campo è stato qualcosa di magico. Vedere mio papà e mia mamma dall’altra parte è stato emozionante. Sicuramente sarà battuto quando quel campo lo varcheremo per giocarci, ma per ora è questo“.