Il weekend passato è stato singhiozzato da tutti per Gigi Simoni che è salito al terzo anello di tante squadre, di qualsiasi categoria, come calciatore e giocatore. Uomo che possedeva tutte le virtù e vizi giusti per vivere nel mondo del calcio. Ha fatto anche miracoli seduto su qualche panchina, in molti se ne ricordano alla sua dipartita. Vi sono uomini dei quali la natura tira quante copie vuole, senza stancarsi: Gigi Simoni invece nel mondo del calcio è stato difficile da replicare ancora adesso. Io posso ricordare anche buon mangiatore di pesto e soprattutto stoccafisso accomodato da Nando Mentana in corso Italia, appuntamento fisso di ogni venerdì sera da giocatore e allenatore del Vecchio Balordo. R.I.P. Gigi.
In merito al coronavirus, anche se c’è o non c’è, i commenti sono diversi tra le massime autorità scientifiche: tutti sono d’accordo che sarà difficile parlare di Fase 3 fino a che non arriverà un vaccino. La consolazione è che le terapie intensive si stanno svuotando e alcuni farmaci, seppur sperimentali, con cure al plasma permettono di avere meno paura del Covid-19.
Chi auspicava e aveva fiducia che il Coronavirus spingesse la politica e il calcio verso un unità di intenti di cambiamento per riparare ai danni fatti nel passato si è dovuto disingannare e ravvedere.
Questo potrebbe essere il ritornello della settimana appena passata. Si continua a procedere non più con DPCM, ma con strappi e stracci, divisioni, spostamenti che non hanno responsabilità e unità per combattere la minaccia, che non è più solo quella del virus: per la politica lo è l’economia per combattere la povertà, mentre per il calcio lo è l’unità se si vuole finire la stagione 2019/2020.
Le genti non hanno più pazienza e la sollevazione si avvicina ogni giorno di più. Non hanno più voglia di aprire TV o Radio per sentire che la Babele dei discorsi non cambia. Un 2020 vestito da sessantotto, altro anno bisestile, è all’orizzonte non solo per il calcio.
Il fenomeno sociale, più che culturale, in questo momento sta muovendo grandi movimenti di massa, socialmente differenti con la contestazione pronta a far pensare non solo quelli che governano, ma tutti i partiti politici, che non possono continuare a nascondersi dietro la burocrazia con le persone che stanno raschiando il barile non per vivere, ma per mangiare.
Per quanto riguarda il calcio da una settimana sono stati autorizzati gli allenamenti collettivi, anche se ci sono stati furbetti nel classico mondo italiano del “fatta la legge, trovato l’inganno” che hanno cercato di prendersi qualche vantaggio.
La parola “furbetti” riferendosi ai personaggi che girano nel mondo del calcio è di moda: l’hanno detta parecchie volte il Presidente Gravina, il Ministro Spadafora e il capo del CONI Malagò. Se ne sono accorti in ritardo perché i furbetti nel calcio ci sono sempre stati ricorrendo a qualsiasi espediente pur di raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati, cercando di trovare sempre dei vantaggi e quasi sempre a scapito degli altri che incontrano sul loro cammino e nelle riunioni in Lega Calcio Serie A.
Finalmente il pallone della Serie A lavora sui campi con gli allenamenti collettivi, in FIGC e Lega lavorano sui protocolli visionati da tutti per la riunione del 28 maggio. Si cercano correttivi sui tamponi invasivi rispetto ai test sierologici e sulla quarantena.
In Serie A sale l’attesa giorno dopo giorno, ora dopo ora per il verdetto di giovedì non solo da parte del Governo, ma per la rabbia dei calciatori sugli stipendi e la “guerriglia” con le Tv per il pagamento dell’ultima rata. In questi giorni la Commissione per i diritti televisivi, se non si arriverà ad un accordo, partirà con le diffide.
Sky, DAZN, IGM non vogliono pagare perché un conto è concentrare 12 giornate e mezzo nel mese di giugno e luglio, un altro farle giocare e mostrarle in 70/80 giorni a primavera: gli ascolti saranno diversi. Punto di domanda i budget pubblicitari, che non dovrebbero essere cambiati e neanche gli abbonati per riprendere la stagione 2019/2020. Per questo motivo Sky, nonostante la ripresa del campionato, vorrebbe uno sconto sulla terza rata.
Altro nodo saranno i contratti, i prestiti da definire entro il 30 giugno. Oggi riunione con la FIFA che non può intervenire per cercare la soluzione. Invece per quanto riguarda gli stipendi da contrattare per i mesi di assenza l’Uefa ha detto la sua: chi non paga tutti gli stipendi non potrà iscriversi alle Coppe Europee future a meno che non abbia manleva da parte del calciatore.
Per l’Uefa colpita da Coronavirus la legge è una specie di scienza della prestidigitazione. Il calcio non può avere tante leggi e l’Uefa prima di parlare potrebbe contare fino a dieci. Sette squadre in Italia che giocheranno in Europa dovranno pagare tutti gli stipendi: e le altre?
Altra grana di cui non parla nessuno sono gli assistenti arbitrali. Gli arbitri ormai sono professionisti e fanno solo quella attività, ma gli assistenti con la bandierina in mano, il quarto uomo e l’Avar invece hanno altri lavori che i troppi giorni di attività nel mese di giugno e luglio potrebbero inficiare.
Anche se ormai ci sono i protocolli per ritornare in campo, l’AIA latita nel fare una riunione con la categoria arbitrale e discutere dei problemi della ripresa. Solo Rizzoli astutamente annuncia che sono pronti, mettendo in risalto le proteste ad un metro e mezzo.
Per sopperire al tempo da dedicare da parte degli assistenti si studiano designazioni regionali o interregionali, invece di far muovere solo per il rimborso spese 80 persone dalle Alpi alla Sicilia, sedi delle gare da poter raggiungere in macchina e tornare subito a domicilio, in particolare se si giocherà al Nord sui campi della zona rossa.
L’AIA e Nicchi busseranno in Lega per avere un contributo economico in più per gli assistenti. Ad oggi arbitri e assistenti non sono stati convocati per fare tamponi ed esami sierologici.
Lascia perplessi anche nessuna presa di posizione di FIGC e Lega Calcio sul movimento di massa dei tifosi, che non sono più solo ultras, ai quali con la loro aggregazione nel non volere gli stadi con le foto sugli spalti o le TV che mandano gli urli registrati delle tifoserie come in Germania, potrebbe interessare un mondo non solo legato al pallone.