Come scrivemmo nel pezzo di martedì, confermiamo che dopo gli allenamenti individuali raccontati dei calciatori si è avuta la quasi certezza che correre oppure fare giri di campo come qualsiasi persona uscita dalla abbondante quarantena da coronavirus servirà poco ai calciatori se non si avranno date e certezze su come finire la stagione o essere pronti ad iniziare lo sprint di quella interrotta.
Il pianeta calcio, quello delle società, ha sbagliato nuovamente nel convocare i calciatori agli allenamenti individuali con comunicati che non potevano avere l’assenso di professionisti dopo che colleghi di altri sport ogni giorno sono beatificati sulle cronache dei giornali per la loro ripresa in piscine, campi di atletica, tennis e altro.
Insensate e senza senso le convocazioni “alla luce della circolare del Ministero degli interni di domenica 3 maggio” che prevede la possibilità per gli atleti impegnati negli sport di squadra di allenarsi in forma individuale nel rispetto delle norme anti Covid 19. Convocazioni che comunicano che in modo facoltativo si potranno utilizzare i campi del centro sportivo societario.
Sono bastati due giorni di allenamenti di sole due squadre senza asciugamani, senza docce, con bottigliette d’acqua portate da casa perché scoppiasse nervosismo tra calciatori e società, con il solito nodo delle retribuzioni oltre quelle logistiche di fare km in macchina tutti sudati e andare a casa a fare la doccia.
Perché gli allenamenti sono facoltativi se i calciatori dovrebbero essere a contratto fino al 24 di maggio, giorno di chiusa del campionato? L’aggettivo “facoltativo” non è piaciuto ed è scoppiata la battaglia che covava sotto la cenere sugli stipendi da alleggerire che sarà più difficile di quella con Spadafora se dovesse ripartire il finale delle dodici giornate della stagione 2019/2020.
Profetica, non oscura la frase di Tommasi Presidente dell’associazione calciatori che rischiava di rimanere senza calciatori professionisti se non avesse preso posizione sul ”facoltativo” incriminato che ha portato a galla la grana ingaggi da risolvere alla svelta. “Questi non sono stati mesi di riposo, ma di lavoro: serve sicurezza”. La ripresa dopo la lunga sosta sarà difficile non solo sul prato verde.
Alcune domande. Come faranno i calciatori a rientrare nella normalità? Per loro è una professione. Qual è la differenza di lavoro tra chi ha quasi sempre giocato e gli altri che non hanno scaldato le panchine, ma hanno meno minuti giocati nelle gambe?
La preparazione fisica dopo più di 50 giorni di stop è fondamentale anche per salvaguardare la salute non solo polmonare, ma muscolare. I calciatori sono uomini e psicologicamente sarà troppo importante allenarsi per qualche obiettivo e hanno bisogno della tempistica che – se tutto andrà bene – è molto nebulosa fino al 18 maggio.
Un conto sarà mettere in moto la macchina, un altro prepararsi subito a giocare un campionato. Cosa faranno gli allenatori e i preparatori atletici se dovesse ripartire la stagione 2019/2020? Un’altra preparazione estiva con carichi di lavoro pesanti oppure qualcosa di diverso? Dovranno pensare qualcosa di diverso certamente se si dovesse giocare subito ogni 3 giorni. considerato che a seguire tra giugno e luglio non ci sarà la possibilità di lavorare considerati i viaggi, gli scarichi di lavoro di chi ha giocato e gli altri.
Paolo Barbero, ex preparatore Genoa e uomo dei recuperi degli infortunati, adesso al Verona con Juric, è stato chiaro in un articolo della scorsa settimana: “è come se tutta la squadra avesse subito un infortunio grave che la ha costretta a fermarsi per un periodo molto lungo, osservando un regime di mobilità ridotta, senza conoscere le tempistiche del recupero. Pensate come si modifica il metabolismo di un giocatore abituato a prepararsi all’aperto almeno 6 volte la settimana più la partita rispetto all’attività ridotta di questo periodo comunque svolta con modalità completamente differenti e al chiuso”.
Si naviga a vista senza avere delle date di ripresa o di un possibile futuro calendario. Il vero allenamento, se si giocherà ogni tre giorni, sarà solo la partita con lavoro differenziato per chi non sarà titolare. L’allenatore che ne avrà la possibilità dovrà pensare ad un turnover anche importante e cercherà di fare una settimana tipo di lavoro dividendo i carichi di lavoro.
Chi sarà meno impegnato lavorerà sulla quantità; per chi giocherà di più il lavoro sarà cercare i recuperi. Lavori che non potranno essere uguali quando si sono giocati i turni infrasettimanali lontani non giorni, ma mesi. Un allenatore una volta disse, arrabbiato, perché gli chiedevano se avrebbe fatto il turnover: “sono professionisti e giocare tre gare in una settimana non può essere difficoltoso“. Giocare 12 gare in un mese, a luglio, non può essere la stessa cosa.
Per integrare gli allenamenti, gli allenatori potrebbero convocare anche giocatori della Primavera per fare partite con quelli non utilizzati la partita precedenze ripassando e stimolando azioni di gioco. Saper correre, dice Klopp, “è importante Il tutto funziona solo se tutti sono al Top della forma, un obiettivo che si può ottenere solo con carichi di lavoro pesante. il fiato rappresenta le fondamenta su cui costruire, ma poi servono la tecnica e la tattica per fare la differenza“.
Operazione che appare difficile alla ripresa dei campionati, se ci sarà, con troppe gare da giocare in poco tempo. Per i professionisti del calcio, se ci sarà la ripresa collettiva, sarà altra prova della loro professionalità presentandosi all’appuntamento avendo seguito il quarantena programma personalizzato e tirati a lucido. La ripresa non sarà facile per ogni squadra dopo questa sosta forzata e lunga.
La ripresa non sarà facile per la FIGC, per la Lega di Serie A e per i club: non solo per i diritti Tv, ma per la grana ingaggi, i contratti in scadenza ed i prestiti. È arrivata la politica ieri in Parlamento con il Ministro dello Sport che non ha chiarito nulla sulla ripartenza degli sport collettivi e in particolare quella del calcio e della stagione 2019/2020.
Da ieri anche il calcio politicamente sarà un pianoforte su cui ognuno suonerà quello che vuole e della prostituzione in un gioco a scacchi che, pur non conoscendolo, in troppi vorranno giocarlo, pungolati non da CR7 e il pallone, ma dai tifosi sempre di più ogni giorno che non vogliono far ripartire il campionato troncato l’8 di Marzo.