Quattro Panétun milanesi al Genoa, quattro Panétun imbruttiti dalla sua Inter a Thiago Motta faranno passare feste amare alla tifoseria del Genoa all’ultimo posto in classifica e feste amare a Thiago, alla sua illusione di poter desiderare un gioco diverso nel campionato italiano.
L’illusione fa passare la vita calcistica del Vecchio Balordo come la salsa fa passare il pesce ed è subito svanita alla Scala del calcio perché il Genoa ha dato solamente l’impressione non di far risultato, ma di provare a contenerlo solo per una ventina di minuti. Dopo il 30’ del primo tempo primo gol dell’Inter su regalo della rete di passaggi, poi al Genoa è mancato anche l’orgoglio.
Il 2019 del Genoa, con l’illusione generale sotto l’ombrellone, si è chiuso da incubo non solo per il KO di Conte e compagnia, ma perché si sono passate una nottata e una domenica a chiedersi cosa ne sarà dell’allenatore presente e chi sarà quello futuro. Non saranno Vacanze di Natale per nessuno, non ci saranno film rossoblu che possano far sorridere, non saranno Feste divertenti. E questo non solo per i tifosi, ma anche per i dirigenti del Genoa perché se vorranno davvero salvare il Vecchio Balordo la salvezza non passerà dal prossimo allenatore, ma dal prossimo mercato di riparazione: lì si dovrà investire pesantemente senza preoccuparsi del risultato finale, anche se sarà negativo.
Occorrerà comprare giocatori pronti, di qualità, in grado di fare la differenza e, se l’annata andrà storta, poterli rivendere. Non si potrà più scommettere sulla pelle del Genoa o del tifosi con altre scartine o scommesse che rimarrebbero sulla gobba del Grifone con relativi ingaggi faraonici e di lunga durata.
Non solo Preziosi può essere capro espiatorio di tutto, ma anche i suoi consiglieri familiari, collaboratori e amici presunti conoscitori di calcio, procuratori condannati solo dalla superficialità dovuta a scarsa informazione o mancanza di approfondimento in un calcio rivolto solo all’affare, raccogliendo poco visti i risultati di quello che hanno seminato.
In questa situazione di vita genoana non si può dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso” perché a piangere sono i tifosi, quelli che credono ancora nella salvezza pur soffiando il proprio livore bruciando anche l’amor offeso, non per colpa loro. Il Genoa è all’anno zero e forse non riuscirà a cavarsene fuori, ma ci sono ancora buone possibilità per riuscirci.
Per riuscire bisognerà trovare qualcuno sulla panchina che levi l’alone di paura intorno ad una squadra depressa. Il futuro potrà cambiare con la classifica che parla chiaro: assiema aquelli che resteranno e agli altri che arriveranno si dovrà cambiare atteggiamento. Per salvarsi non serviranno solo qualità tecniche, ma anche morali. Lo devono capire tutti i calciatori che saranno a disposizione dell’allenatore dal giorno 29: per combattere la battaglia della salvezza occorreranno carattere, voglia di fare risultato e personalità.
Il primo esame sotto l’albero di Natale dovrà essere quello di capire gli errori di chi ha costruito la squadra in questa stagione, cercando di non ripetere l’errore di riparazione con giocatori di poca personalità.
La scelta di Thiago Motta è stata interessante e durante le nove giornate di campionato non si è capito, neanche dalle conferenze stampa del tecnico e dalla non comunicazione della società, se il giorno dell’avvenuto ingaggio si fossero parlati della situazione del Genoa, della rosa a disposizione e del calcio che si voleva far giocare.
Si pensa di no perché dirigenti navigati di pallone come Preziosi e i suoi collaboratori tecnici e non amministrativi avrebbero dovuto capire che sarebbe stata un’impresa con il materiale a disposizione da parte di Mister Triplete fare risultati nel campionato italiano.
Il calcio in Italia non è cambiato e, quindi, l’obiettivo di Thiago Motta di portare il Futbol De Toque e farlo diventare terra di conquista imponendo una egemonia assoluta sul possesso non poteva fare strada nel tatticismo italiano. Neanche Guardiola nei tempi migliori probabilmente ci sarebbe riuscito, per nulla non ci ha mai provato pur lusingato da Juventus, Inter e compagnia. Per sviluppare quel gioco bisogna controllare quasi tutto, star bene ed essere forti mentalmente.
Difficile credere in Italia nel calcio del toque-toque perché tutto si riduce al risultato. Thiago ci sarebbe riuscito se la differenza l’avesse fatta qualche vittoria e avendo del tempo da giocarsi a suo favore.
Thiago Motta alla squadra chiedeva sempre di creare la superiorità, lo spazio libero, la zona dove si poteva giocare con più tranquillità, giocando anche con due interni, due mezze punte, un pivot difensivo per avere il predominio a centrocampo e, perdendo il pallone nella metà campo avversaria la pressione e superiorità, avrebbero potuto permettere di recuperare subito il pallone .
Tutto questo è successo raramente nelle gare sotto la gestione di Thiago, anche se il possesso pallone creava qualcosa in più ma non metteva mai in evidente difficoltà gli avversari, mancando lo spazio e il tempo per verticalizzazioni ed essendo il palleggio dei protagonisti nel cuore del gioco non molto tecnico e lento.
L’operazione Thiago Motta era difficile da attuarsi. Difficile rivoluzionare il Genoa perché non aveva come Guardiola o l’allenatore della Spagna a disposizione una generazione probabilmente unica di talenti.
Thiago Motta diventerà un grande allenatore quando nella scacchiera avrà i calciatori giusti e non sarà lasciato solo a combattere la sua idea. La solitudine nel calcio, come è successo ad altri tecnici passati da Pegli ultimamente, è unico specchio in cui l’uomo si accorge di essere brutto e antipatico, per gli altri, anche se non è vero. Tutto confermato da Thiago nelle dichiarazioni post gara con l’Inter.
Tutto difficile da capire e da affermare non avendo visto un allenamento e non avendo ascoltato interviste pubbliche di calciatori e dirigenti da sviluppare sull’argomento.
Il tweet uruguagio può aver fuorviato l’ultima partita del 2019 visto il carattere mancato non come in altre gare, ma anche il proporre calciatori a destra e manca per averne altri da utilizzare o scambiare. E proporli anche nel più lontano Est europeo da parte di una dirigenza qualificata può aver contribuito. Schöne su tutti, in panchina contro l’Inter, così come gli uomini mercato nazionali presenti a San Siro per paura di incidenti fisici essendo vicino a lasciare la Lanterna. Notizia che non trova conferma.
Altra domenica bestiale alla ricerca di altro allenatore. Dopo la nottata con Lopez, sulla panchina rossoblu a quarti in mattinata la prima scelta è diventata Davide Ballardini. Lopez fatto fuori già da sabato pomeriggio per quel tweet uruguagio prima di Inter-Genoa.
La fumata per il ritorno di Ballardini pronta ad uscire dal comignolo di Villa Rostan ancora non è bianca: a colorarla dovrà essere l’allenatore amato dalla tifoseria rossoblu sollecitato da Enrico Preziosi.
La scelta di Preziosi, della dirigenza, del suo entourage è maturata durante una riunione domenicale al mattino e alla sera ed è quella giusta perché la stagione del Genoa non poteva ricominciare andando incontro ad altra Waterloo per mancanza di esperienza.
Napoleone a Waterloo ha perso perché ha sbagliato i suoi collaboratori. Ad inizio campionati tutto sembra andare secondo i piani, pur avendo commesso errori in precedenza. Il più grave quello di scegliere male i collaboratori tecnici avendo una spiccata “sensibilità” nei confronti di parenti e presunti amici di calcio che sempre spariscono quando le cose diventano una Waterloo .