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Alle parole del ministro dello sport Vincenzo Spadafora (clicca qui) si aggiungono le dichiarazioni di Gabriele Gravina, presidente della FIGC intervenuto sulle frequenze di Radio 24 per commentare la scelta di posticipare di un anno EURO 2020 e Copa America, dando così la possibilità alle federcalcio di poter completare i rispettivi campionati entro il 30 giugno. In sintonia con il numero uno del calcio spagnolo Rubiales, come confermato da Gravina, verrà anche richiesto lo slittamento del termine ultimo per la stagione 2019/2020 fino ai primi 10-15 di luglio, aumentando così le possibilità che Serie A e Liga BBVA vengano portate a termine senza dover far ricorso a cambi di format come playoff e playout, unica ipotesi di cui viene fatta menzione nell’intervista a Tutti Convocati. La data del 2 maggio è invece la più ottimistica per ricominciare a giocare, probabilmente a porte chiuse.
Di seguito le dichiarazioni di Gravina: “Con lo slittamento degli Europei e della Copa America abbiamo maggiori possibilità per posizionare alcune date all’interno dei mesi di maggio e giugno ed arrivare a terminare il campionato entro la deadline prevista del 30 giugno, sperando che questa sia sufficiente. La nostra posizione è emersa nel confronto avuto ieri con le altre 54 federazioni: priorità alle competizioni nazionali con la possibilità di inserire nelle date le competizioni internazionali come Champions ed Europa League. I campionati nazionali sono autonomi e possono essere gestiti autonomamente tenendo conto delle coppe, ma noi daremo priorità al campionato. In caso di impossibilità dovremo ricorrere a modifiche di format, così come prospettato anche dall’UEFA nel caso in cui non si riuscissero di occupare tutte le finestre nel riposizionamento delle competizioni internazionali. Anche loro in quel caso ricorrerebbero a una modifica di format. La UEFA ha indicato diverse ipotesi: il 14 aprile è la più ottimistica, con cui si manterrebbe la forma più attuale, altrimenti il 3 maggio o il 13 giugno, entrambe con modifiche di format. La finale di Europa League è prevista per il 24 di giugno, quella di Champions invece il 27. Ma in questo progetto di nuove date la UEFA ha previsto a giugno la possibilità di un playoff per identificare le 4 squadre mancanti per le fasi finali: questo vorrebbe dire stop per le nazionali dal 1 al 9 giugno e andrebbe a complicare il progetto. Sarà costituito un gruppo di lavoro per verificare varie ipotesi già dalla giornata di oggi”.
In caso di cambio format, come sarebbe strutturato? Possibile un congelamento dello status quo? “Non lo prendo in considerazione per motivi scaramantici. Sarebbe una iattura e mi preoccuperebbe davvero, prima di tutto per il nostro paese. Cerchiamo di spingere sull’acceleratore dell’ottimismo: la nostra partenza è ipotizzata il 2, 3 o 4 di maggio per far sì che campionati finiscano tutti entro il 30 giugno. Faremo poi in modo che, attraverso richieste poste al governo e tramite organismi come UEFA e FIFA, si possa chiedere la possibilità di sforare nei primi 15 giorni di luglio nella malaugurata ipotesi in cui non finissero in tempo. Su questo siamo in assoluta sintonia con Rubiales e la federcalcio spagnola. Bisognerà giocare il più possibile e nel caso non si arrivasse a una definizione degli organici per l’anno 2020/2021, allora cambiare leggermente il format. A quel punto probabilmente ricorreremo a playoff e playout”.
Lo sport come uscirà da questa situazione? “Il nostro mondo sta vivendo momento di grande difficoltà. Non a caso nell’articolo 61, comma 5, il governo ha inserito le società sportive come soggetti di riferimento escludendo le leghe. La FIGC ora sta raccogliendo i dati e le leghe li stanno elaborando. Sappiamo benissimo che nascono accordi e vincoli contrattuali, accordi che verranno non annullati ma solamente slittati. Si parla di un minimo di 700 milioni di danno effettivo finanziario per lo spostamento di EURO 2020. In questo momento di riflessione un po’ per tutti, stiamo facendo richieste al governo per vedere riconosciuto lo stato di crisi in un decreto. Chiederò un riconoscimento di forza maggiore e come primo punto la possibilità di poter rinegoziare alcuni contratti e creare un nuovo sistema di mutualità e solidarietà interna. Taglio ingaggi in Serie A? Non deve e non può essere un tabù in un momento di emergenza, soprattutto su livelli molto alti. Il momento di crisi e di emergenza vale per tutti. S’invocano tanto principi di mutualità e solidarietà, tutte espressioni che devono andare dentro un contenitore riempito di contenuti. Diamo un contenuto al contenitore che ci piace chiamare solidarietà. Esiste un fondo nel bilancio UEFA che si può utilizzare, ma aspettiamo: anche loro hanno organizzato un tavolo di lavoro per capire quanto i piani finanziari siano negativi”.
In queste settimane non si è vista una definita unità d’intenti in Serie A. “Fa parte della natura umana. O il nostro mondo scopre in questi momenti il principio del sistema e la capacità di relazionarsi in maniera unitaria, per tracciare un percorso nuovo che porti ad un orizzonte diverso, oppure lasceremo in eredità solamente le negatività di questo COVID-2019. Togliamoci di dosso le zavorre per una rivoluzione concreta nel mondo del calcio e dello sport. Il momento è stato difficile per tutti. C’era l’esigenza di ottemperare ordinanze e confidare allo stesso tempo sulla propria sensibilità. Da un lato permettevano di disputare una gara, dall’altro vi era resistenza morale nell’essere preoccupati a fare scendere in campo gli atleti. C’è stato un momento di tensione per le partite da recuperare, calendari e classifiche, calcoli personali legittimi che hanno creato tensioni interpersonali. Ci siamo trovati tutti in grandissima difficoltà. Oggi dobbiamo stare tutti con la barra dritta e recuperare un po’ di lucidità per poi puntare in maniera decisa su diverse ipotesi di calendario. La data ipotizzata in cui ci impegneremo è dal 3 maggio al 30 giugno, altrimenti slittando di una settimana andando a finire a luglio. Se non ci sarà data la possibilità, dovremo fare in modo che ciascuno di noi abbia speranza che il campionato italiano riparta. Se riparte vuol dire che riparte la speranza per tanti italiani, che sono in trepidante attesa per vedere qualche sprazzo di luce. Noi questo ce lo auguriamo, anche se il vero scudetto oggi lo meritano medici, infermieri e forze dell’ordine”.