Nell’ultima domenica di non “liberi tutti” precisato dal primo Ministro Conte, dopo due mesi di carceri casalinghe, c’è stato l’ennesimo strappo di alcune Regioni, in particolare per il mondo del calcio, di poter riaprire i centri sportivi per fare gli allenamenti. Mentre stavo scrivendo, poi, è arrivata anche la nota del Viminale diffusa a tutti i Prefetti italiani sull’apertura da domani degli allenamenti nei centri sportivi. La speranza è che, a questo punto, siano in linea prefetti e Governo.

Questa volta nell’aver aperto in anticipo agli allenamenti individuali nei centri sportivi, già ieri, non c’è stato il colore politico a fare di testa sua considerato che ci sono stati anche il Segretario del PD, Governatore del Lazio, Zingaretti e gli altri di Campania, Emilia Romagna e Sardegna: evidente che ormai le regole non si decidono tutti assieme.

È stato o non è stato un assist per le società di calcio da parte di quelle regioni, considerato che ad oggi tutti i team hanno solo convocato i giocatori provenienti dall’estero per smaltire la quarantena prescritta per chi arriva da fuori Italia.

Le società emiliane, laziali, napoletane di calcio alla notizia che i calciatori avrebbero potuto allenarsi  dentro i centri sportivi è stata accettata  con un distinguo: solo sedute individuali facoltative, senza preparatori, senza massaggiatori, senza poter fare docce e usare spogliatoi se non ci saranno centri sportivi con alloggi e camere singole. Solo un presidio sanitario di emergenza.

Cosa risponderanno i calciatori?  La prima risposta domani ai primi che ne avranno possibilità a Reggio Emilia, ai calciatori del Sassuolo che troveranno aperto  il Mapei Stadium per allenarsi individualmente. Cosa faranno: correre per correre da soli si può fare vicino casa.

Il problema lo avrebbero potuto sollevare le altre società se avessero calcolato le altre riaperture con settimane di anticipo, considerato che alcune non hanno fatto ancora  rientrare i calciatori dall’estero che dovranno essere messi in quarantena.

Giocatori non convocati, per un motivo già detto da qualche dirigente e già scritto: se i calciatori vengono convocati devono essere retribuiti. Oltre la salute c’è anche in discussione un tema sulla responsabilità per le società, non solo civile.

In tutto questo contesto di apertura verso gli allenamenti individuali, il protocollo sanitario della FIGC non ha ancora avuto il via libera del Comitato Tecnico-Scientifico del Governo. Un nodo che in Germania ha già trovato la soluzione con i tre infettati del Colonia: quarantena per calciatori, familiari e amici. Difficile in Italia ritornare a finire il campionato 2019/2020, appeso ad un filo, se non si metterà nero su bianco il principio che non ci si fermerà di fronte a nuovi contagi.

Anche le squadre Primavera aspettano notizie e la loro ripartenza è appesa alle decisioni delle prime squadre e al famoso protocollo sulle misure da adottare, nella pratica di difficile adozione per questi organismi.

Altro per quanto riguarda il calcio poco da dire. Lega Serie A e FIGC d’accordo: attenersi alle decisioni del Governo. Il giusto ragionamento per non perdere i diritti TV e incassare l’ultima rata.

Se sarà il Governo a dichiarare la fine della stagione 2019/2020 per pandemia, una “causa naturale” non prevista nella stipula dei contratti tra Lega e TV, il calcio potrebbe passare all’incasso: operazione, difficile, attesa per domani.

Stasera altro DPCM? Il gioco delle tre tavolette continuerà con il Governo Conte che cercherà di  continuare a tenere mostrando la sua faccia migliore cercando di fare marcia indietro su alcuni provvedimenti. L’altra faccia metterà un freno alle altre questioni che interessano  i vari Governatori di Regione e Sindaci.

“Carta vince, carta perde” è un gioco che dovrà tenere conto che il mazziere non è più solamente il Virus, ma sono anche gli scienziati che gli girano intorno.