Continua dopo 40 giorni il “taffazismo” sul Coronavirus e sul ritorno del Campionato e il solito ventaglio di possibilità, un piccolo strumento che serve soprattutto a darsi e farsi dell’aria.

Le ultime parole del Presidente della FIGC Gravina, “l’ultimo dei “Mohicani”, hanno  coinvolto la Commissione scientifica riunita ieri che emetterà un protocollo da “febbre da cavallo” per tornare in campo, non riuscendo il capo della FIGC ad analizzare e concepire che non può continuare a combattere da solo contro il Virus.

La frase fatta di Gravina (“massimo rispetto per la scienza, ma non alzeremo bandiera bianca“) non gli permetterà di prendere una nomination come il film soprannominato  come colonna sonora per le sue parole e le sue interviste da politico che ogni giorno hanno poca  convinzione.

I tempi dell’inizio e della fine dei campionati saranno dettati dall’Uefa e non da Lotito alla Alberto Sordi nei suoi film. La politica, la scienza medica e il Coni sono entrati a gamba tesa sul rebus di Gravina e Lotito ancora tutto da decifrare.

In questi giorni si deciderà se riprendere o no! Nessuno proibirà alla FIGC di allenarsi e pagare i calciatori, ma un’altra cosa è giocare una partita. Il Professore Zeppilli a capo della Commissione medica della FIGC ha dato le conclusioni del gruppo dopo aver raccolto i pareri dei quattro esperti infettivologi esterni alla commissione della FIGC. La risposta al Governo e alla politica che svilupperà altra querelle da Mes (fondo salva Stati) Europeo: prenderlo o no!

La prima domanda su quello che sta accadendo è se sono d’accordo i calciatori, oltre a fare tutti i test, a restare tre mesi in quarantena permanente con stipendi ridotti e monte ingaggi giù in futuro?

La seconda più importante: cosa ne pensano i tifosi che giorno dopo giorno,  vedono morire i propri vecchi perché non riescono a fargli il tampone nelle RSA?  Cosa pe pensano i professori, i dottori, gli infermieri in prima linea ancora in attesa di un tampone?

Cosa dirà il Governo che la moltitudine di tamponi al calcio si farà in centri  privati? Potrebbe essere, oltre che un boomerang, persino tutto falso: non ce ne sono,  altrimenti tutto si sarebbe risolto con qualche cassa da morto in giro per le città.

Perciò ripassando in questi giorni di “menaggio” casalingo gli appunti sui sistemi non moduli  del calcio della “Università del calcio di Coverciano” avuti e vissuti con il Professore Franco Ferrari, docente di tecnica e di tattica per la FIGC dal 1987 e per l’Uefa dal 1996,  ho pensato, sperando di non rompere i palloni ulteriormente, di cercare di capirli e chiarirli prima di tutto per me.

Per il Professore Ferrari, al di là dei numeri dei moduli il calcio, sia nella prestazione individuale sia in quella collettività, devono sempre essere considerati  e utilizzati   due fattori fondamentaliTempo e Spazio. Quello che ha funzionato di più e meglio con l’arrivo di Nicola sulla panchina del Genoa.

Nicola ha capito subito, anche con l’aiuto degli innesti in squadra mancanti ai precedenti allenatori, che non serviva correre, creare spazi, occupare distanze se al momento opportuno chi era in possesso del pallone non era in condizione di fare un passaggio positivo o concludere in porta. Basta ricordarsi tutte le meline di passaggi laterali senza costrutto. Al Genoa, eccetto le prime 4 prestazioni con Andreazzoli, punito da errori individuali più che da strategie tattiche, sono servite poco le tattiche in fase di possesso pallone perché i calciatori non erano in grado di dominare il pallone e quindi avere i tempi giusti per le giocate.

Un sistema di gioco è la rappresentazione della dislocazione di base attraverso le funzioni e icompiti dei calciatori in campo. Il numero dei moduli rappresentano solo una  semplificazione statica della fase di non possesso. Più che i numeri dei moduli sono più significativi e importanti i compiti e le mansioni assegnati ad ogni singolo giocatore in  funzione delle caratteristiche degli stessi: quello visto ultimamente nel Grifone.

Il calcio attuale non è più “kick and rush”, calci a corri. Pallone in avanti e tutti a corrergli dietro oppure azioni personali di dribbling e tiro in porta finale. Tutto questo è successo con il sistema Piramidale (1 2 3 5) per sfruttare la vecchia Regola del  Fuorigioco quando era necessario avere tre avversari tra l’uomo senza pallone e la linea di porta.

Quando cambiò la regola sul Fuorigioco da tre e due calciatori applicabile nella metà campo avversaria nacque il WM, dove le due lettere rappresentavano lo schieramento offensivo e difensivo. Il WM in Italia fu poco adattato e fece spazio al Sistema creando diatribe tra il WM e il Sistema che si differenziava perché lo Stopper stava stabilmente in difesa e gli interni facevano le due fasi di gioco: attendere per poi colpire in contropiede.

Il WM andò in pensione per colpa o grazia ai magiari che sconfissero solennemente gli inglesi in casa e a domicilio con un nuovo sistema chiamato MM: un pentagono a centrocampo per mettere in crisi gli avversari e le ali a fare le due fasi di gioco. Squadra corta nelle due fasi con applicazione del fuorigioco. Dopo le 13 reti in due gare  incassate dagli inglesi per mano di Puskas e Kocsis, arrivò il tedesco Riegel in Svizzera che inventò il Verrou, il “catenaccio” italiano. Dal catenaccio si passo all’1-4-2-4 del Brasile vincitore per tre volte della Coppa Rimet, il Campionato del Mondo. La differenza nel Brasile più che il Sistema la facevano i fuoriclasse.

Dopo ci furono vari allenatori pronti a trovare altre soluzioni derivanti dalle strategie tattiche di chi li aveva preceduti con varianti. Gipo Viani invento il Vianeva, il contrario del Verrou, e da un gioco orizzontale dei difensori passò a quello in verticale in fase difensiva con il libero alle spalle di tre difensori.

Dopo la terribile disgrazia del Torino a Superga ci fu solo mescolanza con il solo obiettivo di non prendere gol con Mister Foni, lo stesso Viani, Rocco e “HH” Helenio Herrera. Finché nel 1965 un giovane allenatore olandese trasformò il calcio in quello totale.

Il calcio olandese ha messo le radici negli anni a seguire cercando, pur essendo consapevoli che  non esiste, altrimenti sarebbe stato subito copiato, qualcosa di diverso rispetto a quello visto fino a quel momento. Tutti hanno provato a replicare il calcio totale, ma in pochi ci sono riusciti o ci stanno riuscendo, e non solo per la differenza tecnica dei giocatori. Attualmente è Gasperini ad avvicinarvisi pur non avendo i lancieri olandesi a disposizione.

Il calcio totale dell’Olanda non era altro che  la ricerca del meglio della tecnica, della corsa, dell’intelligenza negli spazi: semplicemente per giocare il calcio totale bisognava saper giocare il pallone più che bene, a grande velocità. Anche se i termini sono cambiati, nel calcio che vediamo nella nostra Serie A e nel calcio europeo in TV c’è una variabile continua del calcio impossibile di Michels, il tecnico dell’Olanda e di Cruijff cercando la pressione votata alla conquista di spazi in attacco e al recupero del pallone nel più breve tempo possibile in fase difensiva. Per combattere il calcio totale olandese fu messo in campo in Controgioco: attesa dell’avversario. Maestro del Totalpressing attualmente è il Liverpool di Klopp.

Continueremo e cercheremo di capire se ci sono differenze tra il calcio del passato e quello attuale non per spiegarlo ,non siamo in grado,  solo per raccontarlo e cercando di imparare a fare il cronista quando bisognerà giudicare una partita, dal vero, non rimarcando solo gli errori.

In molti negli ultimi mesi si sono chiesti della trasformazione del Vecchio Balordo con Nicola in panchina. Per me la risposta, anche se non semplice,  potrebbe essere che ha trovato un sistema di gioco con una costruzione ragionata, con una chiara e logica distribuzione delle forze, quindi una preparata suddivisione di compiti dei singoli calciatori mettendo sul podio l’interesse dell’intera squadra con la combattività e le molteplici estensioni tattiche.

Il Genoa ha dato le stesse intuizioni a Nicola che ebbe quando sostituì Juric a Crotone. Dal 3-4-3 del croato che aveva riferimenti sull’uomo passò al 5-4-1 non potendo accettare la parità numerica dei tre dietro, su grandi spazi che non si potevano gestire.

Il  Genoa attuale continua a giocare con il 3-5-2 perché le  caratteristiche individuali dei tre centrali gli permettono di essere difensori puri che con l’esperienza maturata hanno la più chiara conoscenza di quello che devono fare in una partita.

Continua…