Cosa significa il 70,7% che si scorge nella grafica in basso a sinistra? Perché riguarda il Genoa? In realtà abbiamo evidenziato attraverso l’atlante del CIES Football Observatory il Genoa perché di nostro principale interesse, ma volendo sarebbe possibile analizzare questo dato anche con le restanti 19 squadre del massimo campionato italiano: basta accedere all’Atlante tematico del CIES Football Observatory (clicca qui).
Il dato infatti inerisce alla “percentuale di minuti giocati in campionato da giocatori che si trovano per ragioni sportive fuori dal paese nel quale sono cresciuti“. In altre parole, considerando che la statistica è stata calcolata dal primo novembre 2016 sino allo scorso primo maggio 2017, viene messa in risalto la percentuale di minuti giocati in Serie A da calciatori non italiani per ciascuna delle 20 squadre del massimo campionato.
L’ANALISI SUL GENOA
Il Genoa supera la media italiana (59,3%) di ben 11,4 punti percentuali, ma non è affatto la formazione ad aver schierato il maggior numero di calciatori stranieri da sei mesi a questa parte. Sotto la gestione Juric-Mandorlini la formazione ligure ha fatto scendere in campo diversi giocatori nostrani, nell’ordine Perin, Lamanna, Izzo, Biraschi, Beghetto, Morosini, Cataldi, Rigoni, Pavoletti e Pellegri. L’unico rossoblu italiano mai schierato è stato Brivio.
Sono dunque 10 gli italiani schierati dal Genoa dal primo di novembre in avanti, di cui ben cinque sotto i 23 anni: contando anche Brivio, si tratta di un’intera formazione di calcio. Ci sono comunque squadre in Italia che se la “passano” molto peggio.
L’ANALISI SU SCALA ITALIANA
L’Udinese col 94,6% guida la graduatoria, seguita a ruota da Roma (90,6%), Napoli (81,9%), Fiorentina (78,3%), Lazio (77,2%) e Inter (75,8%). Prima del Genoa, nono in questa speciale classifica, troveremo ancora Palermo (72,9%) e Sampdoria (72,2%).
A dominare per passaporto italiano in rosa sono invece società come il Sassuolo, che ha disposto in campo calciatori stranieri per un minutaggio equivalente al 13,6% del totale. A ruota seguono Crotone (19,3%), Pescara (31,1%), Torino (41,2%), Cagliari (43,4%) ed Empoli (44,4%). Resta al di sotto del 50% anche l’Atalanta di Gasperini (48,2%). Ad oscillare tra 50-70% restano quindi quattro formazioni, che in ordine crescente risultano essere Chievo (51,1%), Bologna (54,2%), Milan (56,6%) e l’attuale capolista e finalista di Champions, la Juventus (67,5%).
L’ANALISI SU SCALA EUROPEA
Il campionato italiano, con la sua media di 59,3% di minuti giocati da calciatori stranieri, è al quinto posto nella classifica europea, che conta questa volta tutti i 31 campionati professionistici di prima fascia. Superano la media della Serie A altri quattro campionati. Si tratta della Premier League inglese (61,3%), della Jupiler Pro League belga (62,9%), della Süper Lig turca (69,0%) e della Prima Divisione cipriota (76,6%), ricchissima di calciatori sudamericani e greci suddivisi tra le formazioni delle maggiori città dell’isola (Nicosia, Limassol, Larnaca, Famagosta e Paphos, ndr). Si tratta di dati interessanti, che andranno valutati nella loro brevità temporale (un semestre di calcio giocato) ma che ben inquadrano come geografia, integrazione, storia e calcio si intreccino tra loro. Non stupisce, ormai per abitudine, che siano le formazioni meno blasonate quelle a proporre la maggior crescita di giovani della nazione che ospita la competizione, con rari investimenti delle big per lavorare su una prima squadra che sia immagine e riflesso dei settori giovanili nazionali. In Italia ci prova il Milan, delle formazioni dello Stivale quella con la percentuale più bassa, ma in Inghilterra più di tutte il Tottenham (64,7%) assieme all’ormai detronizzato Leicester (49,4%). Si comportano meglio in Francia, Spagna e Germania, dove le percentuali non superano il 49%.
Chiudiamo sottolineando come i campionati più virtuosi, con le percentuali più basse, siano proprio quelli dell’Est Europa, dove i costi per acquistare dall’estero risultano troppo alti e dove il lavoro sui settori giovanili risulta basilare per lo sviluppo delle prime squadre. Dei cinque maggiori campionati europei, il primo ad avere la percentuale più bassa è quello francese: la Ligue 1 si attesta infatti al 31% (seguono Liga, Bundesliga, Italia e Inghilterra).
DI SEGUITO LA CLASSIFICA PERCENTUALE STILATA DAL CIES: