GENOA-BRESCIA, THIAGO MOTTA: “RESTIAMO COI PIEDI PER TERRA”
L’avevamo scritto nel commento pre-partita invitando Thiago Motta a fare capire che non ha intenzione di nascondersi di fronte a nessun avversario, anche senza occhialini da Harry Potter, perché la felicità può essere trovata anche nei tempi bui, se si ricorda di accendere la luce.
Operazione a cui credeva solamente Thiago Motta dopo il primo tempo giocato dal Genoa contro il Brescia. Genoa-Brescia, del resto, non era una partita come le altre: se qualcuno lo avesse pensato era meglio fermarsi subito.
In casa genoana Thiago Motta dal primo giorno in cui è arrivato, al di là delle parole e delle conferenze stampa, ha subito capito che non si può leggere l’oroscopo. Genoa-Brescia era una partita da vincere. Genoa-Brescia non era una partita alla De Coubertin col suo “l’importante è partecipare”, chese fosse tifoso del Genoa avrebbe sicuramente il Daspo a vita.
Thiago Motta ci ha messo tanto e tutto della sua sapienza calcistica, ma i calciatori genoani hanno sfruttato l’occasione giusta per riscattarsi e alzare la testa. Erano scesi in fondo al barile dopo la prestazione da Armata Brancaleone di Parma. Armata Brancaleone non solo del calcio, ma anche della propria anima di uomini e professionisti. Tutto ha scatenato un pizzico, un grammo di orgoglio e di potenza.
Il cuore, la grinta e il coraggio di Thiago Motta dopo un primo tempo soporifero hanno fatto la differenza, i cambi azzeccati, la lettura della gara e lo sbandamento delle Rondinelle con l’uscita del centrale Chancellor e il vecio doriano Gastaldello in campo a fare acqua nel cuore dei 16 metri: questa è stata la carta vincente che tutti i genoani si aspettavano.
Un Genoa inedito sia nel modulo che nei numeri dei moduli? Sì, ma non è stato questo a fare la differenza contro il Brescia. Thiago Motta ha per l’ennesima volta confermato che i numeri dei moduli non contano nulla e non sono quelli a determinare il successo di una squadra.
I calciatori giusti al posto giusto, sì: quello conta. Giocare con una o più punte, con tre o più centrocampisti, con il libero in linea o alle spalle dei difensori, non ha un significato determinante per quanto riguarda lo sviluppo e il perfezionamento delle capacità difensive od offensive di una squadra.
Ciò che invece è più importante per Thiago Motta è determinare la scelta di un particolare schieramento e il “modo di muoversi” della squadra, cioè i rapporti che dovevano stabilirsi tra i calciatori in relazione all’uomo in possesso del pallone e il comportamento degli avversari. Tutto si è visto in Genoa-Brescia e se il buongiorno si è scorto dopo 4 giorni di allenamento le speranze sono molte, anche dopo essersi bruciati la scorsa estate con l’acqua fredda.
In tutti i moduli e sistemi di gioco è fondamentale il gioco dei centrocampisti e l’uscita di Radovanovic e Lerager lo ha dimostrato. Dal comportamento degli uomini nel cuore del gioco dipende il carattere offensivo o difensivo.
Thiago Motta nel calcio attuale non è come Diogene che viveva in una botte. Nei suoi primi 4 giorni al Pio Signorini ha passeggiato e continuerà a passeggiare con una lanterna fra le mani cercando oltre il giocatore anche l’uomo.
Tre cambi, tre gol: Agudelo, Kouamè, Pandev per un Halloween anticipato dopo aver visto i fantasmi del primo tempo a passo lento. Agudelo, l’hombre della partita soprannominato Toto, lo avevamo visto in Primavera e la sua “cazzimma” non ci aveva sorpreso. Contro il Brescia invece è stato il bilancio della vittoria non solo per la riscossa gol del pareggio visto che il Vecchio Balordo fino al 65’ aveva sofferto Tonali, anche se marcato a uomo per tutto il tempo. Tonali faceva il brutto e il cattivo tempo, Agudelo entrato da centrocampista avanzato ha fatto il gol, spostandosi anche in marcatura sul gioiello bresciano e oscurando la luce delle Rondinelle che hanno incominciato a volare basse.
Bene anche Gumus, rispolverato dalle grinfie dei fantasmi di Villa Rostan. Il giocatore c’è: come visto in Turchia ha bisogno di continuità e di fiducia che anche lui dovrà dare, non a sprazzi, sul terreno di gioco. Le orecchie saranno ronzate per Agudelo e Gumus all’ex tecnico Andreazzoli.
La domanda che si saranno fatti tutti uscendo dal Ferraris è: “quanto conta un tecnico?“. In questo calcio votato all’adulazione per salire sul cavallo bianco nei momenti favorevoli conta poco se viene sedotto e poi abbandonato non nel momento dei sogni, ma in quello delle difficoltà. E non solo da parte dei tifosi.
Thiago Motta alla sua prima conferenza stampa fu chiaro subito: “il passato è il passato, conta solo il presente“. Andreazzoli sarà il primo che si farà delle domande su Gumus e Agudelo, peccato che non si darà mai delle risposte.
Il Genoa sulla carta era più forte del Brescia, i lombardi in queste prime 8 giornate di campionato avevano fatto risultati per cattiveria agonistica e carattere, averli battuti anche in questo campo non può che essere un elisir di lunga vita in panchina oltre quella vissuta sul campo. Thiago Motta ed i suoi calciatori si sono scoperti anche giocatori giocando non solo con i piedi, ma anche con la testa e gli attributi.
La gara Thiago Motta l’ha interpretata come una delle tante finali che ha giocato e ha capito che non era una partita come le altre. Per questo è stato bravo nel far scaricare l’ansia e far nascere la voglia a tutti di essere protagonisti. Uno su tutti? Schöne.
Come ciliegina sulla torta, dopo i trascorsi in grandi spogliatoi di grandi squadre con grandi allenatori, a fine gara ha annullato l’allenamento di stamattina alle ore 11, accettato con soddisfazione dentro lo spogliatoio del Tempio.
La forza di Thiago Motta è stata quella di aver capito, sin da quando giocava, che i tecnici non possono più tanto – o quasi tutto – e non sono solamente i risultati a fare la loro figura dentro uno spogliatoio.
Speciale la dedica di Murgita della vittoria del Vecchio Balordo uscendo dagli spogliatoi: “bisogna dedicarla al settore giovanile del Genoa”. Un traino per tutto l’ambiente.
Thiago Motta: “Restiamo con i piedi per terra. Genoa la mia casa” – AUDIO