DI SEGUITO L’AUDIO CON LE PAROLE DI DAVIDE NICOLA

 

La vittoria sofferta contro il Sassuolo, nella prima di Davide Nicola sulla panchina del Genoa, ha portato in casa rossoblu tre punti che mancavano dal mese di ottobre, quando nel giorno di un altro esordio (quello di Thiago Motta) venne battuto non senza difficoltà il Brescia di Eugenio Corini. La classifica resta preoccupante e domenica al Bentegodi si affronta il Verona dell’ex Juric. Prima però c’è un interessante ottavo di finale contro di Coppa Italia contro il Torino, fissato senza grandi spiegazioni alle 21.15 di giovedì 9 gennaio, sfasato di quasi una settimana rispetto al resto delle gare nel tabellone. Dell’orario atipico, della necessità di proseguire il casting fra chi scenderà o meno in campo e della squadra di Mazzarri si è parlato nella conferenza stampa della vigilia. Di seguito, in sintesi, le dichiarazioni di Nicola:

Quanto sono stati importanti i tre punti contro il Sassuolo in vista della partita di domani?

“La partita con il Sassuolo per me è già accantonata. La Coppa Italia è un’altra competizione e su questa ci dobbiamo concentrare”.

Che Torino si aspetta?

“Prima di tutto un avversario che ha 10 punti in più di noi in campionato e che ha una qualità ed un gioco chiari. Una squadra molto fisica, in grado di poter avere giocatori che possano determinare la situazione in qualsiasi momento. Molto capaci a lavorare su palloni sporchi, seconde palle, che attaccano spesso e volentieri la profondità prediligendo gli attacchi laterali e sono molto bravi ad attaccare l’area. Sono molto aggressivi e giocano in casa: spero che sia una partita tosta, una battaglia agonistica, che poi è quello che vogliamo fare”.

Sarà l’occasione per vedere un po’ tutti, fare un po’ di turnover?

“Valutazione assolutamente corretta ma correggerei la parola turnover, che per me non esiste. Diciamo che si tratta di un casting, la possibilità di poter sapere – oggi dopo l’ultimo allenamento prima della partenza con la consueta riunione tecnica – chi può giocare effettivamente due partite in quattro giorni. Abbiamo questo problemino, dobbiamo valutare anche chi sarà a disposizione: è possibile che ci siano dei cambi ma è anche possibile che giochi qualcuno che ha già giocato contro il Sassuolo. Per noi è un concetto molto semplice: questa è una partita da dentro o fuori, che ci dà la possibilità di fare uno step migliorativo per sulla mentalità che vogliamo avere. Mi piace pensare che ogni partita ci dia la consapevolezza per poterci esprimere con più fluidità e consapevolezza nei propri mezzi. Sono 28 anni che il Genoa non arriva ai quarti, me lo ricordo perché ero nel settore giovanile, quindi in una partita da dentro e fuori c’è anche la possibilità di valutare l’aspetto emotivo: ci teniamo moltissimo a farci questo regalo e mi auguro che possa nascere una bella partita, fatta di sano agonismo e di idee”.

Quanto vale questa vittoria col Sassuolo in relazione allo stato dell’ambiente Genoa? Dove può migliorare questa squadra?

“Vista la posizione di classifica è chiaro – e non voglio prendere in giro le persone – che dobbiamo migliorare su un po’ tutto quel che concerne la prestazione in campo, sia in funzione dell’avversario sia di quel che vogliamo proporre noi. In 5 giorni abbiamo cominciato ad agire sulle priorità, perché ci sono delle priorità. Questa squadra secondo me sa giocare ma deve interpretare il gioco in una maniera un po’ più verticale. Nella scorsa partita non siamo mai ripartiti con il rilancio del portiere ma non mi piace nemmeno una squadra che porti troppi effettivi a costruire un’azione perché poi ci manca la possibilità di conquistare gli spazi e battere le linee avversarie. Hanno interpretato bene la partita e questo devono continuare a fare. Abbiamo necessità di capire che il Genoa deve lottare ovunque, contro chiunque, esprimendo la propria identità. Questo può avvenire solo con il tempo e con il lavoro sul campo”.

Dal punto di vista emotivo, ha ritrovato il Ferraris e ora andrà a giocare a Torino, altra piazza importante 

“L’emozione della prima partita al Ferraris? Da questo punto di vista sono stato accontentato, perché l’esordio è stato in casa. L’emozione è stata fortissima ed era quello che volevo, era quello che cercavo: rappresentare questi colori per me ha una gratificazione particolare. Ciò non toglie che io faccio l’allenatore e devo essere comunque lucido a capire come siano le situazioni e fare le mie valutazioni. Incontro una squadra a cui ho legato la mia carriera da giocatore, ma da allenatore la mia causa del presente è il Genoa. Chiunque mi conosca sa che io sposo una causa e la rappresento al 100%. A Torino vedrò degli amici, incontrerò persone che conosco ma per me esiste la mia squadra: in questo momento è il Genoa”.

Oltre che su chi può giocare due partite in pochi giorni, farà delle valutazioni anche nell’ottica della gara di domenica a Verona? Magari anche in considerazione dell’orario parecchio atipico (21.15)

“Parto dalla considerazione dell’orario. Noi abbiamo esigenza di essere molto chiari. Quando sono arrivato, dalla dirigenza mi è stato chiesto di valutare l’intera rosa: un conto è avere il ritiro a disposizione e un conto è avere 2 partite nell’arco di 6 giorni in 2 competizioni diverse fra campionato e Coppa Italia. Da questo punto di vista, per me è fondamentale capire chi è a disposizione per partecipare a questa sfida fantastica che deve essere il raggiungimento della salvezza. Una volta finite queste due partite ci sarà un confronto con la società, io darò tranquillamente la mia idea tecnica e poi si vedrà il da farsi. Importante per i giocatori esprimere quel che hanno dentro: io non guardo solo l’aspetto fisico o tecnico ma guardo anche l’aspetto caratteriale e chi sia consapevole di dover fare una battaglia da qui alla fine”.

Partita da dentro o fuori: sulla gara secca le motivazioni possono azzerare il divario tecnico tra due squadre?

“Altri tempi, stessi concetti. Direi che la partita da dentro o fuori serve soprattutto e anche per andare oltre i propri limiti. Ci sono e ci saranno situazioni di giocatori che proveremo ad integrare nel minor tempo possibile, dandogli chance per vederli all’opera: lo scopo ultimo è quello di fare uno step di mentalità. Il calcio moderno è questo, noi dobbiamo essere in grado di poter resettare tutto nel bene e nel male e ripresentarci dopo pochi giorni per rifare una buona partita a livello organizzativo, di aggressività e di emozioni. L’emozione è sottintesa: nessuno può fare questo lavoro se non ha motivazioni. Le motivazioni nascono da un bisogno e nascono dentro di te. Non te le può dare nessuno ma nascono dentro di te. Si può aiutare la persona che magari non ha chiare le motivazioni e lo si fa dandogli degli obiettivi: per domani l’obiettivo è quello di fare una partita al massimo delle nostre possibilità cercando e volendo fare risultato”.

La gente ci crede che lei domani possa fare un regalo e accedere ai quarti: i quattro cambi che ci sono a disposizione in Coppa Italia potranno essere una carta vincente?

“Sono due competizioni diverse ma non c’è una motivazione differente. Non riesco a percepire come uno non possa dare importanza ad una partita che sia di una competizione diversa: è questo per me che fa la differenza, trasforma una squadra in una squadra che magari crede in sé stessa in una squadra affamata che vuole raggiungere il suo obiettivo. Poi può darsi anche che non passeremo il turno, ma in questo momento come primario obiettivo abbiamo esigenza di concentrarci sull’importanza della prestazione, di squadra e del singolo. Fare la propria prestazione e fare del proprio meglio, il massimo che si possa fare in questo momento: questo fa la differenza oggi e per il futuro”.

“I cambi saranno da valutare con grande attenzione, perché noi non possiamo permetterci di non poter contare su altri giocatori. Ho ereditato alcune defezioni, che lo staff medico – con cui siamo in perfetta sinergia, perché per me quel che dice il dottore è legge – ha valutato e sta portando avanti. Dobbiamo valutare anche giocatori che non sono pronti per tutta la partita ma magari solo per 30 minuti. Il quarto avverrà solo in caso di tempi supplementari. Noi dobbiamo ragionare nell’arco solamente dei 90 minuti.” 

Hai ripreso la bandiera del Genoa sullo scoglio di Boccadasse sui tuoi social network: ti portiamo il loro ringraziamento, anche per la vittoria nella prima partita

“Mi piace sempre essere chiaro, che poi alla fine è la cosa più semplice. Io non ho postato quell’evento perché volessi accattivarmi le simpatie di quei signori che hanno dimostrato qualcosa di incredibile. In qualsiasi comportamento, di gente che fa il nostro lavoro o che fa tutt’altro nella vita, secondo me bisogna ascoltare il mondo e prendere gli insegnamenti più importanti. Questi sono andati a mettere una bandiera e gliel’hanno tolta, l’hanno rimessa e gliel’hanno ridipinta; eppure se ne sono fregati altamente continuando a perseverare nella loro intenzione. Ecco, per me il messaggio vero è questo. Una delle virtù più grandi è la perseveranza, perseveranza che ognuno ha nel fare il proprio lavoro al massimo e al meglio delle proprie possibilità: è l’unico modo per poter essere soddisfatti di se stessi”. 

Il Sassuolo ha fatto molto gioco, il Torino ne fa uno un po’ più duro. Cosa cambia tra l’affrontare una squadra e un’altra? Che differenze ci sono tra le due gare?

“Sicuramente la partita di domenica per noi era particolare, perché oltre a dover studiare come aggredirli bisognava valutare il fatto che fosse una squadra che punta molto sul palleggio. Quando una squadra punta sul palleggio contano molto più gli spazi che i punti di riferimento. Però siamo stati bravi a chiuderli in quelle giocate che fanno abitualmente, anche perché contro il Sassuolo fanno tutti hanno faticato con il loro palleggio. Se sono tutti passaggi preparativi, se il pallone risiede per molto tempo nella stessa zona del campo, a me non crea troppi problemi. Il Torino invece è una squadra molto verticale, forte fisicamente e che ha nella conquista delle seconde palle qualità importanti: dovremo avere comportamenti diversi, nella velocità, nell’aggressività e nella lettura. Fermo restando che poi ci sono le cose che vogliamo fare noi”.

C’è già un’indicazione su qualche assente?

“Quelli che saranno gli effettivi li scoprirò solo oggi dopo l’incontro con lo staff medico. Io so benissimo che non siamo tutti al 100% ma abbiamo esigenza di integrare tutti il prima possibile. Mi piace pensare e ai miei ragazzi e cerco sempre di mandargli questo messaggio: tutti sono in grado di spiegare perché non riescano a fare una cosa, magari perché hanno avuto difficoltà, ma pochi riescono a fare lo stesso il loro compito pur avendo o avendo avuto delle difficoltà. Non tutti magari potranno avere 90’ nelle gambe, ma non importa: per me oggi conta anche l’aspetto mentale”.

Alcune sue scelte nella prima partita sono state interpretate in ottica mercato dalla stampa nazionale. Cosa c’è di vero in questo discorso?

“Le mie scelte sono sempre funzionali rispetto all’avversario che incontriamo, delle strategie di gioco che prepariamo e dell’avversario che affrontiamo. Per me non esiste mai un Genoa A o un Genoa B, tenendo ovviamente conto di quanto si è detto prima. Inutile girarci intorno: ogni allenatore vuol fare coesistere i migliori giocatori nelle sue squadre, ma per farlo deve trovare degli equilibri e trovare compagni che abbiano caratteristiche complementari. Non è per una questione di calciomercato. Quel che mi interessa è, dopo queste partite, fare un discorso più approfondito”.

Radu giocherà in Coppa Italia, così come fanno tanti altri allenatori?

“Io non faccio come tanti allenatori: sono due competizioni. La mia gerarchia l’ho stabilita e a posteriori avevo detto che vi avrei spiegato il perché. Nel momento in cui sono arrivato al Genoa, conoscevo Mattia Perin e mi pareva chiaro ed assolutamente logico che un allenatore in un percorso appena cominciato potesse partire dalle certezze trovate. Mattia è un portiere importantissimo così come Radu, le competizioni sono diverse. Voglio che ci sia sempre un livello alto di motivazione e direi che Radu – che ha sempre dimostrato di essere forte -possa darci una mano in una competizione diversa”.

Ha avuto qualche giorno in più per vedere Mattia Destro. Può avere una chance dall’inizio domani?

“L’incontro con Mattia è stato semplicemente bellissimo. Ci siamo detti le impressioni che ognuno di noi aveva raccolto da chi aveva lavorato con chi e da chi aveva giocato con chi. È stata una disamina franca e reale, poi siamo passati allo step successivo ovvero valutare le condizioni di Mattia. Abbiamo impostato il programma: Destro se in forma è un giocatore con movimenti importantissimi, è arrivato con una motivazione importante che noi, io e tutta la squadra vogliamo sfruttare. Va integrato il prima possibile, ma per farlo deve lavorare con la squadra e individualmente. Io ho visto un giocatore che mi ha dimostrato sentimento e voglia di grande rivalsa. E io in questo momento cerco anche, anzi soprattutto, quella”.



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